Autore Topic: Insert-Coin.it regala Journey  (Letto 1177 volte)

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Offline coumadin

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Insert-Coin.it regala Journey
« il: 16 Mar 2012, 11:10 »
Una segnalazione (fully authorized by the supreme Fulco) per un contest organizzato da www.insert-coin.it

Insert-Coin.it, in collaborazione con Sony Computer Entertainment Italia, mette in palio un codice per scaricare gratuitamente Journey, il nuovo affascinante titolo di Thatgamecompany approdato in questi giorni sullo Store del Sony Entertainment Network.

Come fare per aggiudicarsi il codice? Scrivete una mail al nostro indirizzo (redazione@insert-coin.it) e raccontateci il vostro viaggio videoludico preferito, l’esperienza che più ricordate con affetto e con emozione tra tutte quelle che avete vissuto giocando ai videogame. Il vostro ricordo sarà pubblicato sulle pagine di Insert-Coin insieme a quello di tutti i lettori partecipanti. Il vincitore sarà scelto a insindacabile giudizio della redazione e riceverà il codice tramite email. Avete tempo fino al 30 marzo! Pochi giorni dopo comunicheremo l’esito del contest.

http://www.insert-coin.it/2012/03/insert-coin-ti-fa-vincere-journey/
« Ultima modifica: 16 Mar 2012, 11:14 da coumadin »

Offline The Dude

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Re: Insert-Coin.it regala Journey
« Risposta #1 il: 16 Mar 2012, 15:25 »
Ok, se fa domanda Xibal (ma non solo lui), dimmelo.^_^

Bell'iniziativa!

Offline coumadin

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Re: Insert-Coin.it regala Journey
« Risposta #2 il: 30 Mar 2012, 17:13 »
Oggi è l'ultimo giorno del contest e a mezzanotte si chiude... Per "stimolare" la voglia di vincere dei TFPers, vi incollo qui sotto i ricordi che i lettori di Insert-Coin ci hanno spedito finora. Pochi ma buoni...

Sopravvissuti di Daniele Mascagna

E’ un mondo ostile, quello in cui mi trovo; ma voglio resistere. C’è qualcosa o qualcuno, un’Entità senziente, che fa di tutto per annientarmi, che mi respinge a ogni passo e che a ogni passo si accanisce sempre di più.

         Non sono solo. Con me altri tre compagni, tre amici, della cui vita mi sento anche un po’ responsabile. Ci muoviamo in branco, ognuno copre l’altro; si avanza in silenzio, ci si concentra sui suoni ambientali, pronti a segnalare per primi un pericolo imminente. La disattenzione di un secondo potrebbe essere fatale.

         All’improvviso scatta il panico: quell’Entità ha deciso che è il momento di farci fuori, tutti quanti. Un’orda putrescente arriva con la velocità di uno tsunami. Ci si prepara all’impatto, avverto chiaramente le tensione nella voce di un compagno. I colpi esplosi dai fucili cominciano a riempire l’aria. Uno dei nostri viene trascinato lontano; sento le sue grida di aiuto nelle cuffie. Cerco in tutti i modi di liberarmi la visuale; troppi corpi, troppo distante. Provo a giustificarmi, non senza un certo senso di colpa. Poi uno di noi riesce a svincolarsi da quella massa informe e a soccorrere l’amico in difficoltà.

E’ salvo.

         I cadaveri deambulanti sono sempre meno, cadono di fronte a un muro di fuoco. Vado a rialzare il compagno rimasto a terra e lo curo con il mio kit medico: è il minimo che possa fare per non esserci stato nel momento del bisogno.

         Il viaggio per la salvezza prosegue. Altri scontri, altre orde, altro panico. Alla fine giungiamo a pochi passi dalla meta. Ci siamo. L’Entità, stizzita dal nostro attaccamento alla vita in mezzo a tutta quella morte, ci lancia un ultimo assalto, di quelli di cui non se ne vede la fine. E’ un delirio di fiamme, esplosioni, urla, bossoli che volano … fuochi d’artificio persino. E’ l’apocalisse e la stiamo combattendo insieme.

         Siamo tutti al limite quando, finalmente, il mezzo che ci porterà fuori dall’inferno arriva. Nelle cuffie fanno eco l’euforia e la concitazione di ognuno. Ci precipitiamo verso la salvezza, ma uno di noi è messo male, troppo male per reggere il passo; si trascina a stento, capisce di essere un peso e ci istiga ad andare avanti senza di lui, mentre dietro un esercito di bestie antropomorfe pregusta già il sapore della sua carne. Facciamo quello che possiamo, ma le munizioni sono ormai agli sgoccioli.

         Il nostro amico si accascia al suolo. Dopo quello che abbiamo passato insieme, non possiamo lasciarlo morire davanti ai nostri occhi. Uno di noi, quello nelle migliori condizioni, si lancia in suo aiuto contro il mucchio che già lo attanaglia; in mano solo una mazza da cricket. Io e l’altro diamo fuoco agli ultimi proiettili rimasti, mentre li incitiamo a far presto.

