Visto anche io Super 8.
Felice. L'arguto "sabotatore" (ricordo ancora la stupenda sequenza iniziale) di Star Trek stavolta tralascia le incursioni nella sua poetica per regalarci uno splendido tuffo nel passato, quando Amblin era il nome di Mago Merlino nella mente di ogni ragazzo.
Il film è un immenso piano sequenza del modo di fare cinema degli eighties, con autori che erano o stavano per diventare padri, e passato adolescente e futuro dei propri figli si mischiavano per ispirare i piccoli grandi romanzi di formazione della nostra gioventù.
Famiglie allargate e caotiche già dal mattino, il sogno fantastico di un progetto, il dramma della perdita, i luoghi segreti in cui appartarsi, la sorellona bona, le BMX senza freni, e quella fotografia un pò "albuminata" sola in grado di restituire la percezione meravigliosa del mondo attraverso gli occhi di un bambino, con giornate fulgidamente estive e notti plumbee dense di mistero.
Nessun colpo di testa, nessuno sconfinamento nei registri tipici del moderno girare, Jahr Jahr Abrams si è mollemente seduto su una poltrona ed ha iniziato a ricordare sfogliandio l'album di quei sentimenti comuni a tutti noi nel periodo di massimo splendore della fantasia.
Il risultato è una pellicola virtualmente perfetta nella sua semplicità, citazioni e omaggi fanno timidamente capolino nelle scene senza gridare tronfiamente la loro esistenza, così come le battute di un copione finalmente misurato e mai artifiosamente sovraesposto come ci abbia abituato il mestier(accio) hollywoodiano moderno, cast perfetto che conferma la bravura di una Fanning destinata sicuramente a maggior fortuna della "parente cadente" omonima.
Quando i film erano costruiti come un modellino che mai si sarebbe permesso di far esplodere sul palco della visibilità a tutti i costi, con le mani e con il cuore.
Se non vi è piaciuto non avete vissuto negli anni '80, o non avete vissuto affatto.
E adesso tutti a ricomprarsi la BMX e 6 tonnellate di esplosivo.