Autore Topic: PLAYERS MAGAZINE [intrattenimento per menti sveglie e affamate]  (Letto 242614 volte)

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Offline Wis

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La rivista è interamente sfogliabile dal sito, esattamente come gli altri Babel (Isuu o come si chiama l'applicazione integrata).
Per il resto voglio sperare che Vito stesse scherzando relativamente ai "contrasti redazionali".
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Offline ZionSiva

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Posso incazzarmi? Mi mettete in piedi un gruppo di gente che giornalisticamente parlando ha due palle così ma niente è accessibile sul sito? Ma dai. MA DAI. Sì, vabbè, l'iPad, la grafica, Edge... ma io quello che si produce sul web lo leggo via Google Reader. I pdf sono il male. Giusto per lanciare uno spunto di discussione: interessante articolo sui tentativi di rianimare le riviste cartacee del designer del NYT.

Interessante quel pezzo, ma non ha tanto a che vedere con il PDF in sé, quanto all'idea che il magazine è morto come concetto. Potrebbe pure essere parzialmente vero, ma io ho l'impressione che ci sia un gruppo di utenti che apprezza il fatto di "isolarsi" dal mondo connesso per leggere un prodotto con una linea editoriale forte, una continuità narrativa e un approccio più riflessivo sulle cose. Di sicuro ci saranno meno magazine, ma il successo dell'Economist mi fa pensare che le riviste che riescono a costruirsi una buona reputazione continuano ad avere un futuro.

Detto questo, credo anche io che ci siano molte possibilità per rinfrescare la formula, ma l'idea che roba come FlipBoard possa sostituire i Magazine mi sembra un po' strana, io conosco molta gente che continua a preferire la navigazione web agli RSS reader, per quanto ben fatti possano essere.
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Posso incazzarmi? Mi mettete in piedi un gruppo di gente che giornalisticamente parlando ha due palle così ma niente è accessibile sul sito? Ma dai. MA DAI. Sì, vabbè, l'iPad, la grafica, Edge... ma io quello che si produce sul web lo leggo via Google Reader. I pdf sono il male. Giusto per lanciare uno spunto di discussione: interessante articolo sui tentativi di rianimare le riviste cartacee del designer del NYT.
Mah.
A dire il vero quando ho sentito che Players sarebbe stata una rivista in pdf mi ero detto "no".
Proprio per i motivi a cui accenni.
Varrebbe la pena pensare in pdf se ci fosse anche una remota possibilità di stampa; se non c'è, peccato.
Oddio, abbiamo tutti una stampante, ma non volevo dire questo... ;)
Si potrebbe anche tentare di impaginare un sito che rievochi una rivista cartacea, ma si dovrebbe scendere a compromessi.
Be' dai, almeno c'è Issuu. Poi si tratta di un progetto editoriale ben diverso da un sito/blog con "gli aggiornamenti" giornalieri.
Magari possono incaricarti per copi-incollare i testi di Players su un blog intitolato: Players for Google Readers.  ;D

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Offline fulgenzio

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Per il resto voglio sperare che Vito stesse scherzando relativamente ai "contrasti redazionali".

Infatti non c'è stato alcun contrasto, tanto per essere chiari.

Quando sono stato coinvolto (da Vito) per il "nuovo" Babel, appena arrivato sul loro forum ho visto che non c'era ancora un'idea precisa di quello che si voleva fare e mi sono limitato a chiedere se non potesse essere una buona idea aggiungere ai games anche tutto il resto (perchè imho i games belli sì, ma anche 2 palle, specie di questi tempi). Alla maggioranza è piaciuto e si è andati avanti in quella direzione, a Vito no. Legittimo eh. Ma non sono volati coltelli e non c'è stata "emarginazione". Nè contrasti, almeno dal mio punto di vista. Ovviamente se uno viene da me e mi dice che "non capisce la rivista" io inarco il sopracciglio in stile Ancelotti e la mia reazione è più o meno questa (da 00.41) http://www.youtube.com/watch?v=I25e9bNNfgQ&playnext=1&list=PL41364D2A4955366B&index=6

In ogni caso, Vito o non Vito (che quando vuole, basta che dica "ci sono" e ha porte spalancate), ce l'abbiamo fatta, il prodotto è più che buono, ha ampi margini di miglioramento,vale più di molta immondizia che si trova in edicola,ha riportato alla scrittura gente che se ne era allontanata, oggi il crimine ha un nuovo nemico e la giustizia un nuovo volto, Serve the public trust, Protect the innocent, Uphold the law  e speriamo che stasera aaaa' lazio batta l'inter.
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Offline ferruccio

