Autore Topic: Videogiochi e autori  (Letto 4523 volte)

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Offline AIO

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Videogiochi e autori
« il: 04 Feb 2008, 05:42 »
Già che ci sono, estrapolo l'ultimo spunto saltato fuori in questa sezione per proseguire il discorso.

Nel cinema è assodato dire che un film "è di" un autore anche nel caso di produzioni con migliaia e migliaia di persone.
La trilogia del Signore degli Anelli "è di Peter Jackson".
Sappiamo comunque che non solo la regia rispondeva alla sua visione, ma anche i vari elementi del film, perché aveva la responsabilità dell'ultima parola su ogni decisione; senza l'approvazione di Jackson nemmeno i costumi potevano essere messi in scena.

Questa tendenza sarebbe certamente molto utile al fine di indicare il videogioco come mezzo espressivo. Ma occorrono esempi basati su informazioni certe; essenziale il discorso del making of, ma Wikipedia e Mobygames sono nostri amici.

Visto che siamo tutti gamer incalliti, proviamo a rimandare a posteriori le considerazioni iniziando con una semplice sfida (alla quale ovviamente parteciperò in seguito):
Fate i nomi di tre autori videoludici, motivando la vostra scelta.

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline MaxxLegend

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Re: Videogiochi e autori
« Risposta #1 il: 04 Feb 2008, 10:38 »
Citazione da: "AIO"
Già che ci sono, estrapolo l'ultimo spunto saltato fuori in questa sezione per proseguire il discorso.

Nel cinema è assodato dire che un film "è di" un autore anche nel caso di produzioni con migliaia e migliaia di persone.
La trilogia del Signore degli Anelli "è di Peter Jackson".
Sappiamo comunque che non solo la regia rispondeva alla sua visione, ma anche i vari elementi del film, perché aveva la responsabilità dell'ultima parola su ogni decisione; senza l'approvazione di Jackson nemmeno i costumi potevano essere messi in scena.

Questa tendenza sarebbe certamente molto utile al fine di indicare il videogioco come mezzo espressivo. Ma occorrono esempi basati su informazioni certe; essenziale il discorso del making of, ma Wikipedia e Mobygames sono nostri amici.

Visto che siamo tutti gamer incalliti, proviamo a rimandare a posteriori le considerazioni iniziando con una semplice sfida (alla quale ovviamente parteciperò in seguito):
Fate i nomi di tre autori videoludici, motivando la vostra scelta.

Per un Peter Jackson ci sono dieci Uwe Boll o comunque registi di cui la gente non ricorda il nome.
E' quasi la stessa cosa nei videogiochi: per un Koncima o un Crammond ci sono 20 (e più) Jason Rubin di cui la gente ignora il nome (a ragione).

Autori di videogames ne cito alcuni che apprezzo particolarmente:
-Andrew B. Spencer: Quando non c'era praticamente nulla lui creò dei giochi eccezionali. In genere odio i titoli sportivi ma i suoi Int.Soccer e Basketball ancora oggi sono nettamente più giocabili e immediati dei vari Fifa ed NBA Live.
-Geoff Crammond: Basta dire The Sentinel. Qualsiasi altro commento è superfluo.
-Paul Norman: Un vero genio visionario, Aztec Challenge e Forbidden forest, i suoi titoli piu famosi, sono permeati da un'atmosfera a dir poco inquietante.
-Jeff Minter: Non ha inventato praticamente nulla, ma è solito prendere giochi famosi, stravolgerli e renderli psichedelici. Un grande.
-Jaron Lanier: Autore del misconosciuto Moondust, un gioco a dir poco incredibile sul quale girano bizzarre leggende..
-Jordan Mechner: Karateka, Prince of Persia.
-Manfred Trenz: Altro clonatore illustre, azzeccò il giusto mix di citazionismo e innovazione con l'immenso Turrican. Al contrario di Activision/Irem col caso Katakis, Data East e Nintendo non si accorsero di nulla: il giappone raramente guarda oltre i suoi confini.
-Shigeru Miyamoto: Questo lo citeranno in ventimila, ma merita una manzione per aver reinventato il genere platform con SMB.
-Fumito Ueda: ICO, tanto basta.

