Io ho giocato circa due terzi della campagna.
Sono d'accordo sul fatto che quello sia esattamente il mondo dei film, una landa brulla ma piena di fascino, pericoli, furore della natura che si ribella alla malattia, freak di ogni tipo, metallo e ruggine. Però, un po' come Shadow of Mordor (che era comunque peggio) e la quasi totalità delle avventure open world odierne, ti sommerge con troppi, troppi contenuti. E non è solo questione di fare l'hipster che ama i giochi da quattro ore, ma di bilanciamento tra sforzi e ricompense, che poi è la base di tutto. Ogni progresso compiuto apre altri cinque rami di subquest, di raccolte inutili, chilometri e chilometri di mappa da ripulire come un diligente spazzino. Sono generalmente ben contestualizzate, ma si è un po' perso di vista il concetto di gratificazione della progressione. Ci si sente perennemente inadeguati perché vogliono sbatterti in faccia che hai davanti 100 ore di gioco a fronte dei sessantanove virgola novantanove euro elargiti. Lo posso capire in un RPG dall'afflato epico, in un grande romanzo criminale come GTA, ma in un gioco con potenzialità action così spiccate la diluizione mi infastidisce.
Lasciando perdere il lato filosofico, ho incontrato alcune missioni principali con un'ottima messa in scena. I combattimenti hanno una risposta un po' smarmellata, ma hanno la solita e solida base dei giochi Warner. Gli assalti agli accampamenti, per quel che ho visto, sono tutti uguali e non permettono grande improvvisazione. In Far Cry o Just Cause puoi scegliere il punto e lo stile di approccio, qui devi comunque segnalare la tua presenza abbattendo difese e porte, poi entrare e affrontare in sequenza le due-tre stanze in cui scatta la fagiolata con i nemici.
Comunque, per una volta non insulto Vito. Ha diversi aspetti positivi, guidare macchine brutte e rabbiose nel deserto è divertente, le esplosioni sono fighissime.