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Oh, io sono uno che ha amato le riviste, e che occasionalmente ancora ne compra (The Economist mi piace parecchio, così come Wired US). Il punto è che una cosa è una rivista su carta, un'altra è la roba che gira su internet. E prendere The Economist come esempio di rivista che prospera è come prendere la Ferrari come esempio di casa automobilistica che non soffre crisi. Cioè, magari sarà pure vero, ma non tutti possono essere la Ferrari perché non tutti hanno quella storia, e l'industria automobilistica è nella merda anche se una o due aziende reggono.
Un sito/feed RSS ben fatto lo posso usare come qualcosa in cui mi perdo, con pezzi lunghi legati da un filo comune. Per dire, leggo così il blog dei Wu Ming, che a volte sparano pezzi di lunghezza considerevole, o tutti i blog di SEO che seguo per lavoro e che spesso hanno pezzi molto lunghi e densi. Di fatto, volendo lo si può usare come rivista: si possono fare pezzi lunghi e approfonditi (certo, poi devi riuscire a invogliare alla lettura di pezzi lunghi, ma quella è un'altra storia). Però, in più, quel tipo di formato lì mi permette pure di zompare da un sito all'altro, di copiare, incollare, linkare, condividere su Facebook o su Twitter, mandare via IM etc. etc.
Il pdf no. Oltre al pregio di uno stile grafico ricercato (pregio discutibile, poi, visto che lo schermo non è la carta e quello che sarebbe spettacolare su carta può essere carino ma chissene su schermo) si tratta di un formato che castra assolutamente tutto quello che facilita la lettura e che fa il successo dei progetti online. Players è splendido, ma rischia di avere migliaia di download e nessuno che legge più dell'editoriale e di un pezzo. E non è solo una questione di leggibilità (anche se io per esempio su Issuu non ci riesco proprio a leggere roba, non ci posso far nulla). E' che proprio il tempo delle riviste è passato. Ficcarle a forza nel web, secondo me, non le farà rivivere.
C'è un motivo per cui la forma del blog si è imposta come formato standard dell'editoria online: è qualcosa che funziona, che non ostacola, ma anzi spinge le persone a leggere e a condividere. Un formato chiuso come un pdf, secondo me, non funziona.
Poi, se quelli di Players lo vorranno, è molto probabile che io contribuisca al progetto, ma io continuo ad avere grosse riserve e, al momento, fare un pdf e non un sito, con quelle firme lì, mi sembra uno spreco immane.
« Ultima modifica: 03 Dic 2010, 16:02 da ferruccio »
E allora Mozart?

Offline ZionSiva

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Sui limiti del PDF condivido molto di quello che dici, ma è una questione di evolvere cercando di capire cosa aggiungere/togliere/cambiare per fare in modo di offrire un'esperienza più appagante. La questione dei link, per esempio, è abbastanza risolvibile. Il punto è che al momento creare un PDF dritto è relativamente semplice ed economico, la transizione verso un modello ibrido richiede risorse diverse, secondo me è una cosa su cui puntare.

Per i magazine, la cosa che credo possano continuare ad offrire è la possibilità di trovare argomenti che altrimenti non ci interesserebbero. Anche io sono un appassionato di RSS, ho i miei blog di riferimento, seguo i loro link, ma in quel caso tendo a sentirmi limitato a una serie di visioni personali che spesso limitano la scoperta di cose nuove. Leggere Wired o Project sull'iPad invece è un'esperienza diversa, che mi fa scoprire cose nuove perché ti chiedono di fermarti e notarle. Entrambi gli approcci hanno pregi e difetti.

L'economist è chiaramente un esempio limite, ma fino ad un certo punto: è la dimostrazione che il targeting funziona, e che prendersi responsabilità del proprio ruolo culturale nel mondo è importante. Questo faccio fatica a trovarlo nella maggior parte dei blog, quello dei Wu Ming per me è interessante come furum per certi argomenti, ma tende ad andare molto in superficie.
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Quando sono stato coinvolto (da Vito) per il "nuovo" Babel, appena arrivato sul loro forum
Ah, giusto per curiosità, quando è nata l'idea di creare Players? Dall'idea all'uscita quanto tempo è passato (sempre se non è "classified", altrimenti chiederò ad Assange)?  ;)

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Offline fulgenzio

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Dal mio arrivo due mesi circa, forse poco di più, prima onestamente non saprei quando è scattata la scintilla, Vito mi aveva mandato un mail qualche settimana prima. In linea di massima, è stato un miracolo produttivo.

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E comunque Vito mi manca già. :(
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Offline Konron

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Prima il corso e ora questo. Poi la dieta. Non è che ha davvero abbandonato i videogiochi per qualcosa con più tette e meno checkpoint?

