Nella sostanza, dici una cosa molto giusta.
Volendola inquadrare da un'altra prospettiva: la logica dell'America fattasi imperiale è sempre stata quella offrire benessere e prosperità ai suoi clientes, chiedendo il cambio il sacrificio della loro indipendenza strategica ed economica.
Questo è, peraltro, il motivo per cui gli USA accettano di avere un bilancio commerciale pesantemente negativo con quasi tutti i loro alleati/sottoposti, agendo da compratore di ultima istanza. Un paese che esporta negli USA una grossa quota della sua produzione industriale (Germania? Giappone? Corea?) e ha un surplus commerciale di decine di miliardi di euro (e anche su questo basa la sua elevatissima prosperità) avrà sempre difficoltà a contraddire gli americani su questioni strategiche. Nulla di diverso da quanto faceva Roma con le sue province remote. Comprava le loro merci e creava benessere, a patto che rimanessero tutti obbedienti, all'ombra del suo vasto dispositivo militare.
Con Trump questa dottrina è stata inizialmente messa in discussione. Trump è un (mediocre) businessman che concepisce una sola logica, quella mercantilistica puntiforme. "Se mi conviene chiudere con te questo specifico deal (dazi ecc) in questo specifico momento nella misura di 1$ allora lo chiudo, se non mi conviene non lo chiudo". Ragionamenti strategici e di interdipendenza imperiale gli sono del tutto estranei. Lo Stato Profondo però se lo sta lavorando, imparando a limarne gli slanci umorali e a orientarne le decisioni. Un po' alla volta lo normalizzeranno, come hanno sempre normalizzato ogni presidente "eretico".