comunque sol l'ha giocato mi pare.. sol, fatti vedere!
Chiamatoooh! (<- da leggersi con voce alla Lurch, giusto per rimanere in tema di horror-trash ^___^).
Premesso che sono un uberappassionato di horror in ogni sua declinazione mediatica e stilistica, confermo d’aver giocato il titolo Hudson circa un annetto fa e d’aver trovato alcuni spunti ludici assai interessanti, al limite dell’innovativo, soprattutto se riferiti al genere videoludico d’appartenenza.
Va detto che siamo davanti a un B-videogame vero e proprio, con production value paragonabile ai brand maggiormente riusciti delle varie Simple Series di D3, come gli episodi di
The Onechanbara o di
Earth Defence Force. Dal punto di vista tecnico, infatti, il titolo si presenta drammaticamente sotto tono, anche se valutato in riferimento allo standard medio Wii (
Silent Hill Shattered Memories è su un altro pianeta e stiamo parlando di un prodotto che vanta una conversione su PSP praticamente ‘Wii perfect’).
In tal senso, la visuale in soggettiva, unita alla snervante lentezza nei movimenti, non aiuta l’impatto con il gioco, finendo per sovraesporre gli ambienti, che si presentano spogli e monotoni (troppo spesso riutilizzano la medesima manciata di texture ed elementi grafici), tanto da incidere negativamente sul gameplay. A tal proposito, confesso d'aver lasciato la prima run in sospeso durante il secondo capitolo, perché, nonostante la presenza di una mappa, mi risultava piuttosto difficile orientarmi e distinguere a occhio le varie stanze, mentre l’esplorazione era scandita da movimenti al rallentatore (prima o poi lo riprenderò in mano, comunque). Questo affresco è ulteriormente afflitto dalla pessima localizzazione del parlato in italiano, che, volendo essere amaramente ironici, è la cosa più ‘horror’ del gioco.
Per ciò che concerne il nesso con lo spin-off videoludico di
Ju-On citato da
Maxx, gli umici elementi comuni ai due titoli sono la combo visuale in prima persona + movimenti lentissimi e il legame diretto con l’immaginario filmico-letterario dell’angura horror, a base di maledizioni e spettrali ‘kowai onna’ dai capelli corvini e dal volto cadaverico. Questo è un altro fattore da tenere in considerazione prima dell’eventuale acquisto, in quanto molto del fascino del gioco dipende dalla misura in cui l’utente trova intrigante il genere di pellicole di riferimento. Rispetto allo sconfortante
The Grudge per Wii, però, qui siamo su tutt’altro livello, con una libertà d’esplorazione e una strutturazione degli ambienti più simili a un
Fatal Frame.
Nonostante tutti i citati limiti tecnici e di genere,
The Calling traduce efficacemente in funzionalità di gioco per Wii le caratteristiche di tutto quel sottogenere di film horror asiatici incentrati sui telefoni cellulari. Quello che era l’elemento inquietante del
One Missed Call di Miike e relativi epigoni diventa il fulcro interattivo dell’orrore proposto da Hudson Soft. Come in
Silent Hill Shattered Memories, il wiimote è usato alla stregua di un cellulare, ma ora il reperire e chiamare (rapidamente) i numeri telefonici è l’elemento chiave per avanzare nell’esplorazione degli ambienti e, addirittura, per scacciare le presenze spettrali. Nonostante la bassissima qualità del doppiaggio, ascoltare direttamente dal ricevitore le voci dell’aldilà (alcune delle quali amichevoli, altre ostili, altre ancora pericolosamente indecifrabili) fa comunque un certo effetto. Se giocato di notte, da soli in casa, a luci spente, l’inquietante alchimia proposta da Hudson mostra tutta la sua potenza comunicativa, indicando anche le potenzialità offerte dai controller non tradizionali nel proporre nuove soluzioni interattive.
In sintesi: un valido caso di studio per gli amanti del gameplay paratesutale, un B-game originale per gli appassionati di horror, un’esperienza appagante per chi vuole provare tensione sulla ‘pelle’, un poco gradevole finger in the ass per tutti gli altri
.