Senza citare i vari musicisti come Huelsbeck, Follin, Tel, Hubbard, ecc..
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Offline Jello Biafra

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« Risposta #2 il: 04 Feb 2008, 10:55 »
Ma David Braben no? Cioè creare giochi come Elite o Virus non è cosa da tutti i giorni. Altro che le minchiate di Kojima.

Offline AIO

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« Risposta #3 il: 04 Feb 2008, 12:24 »
Bravo Maxx, ma potevi contenerti ai tre richiesti! :D
Infatti volevo che tutti contribuissero un po' alla volta ma non importa, ce ne sono molti altri. Vediamo il da farsi:

- Yoshio Sakamoto: http://en.wikipedia.org/wiki/Yoshio_Sakamoto
Avendo citato Super Metroid, impossibile non citarne il padre, un tizio molto bizzarro peraltro a vedersi (decisamente effemminato: Samus è donna per questo? Considerazioni interessanti..).
Proprio sull'ultimo numero di GamePro compare un'intervista a Retro - Studios in cui affermano che ogni nuova idea in Metroid Prime doveva essere sottoposta al giudizio di Sakamoto, essendo Metroid una sua creazione.

- Carmack e Romero:
http://en.wikipedia.org/wiki/John_D._Carmack http://en.wikipedia.org/wiki/John_Romero
Le loro visioni allucinate e in soggetiva di un gameplay immediato quanto tattico lasciano un segno profondo nella storia dei videogames e non solo, anche nell'immaginario horror e sci-fi. Wolf3D, DooM, Quake, non serve aggiungere altro.


- Shinji Mikami
http://en.wikipedia.org/wiki/Shinji_Mikami
Fondamentalmente, il Mikami autore è relegato al solo Resident Evil (1996), anche se prezioso fu il suo contributo per il seguito che avrebbe preso una brutta strada senza una visione mikiamiana sottostante.
Lo stesso vale per Resident Evil 4, in cui Mikami figura come director, cito "Under his direction, Resident Evil 4 went through some substantial changes". E in effetti chi si ricorda la beta sa cosa significano queste parole, sebbene il Capcom Studio 4 avesse bisogno solo di una supervisione e non necessariamente di una guida.
Supervisore della new wave capcomiana e promotore di nuovi talenti quali Goichi Suda (che forse qualcuno citerà), forse il terzo e il quarto titolo a reclamare la paternità di Mikami sono God Hand (2006), e PN 03, nei quali viene indicato come director, anche se da quanto ne so dovrebbe aver partecipato maggiormente all'ideazione del primo titolo.

@Maxx: Limitiamoci qui all'autore principale del gioco, poi se ti va di aprire un discorso sui game musician benvenga...  :wink:

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Offline MaxxLegend

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« Risposta #4 il: 04 Feb 2008, 17:12 »
Citazione da: "Jello Biafra"
Ma David Braben no? Cioè creare giochi come Elite o Virus non è cosa da tutti i giorni. Altro che le minchiate di Kojima.

Braben è un genio indiscusso; l'ho rimosso dalla memoria probabilmente perché non mi sono mai appassionato al genere commercial-spaziale.
Stesso motivo per cui "mi sono dimenticato" di inserire Sid Meier o Richard Garriot, non essendo un fan né degli strategici-gestionali né dei RPG.
A sto punto ti chiederai "Ma allora a che cazzo giochi, se pò sapé?" =D
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Offline MaxxLegend

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« Risposta #5 il: 04 Feb 2008, 17:23 »
@AIO:
A mio avviso il Mikami game designer è una bufala colossale. Per i giapponesi è un semidio in quanto creatore di Resident Evil, ma a ben vedere non ha fatto altro che scopiazzare il gameplay di Alone in the Dark (limando qui e lì) e appoggiarsi alle atmosfere del filone cinematografico di derivazione Romeriana.
E' anche vero che in certi aspetti RE riesce laddove AITD falliva, ad esempio la tensione applicata al gameplay. D'altra parte anche la gravity gun di HL2 impallidisce se confrontata con la telecinesi del bistrattatissimo Psi-Ops. Ma nessuno pare accorgersene. Mah..
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« Risposta #6 il: 04 Feb 2008, 17:37 »
Citazione
e appoggiarsi alle atmosfere del filone cinematografico di derivazione Romeriana

