Secondo me Braid è uno dei giochi più belli della scorsa generazione (e non solo), un distillato purissimo di genio e semplicità.
Purtroppo in The Witness, oltre ad una dose abbondante di genio, ho trovato anche una certa dose di sregolatezza, che me lo ha fatto andare in parte di traverso.
Oggettivamente il gioco è coraggioso e pieno di idee grandiose e non ci sono storie, Jonathan Blow è un vulcanico genio... ma penso che andrebbe "delicatamente affiancato" da un consigliere che lo mantenga con i piedi per terra.
Personalmente adoro i puzzle logici, il mio cervello ci va a nozze. Odio invece il pensiero laterale
(es: cercare l'angolazione per cui i rami degli alberi si sovrappongono ai puzzle. Per il mio cervello matematico è contro natura e assolutamente NON divertente)
, odio dover girare come un pirla senza indizi sul da farsi e senza sapere quali puzzle dovrei già essere in grado di risolvere e quali no (tipicamente quelli che combinano diverse logiche di "livelli" precedenti).
Mi ha inoltre infastidito da matti il non poter accedere ad un riepilogo delle regole, cosa praticamente indispensabile quando sul finale vengono mescolati tutti i puzzle definiti nel corso dell'avventura.
Ovviamente sono difetti definibili "soggettivi", però un minimo di "scalabilità" dell'esperienza (che consentisse di limitare i tempi morti di esplorazione e ripasso delle logiche) mi avrebbe radicalmente cambiato l'esperienza in meglio.
Dopo le prime aree sono stato costretto a scegliere tra la disinstallazione e l'appoggiarmi ad una guida per risparmiarmi quelle che - per me - erano ore di noia e frustrazione tra un bellissimo enigma e l'altro (...saltando gli enigmi
dei rami a forma di path e dei pannelli esagonali con le soluzioni "cancellate" che mi hanno fatto venire le bolle e/o annoiato a morte + gli enigmi sonori che sono molto belli, ma che mi hanno definitivamente dimostrato che sono musicalmente ignorante come una capra e/o audioleso)