Storm in a Teacup, con (l'immancabile) dietrologia rettiliana dell'azienda amica dei Renzie che s'arricchisce.
Giuro che ogni volta che salta fuori una cagata del genere vorrei dotarmi di lanciafiamme e fare una strage di minus habens (seppia-style).
Odio questa storia dei sacchetti del menga e odio qualsiasi discussione in merito (dato che il 95% di esse è mossa da ignoranza, o - peggio - da secondi fini manco tanto nascosti).
MA
mi piace pensare che non sia possibile - davvero - che ogni singola cosa in Italia venga fatta "ad mentula canis", che *deve* esserci una RATIO di fondo. L'italia ha recepito - come opportuno - una normativa EU del 2015, declinandola in una forma ancora più "restrittiva" così come ha fatto la Francia.
Qual è la RATIO della normativa EU?
Ridurre la circolazione di plastica inquinante.
E per farlo ha deciso di toccare "nelle tasche" i consumatori finali (leggasi: unico efficace modo per convincere le persone a fare una cosa). Con l'obbligo di non esentare i consumatori dal costo dei sacchetti, ne consegue la necessità di farli pagare IN MODO PALESE (prima li pagavano senza saperlo, o meglio senza pensarci).
Scaricandone il costo - per quanto irrisorio - sui consumatori questi tenderanno - naturalmente - ad usarne di meno ERGO a produrre minor inquinamento.
MA
che senso ha applicare questa "leva comportamentale" su un processo che allo stato attuale è "ineludibile" da parte dei consumatori? Mi spiego: se io entro al Carrefour e voglio comprare un chilo di banane SONO OBBLIGATO - gioco forza - ad infilarne un chilo in un sacchetto biodegradabile a pagamento, chiuderlo e pesarlo per l'etichettatura. E sono obbligato a farlo per qualsiasi qualità specifica di frutta e/o verdura che desidero acquistare. Non si scappa, io odio la plastica trasparente biodegradabile, mi scatena l'herpes zoster al solo pensiero eppure LI' devo infilarcela se voglio comprare la maledetta frutta e verdura.
QUINDI
far pagare il sacchetto potrebbe avere un impatto nullo sulla circolazione degli stessi (se devo comprare le banane, continuo a necessitare di un sacchetto ultraleggero pur a pagamento in cui infilarcele), oppure potrebbe "suggerire" al consumatore di comprare MENO frutta e/o verdura, oppure potrebbe suggerire al consumatore di NON comprare più la frutta e la verdura al Carrefour ma di rivolgersi a Giggino Il Pera che ti riempie la cassetta di plastica con ogni sorta di ben di dio a zero costi...
CIOE'
questa battaglia ai sacchetti inquinanti ha davvero un senso condotta in questo modo?
non potendoli riciclare o portare da casa (motivazioni igieniche) otteniamo davvero una sensibilizzazione più che opportuna all'ambiente?
In sostanza - e al di là dei maledettissimi 5/10 euro annuali per la Massaia di Voghera - questa legge ha la possibilità di portare ad una concreta riduzione dell'abuso dei sacchetti e quindi ad una auspicata riduzione dell'inquinamento ambientale, così come è declinata?
Ho seri dubbi in merito, ed è questo che mi fa imbestialire sopra ogni cosa: casino per nulla.