Trovami un'argomentazione convincente del contrario, che è quello che ho provato a fare cercando in internet e chiedendo qui.
A livello puramente teorico sarebbero il sacro graal dell'alimentazione, la conoscenza e scomposizione dei processi di digestione ed assimilazione del cibo che consenta di introdurre nel corpo un perfetto bilanciamento dei soli nutrienti necessari, tagliando tutto il resto del processo, costoso dal punto di vista energetico (in un contesto di bilancio produttivo, vedi le vacche da latte che si punta a trasformare in mammelle con 4 sostegni) ma anche biologico-sanitario (eviti di introdurre i sottoprodotti della cottura come acrilammide o idrocarburi cancerogeni, ma allo stesso tempo bisogna garantire la salubrità del processo di estrazione e raffinazione dei nutrienti).
Dal punto di vista pratico i dubbi e gli interrogativi sono molti e legittimi, si tratta dal mio punto di vista di una tecnologia che stiamo appena sfiorando e che dovrà, come già accade in parte, passare per atleti, militari, astronauti, prima di diventare diffusa e sostenibile.
Nella misura in cui la si veda come un traguardo ineluttabile, un po' come tutti i traguardi cyberpunk che si siano immaginati nel corso dei secoli, è affascinante, ma trovo che spogliare il cibo di tutta la sua "mistica" della preparazione sia un vero e proprio crimine contro l'umanità.
Ma d'altronde siamo gli unici carnefici di noi stessi, non ce ne sono altri.
Sul discorso commerciale, per esperienza personale e derivata, devo dare ragione a chi ti consigli di lasciar perdere questo tipo di strutture, col tempo hanno migliorato la complessità di stratificazione della vendita del prodotto, in una parola raffinato il marketing per incularti, ma l'inculata c'è...