Ne possiamo parlare. Anzitutto RE si basa parecchio sul gioco per NES Sweet Home, diciamo l'antesignana parodia di Resident Evil.
Inoltre RE ha sì gli zombie "dei film di Romero", ma le atmosfere non sono affatto quelle del regista splatter, e si avvicinano molto di più al terrore per l'ignoto che non a una raccapricciante fiera di sangue e frattaglie in giro per lo schermo.
Poi ovviamente il debito nei confronti di Alone in the Dark è incontestabile, ma la regia di un Mikami, quando c'è, si avverte.

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Offline Tano

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« Risposta #7 il: 08 Feb 2008, 19:37 »
Faccio un Cut-In..[/b]

Cazzo.. Mi manca Dobuita! Non riesco a dire la stessa con per una film..
..Beh oddio l'affermazione è un pò arrogante. Ma il limite, quello che il videogioco (a volte, ma veramente A VOLTE) supera rispetto al film è proprio questo. Ovvero, l'interazione permette di sviluppare un senso di malinconia più profondo rispetto a quello della cinematografia, questo proprio grazie all'interazione. (Grazie al piffero! Direte voi). Ma è veramente essenziale riuscire a capire, secondo me, dove il videogioco ci possa portare a livello comunicativo, visivo, esplorativo. In ShenMue le lunghe passeggiate per le strade di Dobuita lasciano un sapore di viaggio in bocca, e dopo, dopo tanto tempo, la malinconia viene a bussare per dirti "Ehi cazzone! Si tu che stai giocando a CoD4, ti ricordi com'era passeggiare per Dobuita?". E li mi rendo conto che il videogioco si compone di due forme essenziali: Il 99,9% di merda, ma quella che piace. Cavolo se mi piace. E il 0,01% di giochi che mi permettono di passeggiare, assaporare un sensazione, trasmettermi qualcosa (Shadow of the colossuss, MGS, ShenMue, Broken Sword e pochi altri).

Io spero che il videogioco non si perda, quasi ci eravamo riusciti negli anni 90 a dare una direzione buona al videogioco.. C'erano le avventure come Grim Fandango, Broken Sword in occidente, in oriente storie come ShenMue e Final Fantasy VII (Midgar non la si può dimenticare).

Oggi manca quel senso di passeggiata, di scenografia, di "Cavolo-Ho-Voglia-Di-Osservare". Un signore di nome Takeshi Kitano fa passeggiare i suoi personaggi nei suoi film per dare un senso di fotografia. E' una scusa per descrivere un paesaggio. Nel videogioco non c'è bisogno di questa scusa, possiamo farlo noi. Certo, possiamo farlo anche passeggiando per strada, ma il videogioco crea, attraverso la fantasia, scenari artistici (o almeno potrebbe).

Ora.. Perchè i gamedesigner di oggi non si tolgono il dito dal buco del gulo e cominciano a fare qualcosa di veramente serio? Yu Suzuki non so che fine abbia fatto, ed io mi sto per laureare in informatica. Che il mondo dei videogiochi aspetti me? ( Potete tagliare quest'ultima affermazione ).



