Autore Topic: La massificazione del mercato  (Letto 938 volte)

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Offline teokrazia

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La massificazione del mercato
« il: 21 Apr 2003, 17:10 »
E' innegabile, il boom di Playstation degli anni scorsi ha portato il mercato dei giochini a diventare una cosa seria. Questo porta dei pregi [come ad esempio il fatto che ora il videogiocatore sia più garantito] e delle cose a mio parere meno belle [un sacco di risorse per prodotti fortemente mass-oriented a scapito di produzioni "indipendenti", l'impossibilità per le SH medio/piccole di sperimentare, perchè in caso di insuccesso si va subito in rosso e non si riesce a respirare dinnanzi alle Megacorporation, il mio fruttivendolo che dice Scen Mu[Shen Mue] è un gioco dimm... è meglio Angelina Giolì 9 [Tomb Raider]]. Insomma come al solito ognuno ci metta le sue.
Insomma l'argomento è tanto e molto sfaccettato.
Avete voglia di dire la vostra?

Offline Zolfo

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La massificazione del mercato
« Risposta #1 il: 22 Apr 2003, 13:28 »
Il medium del videogioco si è evoluto, e con lui i tutti gli oneri del caso.
I giochi di oggi hanno dei costi estrememamente alti; in alcuni casi per i progetti più grandi sono paragonabili alle produzioni Hollywoodiane, è innegabile quindi che i rischi di flop debbano essere valutati con molta più attenzione rispetto al passato; la fusione fra Sqaresoft ed Enix e quest'ultima presumibile fra Namco e Sega, sono qui a dimostrare le difficoltà e i rischi economici che ci stanno dietro.
Essendosi esteso il videogioco alla massa (intesa come numero e come età) le software house (purtroppo) tendono a utilizzare delle tipologie di gioco collaudate e poco innovative, atte a minimizzare il rischio di fallimento.
Il vero problema è che la massa, nonostante sia "esplosa" a partire dall'epoca PlayStation (ovvero ormai 7 anni fa) è ancora composta in gran parte da casual gamer che non hanno un vero e proprio interesse e una esperienza che li indirizzi verso giochi più completi e non stereotipati.
I produttori di conseguenza sono "costretti" a seguire le scelte della massa continuando a proporre prodotti di sicuro successo.
Parliamoci chiaro, in fondo non hanno tutti i torti; le software house non sono aziende a scopo filantropico, per quanto interesse e passione possano mettere nelle loro opere rimangono pur sempre delle imprese commerciali che al denaro devono la loro sopravvivenza.
Ciò che veramente dovrebbe cambiare secondo me è l'interesse nelle scelte che i videogiocatori più navigati devono dimostrare per migliorare "di rimbalzo" la produzione odierna; attenzione però, io intendo "interesse" in tutti i sensi perché la pirateria è sempre in agguato e, si sa, non va molto a braccetto con i dati di vendita.
A volte c'è così tanta bellezza nel mondo che non riesco ad accettarla.

Offline Darkside

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La massificazione del mercato
« Risposta #2 il: 22 Apr 2003, 13:58 »
Esiste sempre Treasure con Ikaruga.
Tre uomini tre (vedi Ringforum).
Dio li benedica.[/quote]

Offline Dj Mark Noise

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La massificazione del mercato
« Risposta #3 il: 22 Apr 2003, 15:24 »
Citazione da: "Zolfo"
Il medium del videogioco si è evoluto, e con lui i tutti gli oneri del caso.
I giochi di oggi hanno dei costi estrememamente alti; in alcuni casi per i progetti più grandi sono paragonabili alle produzioni Hollywoodiane, è innegabile quindi che i rischi di flop debbano essere valutati con molta più attenzione rispetto al passato; la fusione fra Sqaresoft ed Enix e quest'ultima presumibile fra Namco e Sega, sono qui a dimostrare le difficoltà e i rischi economici che ci stanno dietro.
Essendosi esteso il videogioco alla massa (intesa come numero e come età) le software house (purtroppo) tendono a utilizzare delle tipologie di gioco collaudate e poco innovative, atte a minimizzare il rischio di fallimento.
Il vero problema è che la massa, nonostante sia "esplosa" a partire dall'epoca PlayStation (ovvero ormai 7 anni fa) è ancora composta in gran parte da casual gamer che non hanno un vero e proprio interesse e una esperienza che li indirizzi verso giochi più completi e non stereotipati.
I produttori di conseguenza sono "costretti" a seguire le scelte della massa continuando a proporre prodotti di sicuro successo.
Parliamoci chiaro, in fondo non hanno tutti i torti; le software house non sono aziende a scopo filantropico, per quanto interesse e passione possano mettere nelle loro opere rimangono pur sempre delle imprese commerciali che al denaro devono la loro sopravvivenza.
Ciò che veramente dovrebbe cambiare secondo me è l'interesse nelle scelte che i videogiocatori più navigati devono dimostrare per migliorare "di rimbalzo" la produzione odierna; attenzione però, io intendo "interesse" in tutti i sensi perché la pirateria è sempre in agguato e, si sa, non va molto a braccetto con i dati di vendita.


Quoto.
In questi ultimi anni (grazie soprattutto a psx) il mercato dei viggi', almeno qua in Europa è cresciuto molto, anche in termini di vendite.
Il vero problema però, è che tutti i giochi delle console a 128 bit hanno subito un livellamento di difficoltà verso il basso.
Oramai un gioco si finisce in poche ore, max 8, e ho constatato che le sfide cpu-umano sono sempre più insignificanti.
Giochi del blasone di Tomb Raider, Mgs2, Dmc2, saranno si belli e divertenti, ma più per bambini che solo adesso si avvicinano al mondo dei videogames.
La verità è che il MASS MARKET STA DISTRUGGENDO IL CONCETTO DI VIDEOGIOCO, come noi lo conoscevamo tempo fa.
Un gioco facile è accessibile a tutti = più soldi che entrano per le Major, però..........a me sinceramente non va bene.
Se devo spendere 60 euri per un gioco e finirlo in un pomeriggio......allora mi butto sulla pirateria (no, non è il mio caso...).
Il videogiocatore esperto è stanco di vedersi proporre identiche meccaniche di giuoco, senza innovazioni (a parte rari casi, come Ico, infatti andate a vedere i risultati in termini di vendite raggiunti...).