Offline ferruccio

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L'economist è chiaramente un esempio limite, ma fino ad un certo punto: è la dimostrazione che il targeting funziona, e che prendersi responsabilità del proprio ruolo culturale nel mondo è importante. Questo faccio fatica a trovarlo nella maggior parte dei blog, quello dei Wu Ming per me è interessante come furum per certi argomenti, ma tende ad andare molto in superficie.

Eh, ma l'Economist paga i suoi giornalisti favolosamente. Grazie al cazzo che hanno "responsabilità del proprio ruolo culturale nel mondo". Again, parliamo della Ferrari vs skateboard fatti in casa. L'Economist non è autorevole perché ha un formato chiuso e un'impostazione da ventesimo secolo. E' autorevole perché è scritto con intelligenza da persone intelligenti che hanno a disposizione un sacco di fondi e tempo per le loro inchieste.

I Wu Ming su quel blog non ci campano e lo usano come tavolozza per riflessioni estemporanee (fatto sta che vale più delle sezioni culturali di tutti i quotidiani italiani messe assieme, ma questa è un'altra questione).

Per il resto, il formato, a mio parere, ha solo il compito di facilitare la lettura e non ostacolare la condivisione. Se il contenuto è valido potrà pure essere un pezzo sulle scimmie della Papuasia o un articolo lunghissimo: in genere funzionerà. Anche se credo che sul web bisogna in linea di massima tenersi stringati e ficcanti, non credo a un determinismo basato sul mezzo: credo piuttosto che "content is king". Tuttavia, se il formato ostacola, al contenuto la gente manco ci arriva. Io preferisco la possibilità di accedere a un articolo istantaneamente e con altissima leggibilità rispetto a uno sfondo uber figo ma che posso leggere solo in un modo. Detto in un altro modo: potrai pure fare la macchina da scrivere più figa dell'universo; ma il problema è che le macchine da scrivere sono morte perché la gente è abituata ad altre forme più flessibili.

Il problema che vedo in Players è che la gente lo scaricherà pure, ma mi chiedo in quanti lo leggeranno.
E allora Mozart?

Offline AIO

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Il problema che vedo in Players è che la gente lo scaricherà pure, ma mi chiedo in quanti lo leggeranno.
Cosa che ho sempre pensato per Babel o Ring. Più che altro ci aggiungerei "tutto" a fine frase.
Inutile, è più facile leggere sul bloggazzo di turno. Però se c'è l'interesse ci si adatta.

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Offline Konron

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In base alla mia esperienza di lettore con babel sono con ferruccio: il pdf spesso lo scarico ma leggo solo due cosette. Probabilmente con players andrà meglio perché più leggibile su schermo, però capisco appieno il discorso ferrucciano e lo condivido. Tant'è che negli ultimi numeri di vita di babel nemmeno lo scaricavo più ma leggevo gli articoli in home page.

Ma capisco anche la redazione che vorrebbe tanto fare un e-magazine come va tanto di moda oggi e su cui tutti si stanno buttando.

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Ma capisco anche la redazione che vorrebbe tanto fare un e-magazine come va tanto di moda oggi e su cui tutti si stanno buttando.
Mmh beh, a dire il vero ci vedo più l'eredità di Ring che era: non esistono riviste con gli attributi in edicola, la facciamo noi (e se vi ricordate: stampatela e rilegatela).
Poi i tempi sarebbero anche cambiati, connessioni quasi sempre disponibili e veloci, etc.
Il concetto di e-magazine in pdf funziona soprattutto per rendere disponibile il cartaceo in digitale, a mio avviso.

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Offline ZionSiva

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Eh, ma l'Economist paga i suoi giornalisti favolosamente. Grazie al cazzo che hanno "responsabilità del proprio ruolo culturale nel mondo". Again, parliamo della Ferrari vs skateboard fatti in casa. L'Economist non è autorevole perché ha un formato chiuso e un'impostazione da ventesimo secolo. E' autorevole perché è scritto con intelligenza da persone intelligenti che hanno a disposizione un sacco di fondi e tempo per le loro inchieste.*CUT*

Qua andiamo verso un problema uovo/gallina: secondo me pagare bene non basta, la discriminante è in primis una visione editoriale solida e forte che permette al giornale di raccogliere le risorse per pagare i giornalisti e dar loro la serenità per lavorare per bene. È di fatto un patto culturale tra lettori ed editore, ma si basa in primo luogo sulla qualità del lavoro e sulla continuità di questa qualità. Colossi come Newsweek hanno problemi maggiori proprio perché non hanno trovato modo di dare senso a questo patto in un mondo che cambia.

Sul discorso del facilitare la lettura hai assolutamente ragione. L'importante è non ignorare nessun feedback e vedere se il format è usabile per i più, e adattarsi di conseguenza.
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