Ho giocato Red Faction: Armageddon dove è tutta una landa deserta, smorta, rossastra e ripetuta all'infinito, eppure nessuno mi è venuto a parlare di poesia.
Adesso sei tu che fai paragoni fuori luogo.
Se nessuno ti è venuto a parlare di poesia per Red Faction forse un motivo c'è, magari sarà insito nel contesto, nella tematica affrontata, negli eventuali scopi dell'autore, che non necessariamente, trattandosi di un videogioco, saranno di far videogiocare.
Se migliaia di videogiocatori si sono fermati a fotografare quella landa brulla e desolata probabilmente è perchè è riuscita con efficacia a trasmettere un messaggio o una sensazione, che magari va di pari passo col fatto che il personaggio stesso, man mano che prosegua la sua caccia, diventi sempre più brullo e desolato nei vestiti e nel fisico.
Per quanto si possa parlare di videogioco e appioppargli, questo si arbitrariamente sulla base di una non ben specificata definizione assoluta, dei contenuti e degli scopi precisi altri da differenti medium, in SOTC come in ICO l'azione a schermo racconta una storia con un/dei significato/i, e riempire gli spazi vuoti con, che so, villaggi, persone o più barbaramente "cose da fare nel frattempo", sarebbe come, e, con permesso ma senza tema di sembrare fuori luogo, riempire i "buchi" di un quadro di de Chirico o aggiungere avventure, per inspessire il collante, tra una fatica di Eracle e l'altra o alla cerca di un Galahad...