Per quando riguarda gli autori da voi citati, molti non si sono saputi rinnovare (Miyamoto in primis, sinceramente l'odierno Miyamoto non riesco proprio ad apprezzarlo). Cosa contraria per Yu Suzuki.. Sebbene sia sparito pure lui..
"I Giorni e le Notti suonano in questi miei nervi d'arpa. Vivo di questa gioia malata d'universo e soffro per non saperla accendere nelle mie parole"
 Ungaretti

Offline ferruccio

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« Risposta #8 il: 13 Feb 2008, 10:51 »
Che palle questa idea romantica dell'Autore, il Creatore, l'Artista. Anche nei videogiochi e nei film, opere (soprattutto i primi) creati da decine di menti e corpi diversi, attribuiamo ancora a una sola persona tutto quello che sappiamo essere frutto di un lavoro collettivo. Lo stile di Francis Ford Coppola non sarebbe lo stesso senza il suo direttore della fotografia. Attribuire a una sola persona il genio che ha dato vita a un capolavoro è riduttivo e ingiusto.
Davvero pensate che Miyamoto sia personalmente responsabile di tutte le idee geniali viste nella serie Super Mario? Probabilmente un buon producer o  director deve essere capace più di coordinare un team e prendere decisioni giuste che creare sistemi di gioco.
Fra l'altro è ancora più assurda, l'idea di un autore, proprio nei videogiochi, in cui si può vedere chiaramente l'apporto di parecchie menti diverse. Team Fortress 2 è un ottimo gioco perché un Autore ha avuto una buona idea o perché tutto è limato, pesato, rifinito con cura maniacale da un gruppo di bravissimi grafici, game designer, level designer, concept artists e programmatori?
E allora Mozart?

Offline AIO

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« Risposta #9 il: 13 Feb 2008, 14:28 »
Ferruccio:

Primo, abbiamo ribadito il concetto che gli autori videoludici esistono, ma sono davvero pochi quelli che si possano ritenere tali. Nessuna idea romantica, solo una semplice constatazione.

Secondo, questo topic richiederebbe di fare dei nomi motivando le scelte, ma se vuoi criticare qualcosa nel dettaglio sei liberissimo di farlo. Miyamoto non è affatto il creatore di ogni minimo aspetto di Super Mario Bros (perché il suo apporto creativo è veramente determinante solo in questo titolo, nel primo Zelda, in Mario Bros, in Donkey Kong e credo pochissimo altro), ma senza di lui, onestamente, non avremmo quella determinata visione che noi conosciamo. Esiste innegabilmente uno stile che caratterizza la sua direzione, quando effettivamente c'è.

Terzo, i Queen non sono Freddy Mercury e i Doors non sono Jim Morrison.
Sono certo che però non ti sfugga l'importanza culturale ed espressiva di questi due personaggi.

Quarto, lo stile di Francis Ford Coppola non sarebbe lo stesso senza Francis Ford Coppola.

Quinto, non stiamo parlando di "qualità" ma di "potenzialità espressive"; e comunque sì, ogni "ottimo gioco" si basa su un'ottima idea, così come una grande costruzione è stata progettata da un grande architetto.
Lode al lavoro degli operai, che però non hanno la responsabilità della progettazione.

Sesto ed ultimo punto, nell'industria dei videogames ci sono state persone che hanno cambiato il volto dell'industria. Yu Suzuki è stata una di queste, come lo fu Will Wright o lo stesso Miyamoto. E l'hanno cambiata grazie alle loro idee e intuizioni.

Non si tratta di dare merito a una persona soltanto, ma di capire le modalità espressive di quelle persone che si possono definire "autori", essendo coscienti che più del 90 per cento dei titoli sono "prodotti", e solo una minima parte di essi si possono considerare "opere". Ma guarda caso, sono proprio queste ultime che spesso fanno la storia.

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Offline ferruccio

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« Risposta #10 il: 13 Feb 2008, 15:03 »
Citazione da: "AIO"
Ferruccio:

Primo, abbiamo ribadito il concetto che gli autori videoludici esistono, ma sono davvero pochi quelli che si possano ritenere tali. Nessuna idea romantica, solo una semplice constatazione.


L'idea della supremazia (o anche solo dell'esistenza, in un certo senso) dell'autore è un'idea che viene dal romanticismo. Ed è una mistificazione. Chi crea qualcosa non è un genio che irradia sul mondo ciò che sgorga dall'intimo del suo animo. E' uno che lavora e crea qualcosa con una maestria e un'ingegno, sbagliando e riprovando.
Poi, scusa, dici: "abbiamo ribadito il concetto che gli autori videoludici esistono, ma sono davvero pochi quelli che si possano ritenere tali". Abbiamo chi? Devo per forza prendere questo assunto come vero, senza poterlo contestare?

