Allora, finito a Difficile, Leon route A e Claire route B.
Che dire, incredibile. Ed essendo l'ultimo arrivato credo di ripetere quello che avrete già detto nelle pagine precedenti per cui sarò breve. L'intuizione più grande di Capcom è stata quella di svellere il modello ludico di RE4 dall'inquadratura scelta per questo titolo, che poteva ricordare gli ultimi episodi della saga fino al sesto. Per questo nessuno sparatutto in terza persona ma un vero e proprio survival con risorse limitate, nemici soverchianti e il panico costante che accompagna le varie peregrinazioni.
Morendo spesso e volentieri ho particolarmente gradito un elemento che di solito nei giochi non mi piace ma che qui è stato del tutto benedetto, vale a dire una certa dose di aleatorietà nella disposizione dei nemici, dei colpi da infliggere al mostro di turno (sia fisici che con le armi) e quella spiacevolissima sensazione di non avere praticamente nulla sotto controllo. Meraviglioso. Giocabile, divertente, con numerosi cambi di ritmo, affascinante nel setting e del tutto sfidante. Credo che in run successive possa esserci una sorta di razionalizzazione di tempo, movimenti ed efficienza, un gioco nel gioco.
Aspetto incrementato ed esasperato dall'irruzione di Mister X, la cui presenza e asfissiante pressione mi hanno procurato, nel cuore della notte, qualche sobbalzo di troppo, che alla mia età può essere fatale. A un certo punto ho creduto che non vi fossero momenti di pace, strappati poi con il semplice uso della ragione. Davvero, un plauso alla realizzazione e alla modernizzazione del modello originale.
Graficamente è incredibile, soprattutto per la resa di ambienti, superfici e colpo d'occhio complessivo, per quando però non abbia troppo amato lo stile grafico. In particolare, le fattezze di Leon e Claire mi sono sembrate non felicissime, in perfetta continuità con i modelli di Trish e Lady di DMCV che non mi sono piaciuti. Ma è solo un rilevo personale in un affresco davvero imponente e curato.
Parlo delle cose che mi sono piaciute di meno.
1) Trovo che il gioco del 1998 fosse più ambizioso in tema di intersecazione/intersezione dei personaggi e delle diverse storie. I percorsi "A" e "B", 20 anni fa, erano davvero due visioni complementari della stessa vicenda, mentre qui ho trovato il meccanismo molto più lineare e scolastico. E questo è un peccato.
2) Di conseguenza, giocando ho avuto spesso la sensazione di un titolo più piccolo che in passato, quasi in scala, un modo non del tutto efficace di replicare, con la nuova visuale, gli ambienti del precedente gioco. Stanze non numerose, non grandi e delle strutture un po' ridotte rispetto al passato. Ma potrei ricordare malissimo, anzi sono certo sia così.
3) I boss non sono all'altezza del pacchetto, ho avuto la sensazione che la traduzione tra vecchio e nuovo non abbia integralmente tenuto conto delle meccaniche presenti nel gioco precedente. Ho notato come l'apparato esteriore e spettacolarizzante fosse privilegiato rispetto al dispositivo ludico, invero un po' semplice e sfilacciato. Non la parte migliore del titolo.
4) Non è assolutamente colpa di RE2R e neanche si può fargliene un cruccio, ma se parliamo di gameplay, questa generazione ha trovato un picco più alto, nello stesso genere e sempre dalla stessa software house, in The Evil Within. Molto minore in mezzi, del tutto trascurato a confronto ma quel gioco ha una profondità che forse sfugge a RE2R. Forse.
Ma, a parte queste semplici osservazioni, Capcom nel 2019 con questo, DMCV e Monster Hunter World è una SH rinata, in salute e del tutto competitiva.
Un gioco davvero valido.