Ma sono anche quelli che hanno quasi scatenato una guerra e distrutto relazioni diplomatiche per delle isolette semidisabitate dal valore strategico nullo, no?
"quasi" è una parola chiave
Le minacce sono un tool diplomatico rudimentale per noi "atlantici", ma loro giocano con regole diverse. Saltuarie tensioni possono essere un modo di testare la propria forza, di vedere quanto strette sono le maglie dell'alleanza tra i tuoi "competitor" alla luce della tua crescente potenza commerciale e della crescente integrazione economica. Finché non saranno troppo soddisfatti dei risultati, non dovremmo avere guai seri. Se qualcosa scoppierà con la Cina a breve, credo che l'epicentro sarà Taiwan, l'unico contesto in cui motivazioni di grandeur fine a sé stessa potrebbero ancora trovare spazio per ragioni ataviche (anche se è un problema che sta perdendo peso rispetto a qualche decennio fa, ora c'è una crescente integrazione tra le "due Cine"). Secondo me le cose potrebbero volgere al peggio solo nel caso in cui la Cina abbia traumatiche "crisi di crescita" nella propria economia, che a dispetto delle tendenze recenti sono tutt'altro che impossibili, sia per via dei suoi colossali bisogni energetici, sia per l'evoluzione rapidissima e quasi imprevedibile del suo mercato interno (ma qui lascio la parola agli economisti, che ne sanno più di me). Di fronte alla paura e alla disperazione, le cose peggiorano sempre.
@Jello: molto sul serio. Gli analisti sono in massima parte convinti che la Cina ha ambizioni pacifiche (dal pdv militare) e in linea di massima secondo me è vero. Il loro espansionismo è marcatissimo, ma di natura economica.
Detto questo, il loro budget militare aumenta del 50% all'anno mentre quello dei paesi NATO è fermo o in calo. Cantierizzano sommergibili nucleari, portaerei, velivoli stealth, missili intercontinentali in grande quantità e la spesa assoluta (apparentemente ancora lontanissima da quella USA, un rapporto di 1 a 6) non rende completamente l'idea della mole degli investimenti in atto, dato che il costo del lavoro è inferiore e le strutture sono spesso statali. Sono in piena transizione da una logica di potenza regionale con capacità di sea denial (quindi impedire che una forza come gli USA possa proiettare potenza nell'immediata vicinanza delle loro coste e delle loro rotte) ad una logica di superpotenza.
Quindi: non vogliono sicuramente scatenare guerre, al momento. Ma, se le circostanze dovessero cambiare, vogliono essere nelle condizioni di combatterle e vincerle.
@Lenin: una ritorsione nucleare credo sia ipotizzabile solo se il first strike coreano avesse pieno successo (quasi impossibile). La MAD (mutua distruzione assicurata) valeva negli anni '50, ora è davvero impensabile l'idea di nuclearizzare una incolpevole popolazione civile di fronte ad un attacco fallito o velleitario. Probabile vi siano altre forme di risposta, ma di natura convenzionale, come bombardamenti mirati sugli asset militari. Invasione per rovesciare il regime? Tenderei a escluderlo, sarebbe un bagno di sangue e comporterebbe un confronto durissimo con Cina e Russia.