Citazione da: "AIO"
Secondo, questo topic richiederebbe di fare dei nomi motivando le scelte, ma se vuoi criticare qualcosa nel dettaglio sei liberissimo di farlo. Miyamoto non è affatto il creatore di ogni minimo aspetto di Super Mario Bros (perché il suo apporto creativo è veramente determinante solo in questo titolo, nel primo Zelda, in Mario Bros, in Donkey Kong e credo pochissimo altro), ma senza di lui, onestamente, non avremmo quella determinata visione che noi conosciamo. Esiste innegabilmente uno stile che caratterizza la sua direzione, quando effettivamente c'è.


Anche senza i level designer Super Mario World non sarebbe lo stesso. Sai come viene sviluppato un videogioco? Il director o producer ha l'ultima parola, ma in genere ha più un ruolo di controllo e coordinamento che di creazione. Nella maggior parte dei casi le idee le hanno altri (ben lungi dall'essere semplici operai), e il producer accetta o rifiuta e, in genere, coordina.

Citazione da: "AIO"
Quinto, non stiamo parlando di "qualità" ma di "potenzialità espressive"; e comunque sì, ogni "ottimo gioco" si basa su un'ottima idea, così come una grande costruzione è stata progettata da un grande architetto.
Lode al lavoro degli operai, che però non hanno la responsabilità della progettazione.


Ecco, questo secondo me dimostra che non ne sai molto di come in concreto venga creato un videogioco. I team di sviluppo non sono operai agli ordini di un architetto, non sono semplici esecutori. Sono quelli che disegnano i personaggi, scrivono la musica, progettano i livelli e affinano i controlli. Credi davvero che il capo di un progetto abbia tutto nella sua mente e dica al suo team esattamente come fare tutte queste cose?
I documenti di game design non sono così accurati, perché tutto nei videogiochi passa attraverso innumerevoli versioni, e tutto viene tagliato, rimontato, spostato, testato. L'idea iniziale e il prodotto finito sono quasi sempre due mondi a parte.


Citazione da: "AIO"
Sesto ed ultimo punto, nell'industria dei videogames ci sono state persone che hanno cambiato il volto dell'industria. Yu Suzuki è stata una di queste, come lo fu Will Wright o lo stesso Miyamoto. E l'hanno cambiata grazie alle loro idee e intuizioni.
Non si tratta di dare merito a una persona soltanto, ma di capire le modalità espressive di quelle persone che si possono definire "autori", essendo coscienti che più del 90 per cento dei titoli sono "prodotti", e solo una minima parte di essi si possono considerare "opere". Ma guarda caso, sono proprio queste ultime che spesso fanno la storia.


I loro team hanno fatto tutte quelle cose. Senza sminuire l'importanza dei nomi che hai citato, non hanno fatto tutto loro. Si tratta più di grandi ideatori di concetti e di persone con un'ottima capacità nell'attorniarsi di team talentuosi, più che di "autori che vogliono esprimere una visione del mondo" (idea, questa, sbagliata e fuorviante pure nel caso di un singolo scrittore, figuriamoci in giochi creati da ottanta persone).
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« Risposta #11 il: 13 Feb 2008, 15:36 »
Citazione
Sai come viene sviluppato un videogioco? Il director o producer ha l'ultima parola, ma in genere ha più un ruolo di controllo e coordinamento che di creazione. Nella maggior parte dei casi le idee le hanno altri (ben lungi dall'essere semplici operai), e il producer accetta o rifiuta e, in genere, coordina.


Sì, visti i toni ho ribattuto di proposito con un paragone esagerato e provocatorio, ma stai sempre parlando in generale: come darti torto? Io parlo di casi specifici; se per te le persone citate non possono definirsi "autori", questo significa solo una cosa, e cioè che la pensiamo diversamente.