         Dopo un ultimo sforzo siamo infine tutti al sicuro. Il mezzo si lascia alle spalle quella bolgia grottesca e il fiato sospeso prorompe in un’esaltazione di pura adrenalina, nella consapevolezza che un’esperienza ludica del genere non l’abbiamo mai provata.

(Left for Dead 2, in multiplayer)

 

Una fetta d’anguria di Davide “Bowie” Loren


La luce è bianca, intensa. Forse amplificata dalla sabbia sulla quale si è posato il guscio di noce in cui mi risveglio. Apro gli occhi dopo un’avventura da sogno. Ero in un castello, ma che fine avrà fatto? Ero con qualcuno, mi pare… Ma certo! Come ho potuto dimenticarmene? Il mio sguardo si muove per lo scenario, mi rialzo e comincio a camminare, muovendomi in quella sorta di caletta in cui mi sono ritrovato. Non so esattamente perché, ma la direzione possibile da prendere mi sembra soltanto una, lungo il disegno formato dalla ripida scogliera. Seguo il mio istinto, ma non manco di guardarmi bene attorno e… cosa scorgo? Un’anguria? Che diamine, io la prendo e la porto con me. Cammino a fatica, ora, il cocomero pesa non poco… Arranco un po’, ma non mi fermo. Anche perché intravedo una sagoma, distesa sulla battigia e bagnata dal lento avvicendarsi delle piccole onde che si infrangono a riva. Il loro rumore sembra farsi più intenso, o forse è quello del mio cuore quando mi accorgo che è lei… La ragazza sembra quasi senza vita, eppure il suo volto è sereno. Una mano comincia a muoversi, gli occhi si aprono… e capisco perché sono arrivato fin qui. Il sipario si chiude…

Si riapre solo per un istante, per mostrare uno scatto: siamo io e Yorda, spensierati, mentre ci gustiamo una fetta di quell’anguria. Ecco cosa ci faceva, lì nascosta su quella spiaggia! Coltivata apposta, per regalare uno spicchio di felicità!

(ICO)


 

Quella sporca, ultima curva di Francesco Vitaliano

Sembra incredibile, eppure sono almeno un paio d’ore che io e mio fratello ci sfidiamo. E’ l’ultima gara, quella decisiva. Siamo pari. Abbiamo gareggiato nella cameretta, saltando verso il traguardo sull’asse da stiro. In giardino, evitando la ranocchia e rimanendo fatalmente incastrati tra le zampe del cane. Poi su motoscafi, nello stagno, a tutta velocità. Sul tavolo della colazione, slalomando tra cornflakes, fette di pane imburrate e macchie di latte e miele. Abbiamo combattuto all’ultimo colpo con i carroarmati che facevano rimbalzare i proiettili tra le posate d’argento e i bicchieri in cristallo boemo.

Una l’ho vinta io, una lui. Una lui, l’altra io. Due pari!

L’ultima sfida sembra quella meno insidiosa. Solo all’apparenza, però. Le nostre macchinine scorrono veloci e sicure sul panno del tavolo da biliardo. Guardando fugacemente l’orologio ci accorgiamo che è già un quarto d’ora abbondante che stiamo correndo su questo percorso, quasi appaiati. E’ difficile accumulare del distacco su questo tracciato: gli ostacoli non sono molti e la memorizzazione del loro posizionamento avviene quasi istantaneamente. I movimenti del pollice sul joypad divengono ritmicamente regolari, le macchinine devono svoltare quasi sempre nella stessa direzione. Tac, tac, tac, tac, tac e si ricomincia un nuovo giro.

Va avanti così, la nostra gara, mentre i minuti passano, la situazione di stallo permane e il rumore dei motori va coprendosi, a causa degli insulti che ci lanciamo io e Ale e che aumentano via via di intensità e fantasia. Sono sempre stato più bravo di mio fratello, con le parolacce e quando la tensione sale divento più creativo. A un certo punto, però, la mano sul controller si fa pesante, è difficile rimanere concentrati senza ascoltare il pollice destro che si lamenta. La stanchezza aumenta, la creatività nell’insulto va a farsi benedire. Non so più cosa fare per battere mio fratello. Disperato, provo con un pernacchione! Viene benissimo! Ale non se lo aspetta e scoppia in uno sghignazzo incontrollabile. Giusto in tempo perché si incastri imboccando l’ultima curva. Non so come ma la mia traiettoria rimane perfetta e vinco! Vinco!!! Dopo venti minuti estenuanti, ce l’ho fatta!

Scoppio a ridere, fino alle lacrime, e rischio quasi di farmela addosso!

Dopo tanti anni, Ale non mi ha ancora perdonato quella trovata estemporanea e ricorda ancora quella giornata sul divano della nostra sala e quella sporca, ultima curva…

(Micromachines V3)