Era un padre poco presente ma non stronzo o non affettuoso, altrimenti la figlia lo avrebbe sfanculato, invece di fargli un bel biglietto d'auguri.
Quel che voglio dire è quel che hanno scritto altri: Joel non è un infame, ma si è comportato da infame per 20 anni (e prima non era un santo) dopo quel che è successo, cercando di reprimere qualsiasi sentimento nei confronti di altri.
Sentimento che continua a reprimere fino a non poterlo più fare.
Inizialmente con Ellie non c'era neanche un dialogo...pian piano, dopo orde di infetti emerge qualcosa su cui costruire un rapporto, evidenziato soprattutto in quei piccoli dialoghi in quegli scenari desolati.
Fanno un viaggio insieme, lungo e pericoloso: Joel, negli occhi di Ellie effettivamente riscopre la fiducia in qualcuno e guarda al futuro in modo diverso. Non essendo Von Trier era scontato che qualcosa in lui cambiasse.
Come gli altri non ti sto a far la lezioncina...è solo che trovo impensabile che critichi una scrittura così ben fatta, ma trovo più semplice e plausibile che non sia piaciuta per qualche altro motivo (al di là della pazzesca e inattaccabile qualità).