Autore Topic: [GBA] Street Fighter Alpha 3  (Letto 2040 volte)

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Offline theblackpages

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[GBA] Street Fighter Alpha 3
« il: 19 Apr 2003, 15:13 »
Sistema: Gameboy Advance | Versione: Americana | Produttore: Capcom | Sviluppatore: Crawfish Interactive | Giocatori: 1-2 | Anno: 2002

Adattamenti casalinghi di beat’em up bidimensionali: brutta gatta da pelare! Da sempre gli sviluppatori si cimentano in combattimenti all’ultimo sangue contro hardware poco performanti, a colpi di routine di compressione sempre più efficienti e tagli di frame ogni volta meglio celati. All’epoca dei 16 bit, non si badava eccessivamente alla qualità delle conversioni. Nessuno si lamentava di uno sfondo reso irriconoscibile a causa del dithering, o di animazioni che in quanto a fluidità invidiavano una proiezione di diapositive. O meglio, visto il primato tecnologico gelosamente custodito dalle sale giochi, non aveva senso preoccuparsi più di tanto di tali aspetti: purché fosse fatta salva la giocabilità, i più si accontentavano di essere messi nelle condizioni di possedere e giocare il classico arcade nel quale avevano riversato, in gettoni, molti più soldi di quelli necessari a comprarsi la controparte consolistica.

     Il piacevole retrogusto lasciato in bocca da tech-demo sfavillanti, agli esordi della terza generazione videoludica, lasciava presagire titoli 2D tecnicamente in grado di mettere a tacere gli sboroni che avevano a casa una macchina targata Neo-Geo. Però, mai la verità fu tanto lontana dalle ipotesi aprioristiche: alle corpose deficienze di natura cosmetica, si sommarono caricamenti talmente lunghi da far cadere in letargo l’uomo con la peggiore insonnia della terra (il quale oggi non può essere qui con noi perché ieri notte non ha chiuso occhio).

     Nel già distante 1999, gli sviluppatori Capcom dimostrarono al mondo intero che i miracoli esistono davvero, sfoderando silvaniamente dal cilindro, una versione PSX di SFA3 forte di una qualità da manuale delle conversioni, e non solo in ambito prettamente tecnico. Oltre che per l’inedita bontà cosmetica, il gioco brillava per una proposta ludica di straordinario spessore, esaltata dall’originale Tour Mode, una sorta di variante rpgistica del gioco, in cui si selezionava un personaggio fra le quasi tre dozzine messe a disposizione (!), e lo si conduceva a zonzo per il pianeta ad affrontare avversari, secondo le modalità definite all’inizio di ogni incontro; ciascun combattimento incrementava le abilità del proprio alter-ego, e una volta costruito un lottatore imbattibile, lo si poteva salvare su Memory Card e sfruttare nei restanti game mode, confrontandolo all’occorrenza con i campioni allenati dai nostri amici.

     - Ok. Tutto molto interessante. Ma un buona volta, ti vuoi decidere a dirmi com’è 'sto giochillo?

     All’interno del desolante panorama storico di conversioni sopra descritto, è incredibile osservare come oggi si possa godere, su una console portatile, di un adattamento così fedele all’arcade originale. Certo, i tagli alla cosmesi ci sono e si vedono; ciononostante, non solo la qualità del tutto non sfigura eccessivamente nel confronto con la versione PSX, ma rispetto a questa, sono stati addirittura aggiunti dei particolari, a dire il vero non di grande entità, però pur sempre graditissimi: alcune pose di inizio incontro, ad esempio.

     Oltre ad un comparto tecnico strepitoso, specie se si considerano i limiti tecnici costitutivi della console (e fatta debita eccezione per le musiche di sottofondo, tanto spartane da risultare spesso irritanti), ci ritroviamo fra le mani (nella fattispecie, fra pollici ed indici), uno dei beat ‘em up fra i più complessi e convincenti dal punto di vista del gameplay, che per alcuni (sottoscritto compreso), rappresenta il miglior picchiaduro 2D mai pubblicato. E’ davvero un peccato che il Tour Mode, fiore all’occhiello degli altri adattamenti da coin-op, sia andato perso in questa incarnazione: ma a dire la verità, sarebbe stato da ingenui sperare che una modalità di gioco così vasta ed articolata, sarebbe potuta rientrare nella poco capiente cartuccia del GBA. Tale mancanza si fa certo sentire: tuttavia, il vero difetto del gioco prescinde dalle abilità degli sviluppatori, ed è dovuto all’esiguo numero di pulsanti di cui il portatile Nintendo è stato dotato. La storica meccanica di gioco fondata sull’impiego di 6 tasti (3 per i pugni e 3 per i calci) a gradazione di potenza crescente, va a farsi benedire, inficiando così una conversione altrimenti perfetta.

     Bottom end: nonostante la discutibile parsimonia di sconsiderati progettisti hardware ne offuschi in parte la grandezza, SFA3, anche in questa incarnazione, sale meritatamente sull’Olimpo dei picchiaduro, affermandosi quale acquisto obbligato non soltanto presso gli appassionati del genere, ma per chiunque sia alla ricerca di un titolo dalla realizzazione tecnica sopraffina, capace di regalare infinite ore di divertimento. Chiaramente, batterie permettendo.

9/10

Approfitto di questo spazio per ringraziare il nobile Sol Bad Guy per lo squisito incoraggiamento.