Un grande action movie en travesti, intelligente e per nulla declamato. Troppo facile etichettare come sempliciotte le sottili argomentazioni politiche del film di Berg, che non scorda per strada le fratture, le tradizioni, le abitudini di vita e gli aberranti conflitti armati e sociali del territorio mediorientale, proponendo continuamente immagini a cui il tubo catodico ci ha forse troppo presto vaccinato, accantonando invece i discorsetti triti e ritriti di tanto cinema politicamente scorretto e retorico portatore della solita moralina spicciola (la mamma a casa in lacrime che sputa sul governo). Gli americani di The Kingdom non sono i salvatori di niente, si adoperano per risolvere una situazione che ha coinvolto dei loro connazionali, non fanno la guerra, ma primariamente la subiscono. Isolati e forzatamente scortati su un terreno insidioso minato da prìncipi sauditi e una cultura a loro antitetica si inzuppano nella stessa melma in cui anche la polizia locale affoga. Ma il terrorismo al contrario dell'apparente simile motivazione che mette in moto i protagonisti del film, e così sagacemente svelata nel bellissimo montaggio alternato finale, non fa differenza tra responsabili e non, cerca solo indiscriminata violenza.
Girato con un taglio quasi documentaristico, The Kingdom raggiunge l'empireo nella tesissima e nervosa sparatoria condominiale, esteticamente superba.