By the way, quando comincerai a batterti perché in film come il Signore degli Anelli non compaia la dicitura "un film di Peter Jackson"? :wink:

Citazione
"autori che vogliono esprimere una visione del mondo" (idea, questa, sbagliata e fuorviante pure nel caso di un singolo scrittore, figuriamoci in giochi creati da ottanta persone).

Potrei mettermi a polemizzare anch'io e dirti che secondo me nei sai poco dei Cahiers du Cinema, ma rischierei di accusarti a torto come hai fatto poco fa con il sottoscritto.
Per me resta una questione di punti di vista e non di conoscenze specifiche.

I volti di registi e scrittori sono molto noti anche al grande pubblico; forse è il momento di capire cosa possiamo fare per ridare una dimensione umana al videogioco come mezzo creativo ed espressivo.

Comunque sia ti ringrazio per la gradita occasione di confronto.

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Offline ferruccio

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« Risposta #12 il: 13 Feb 2008, 15:53 »
I Cahiers du Cinema sono roba di cinquanta anni fa. Il mondo è cambiato, e non è neanche detto che i critici della nouvelle vague avessero ragione anche allora.
Per il resto, non mi piace neanche l'identificazione dei film col regista, perché è incredibilmente stupida e superficiale e, paradossalmente, fa torto anche ai registi. Per questo ho fatto la mia tesi di laurea su Charlie Kaufmann: mi interessava il fatto che ci fosse uno sceneggiatore capace di essere così personale, pur lasciando ampio spazio alla sensibilità di chi lavorava con lui (registi, attori etc.).
L'idea di autore è nata abbastanza recentemente, negli ultimi tre secoli, ed è nata da forme d'espressione di tipo "da uno a molti" (poesia, pittura, etc.). Continuare a usare questa categoria oggi vuol dire far finta di non sapere che qualsiasi cosa (anche i romanzi) sono frutto del lavoro di molti. E' una semplificazione, quindi ha la sua utilità, ma non bisogna mai dimenticarsi che è una semplificazione.
In realtà preferisco di gran lunga il fatto che sia l'intero team ad essere autore di un gioco. E' più giusto, più esatto ed è anche più efficace, visto che in molti casi non è facile individuare chi dovrebbe essere l'autore (Monkey Island 2 è un capolavoro grazie al producer Ron Gilbert o agli scrittori/game designer Tim Schafer e Dave Grossman? O forse grazie all'intero team?)
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« Risposta #13 il: 13 Feb 2008, 16:11 »
Penso che alla base dell'esperienza videoludica ci sia l'interazione: togli quella e casca il palco.
Allo stesso modo, è difficile negare che esistano persone che se condizionano la visione dell'intero team, influenzandone i vari aspetti, sia a livello decisionale che creativo.

Citazione
I Cahiers du Cinema sono roba di cinquanta anni fa. Il mondo è cambiato, e non è neanche detto che i critici della nouvelle vague avessero ragione anche allora.

Se oggi si dà per assodato il valore espressivo del cinema è anche grazie a loro. Mentre sto scrivendo questa frase, sono consapevole che la maggior parte dei film sono prodotti, e non opere espressive.

Ma almeno, so che da qualche parte qualche "arrogante autore cinematografico" si mette a fare un film secondo il suo gusto, tentando di comunicare qualcosa.

Lo stesso può valere (e varrà sempre di più, in futuro) per i videogiochi.

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« Risposta #14 il: 13 Feb 2008, 16:27 »
Il concetto di autorialità è sorpassato, perché non riesce a spiegare cosa è la cultura dell'ultimo secolo e mezzo nè, tantomeno, i fenomeni più recenti. Tutto è prodotto, anche un film di Bunuel o di Kieślowski, che ci piaccia o no. E come tale, praticamente tutto è frutto del lavoro di più persone.
Inoltre l'autorialità non dice nulla della qualità. Ci sono opere altamente commerciali molto più significative di opere d'autore. Insomma, Dalì si mangia a colazione il 99% dei pittori coevi. Ed era una gran puttana commerciale.
E allora Mozart?