Finito oggi, dopo una serie di sconclusionati eventi.
A suo tempo l'avevo iniziato su PlayStation 3 (in modalità "gioco di gruppo"), per poi abbandonarlo.
Poi l'ho ricominciato su PlayStation Vita (in modalità "chi non mi ama non mi merita"), per poi abbandonarlo.
Poi l'ho ricominciato su PlayStation 4 (in modalità "qui ho la postazione da gioco paura"), per poi abbandonarlo.
In sostanza, ho rifatto i primi tre capitoli tre volte, per un totale di nove capitoli, ovvero quasi quanto il gioco intero. Il punto è: non mi stava dispiacendo. È solo la vita, che ti porta dove dice lei.
Detto questo...
Recentemente l'ho ripreso, finito e molto apprezzato.
Lo stile grafico, i dialoghi, gli enigmi, le atmosfere: ho trovato tutto leggero, scorrevole, gradevole.
Persino le sezioni "stealth" hanno il merito di variare il ritmo e di far salire un minimo di sangue al cervello in alcuni punti. Chi non le supera è chiacchiere e distintivo.
Forse il gioco indugia troppo sui dialoghi e la recitazione, quindi non è adatto agli skippatori seriali, ma la follia intrinseca di tutta l'avventura è sinceramente affascinante. E considerato che ne parlavamo nel topic delle avventure grafiche, è un ottimo esempio di enigmi fuori di testa, che a volte strappano una risata, ma con una accettabile logica di fondo. Anche per questo, il gioco scorre placido per la maggior parte del tempo.
Insomma, in qualche modo capisco le recensioni.
Quando ti trovi a valutare un gioco devi dedicargli il suo spazio e la tua empatia.
Forse, al tempo del backlog, entrare nella "mente malata" di Stick it to the Man è più complicato.
Mio voto: 7,5