L'ultimo romanzo di Alessandro Baricco, prima di
Questa storia, risale al 1999, e si trattava di City. Qualcosa di molto diverso da
Castelli di rabbia,
Oceano mare e
Seta: si trattava di un progetto di ampio respiro, in cui non era difficile perdersi, proprio come per un dedalo di vie di una città che non si conosce.
Da
Questa storia, quindi, non sapevo bene cosa aspettarmi. E non nascondo che avevo sempre un velo di timore quando pensavo a questo libro: avevo paura che la magia dei primi tre romanzi, che mi aveva rapito e stregato, fosse sparita chissà dove. Avevo paura che Baricco avesse perso quella vena che lo aveva reso unico ai miei occhi.
Mi sono allora fatto coraggio ed ho inziato a leggerlo. Ed ho continuato, fino alla fine, a leggerlo lentamente, assaporandone ogni singola sfumatura dell'enorme ventaglio del suo bouquet di sapori.
Questa storia è un Capolavoro. È una delle cose più belle, poetiche, profonde che abbia mai letto. È un libro perfetto in ogni sua parte: costruzione, storia, personaggi, stile, incipit, finale. È il Libro da rileggere, quello su cui puoi contare in una vita intera, che sarà in grado di emozionarti sempre, fornendoti sempre nuovi spunti di riflessione.
La prima edizione di
Questa storia risale al 2005, pubblicata da Fandango con
quattro copertine diverse, ciascuna specchio delle quattro parti di cui si compone il libro: Ouverture/ L'Infanzia di Ultimo, Memoriale di Caporetto, Elizaveta, 1947 - Sinnington / 1950 - Mille Miglia. Chiude il cerchio un meraviglioso epilogo, agli antipodi del mondo rappresentato dagli aggettivi "banale" e "scontato". Una bella idea, quella delle copertine, un osare qualcosa di diverso dalla classica pubblicazione di un volume.
Le quattro parti in cui si divide il libro raccontano la storia di Ultimo Parri, un uomo fuori dal comune che ricorda i personaggi di
Castelli di rabbia, ossessionati da un compito, da un fine ultimo da compiere, da ricercare, prima di potersi allontanare da questa vita. Ogni parte è scritta da una persona diversa, con uno stile diverso, con un intento diverso. Ma Ultimo Parri entra inevitabilmente in ciascuna di esse, e con lui la sua vita, che prende pian piano forma come un mosaico al quale vengono aggiunti i tasselli poco per volta.
Ultimo cresce. Cresce come noi: sono gli eventi a forgiare la nostra personalità o siamo noi, con le nostre scelte, a tracciare il nostro carattere, le nostre aspettative, i nostri sogni?
Ultimo trascorre l'infanzia nella campagna italiana, dove il padre, affascinato dalle prime automobili che fanno la loro comparsa nel mondo, decide di aprire un'officina. Il sogno del padre è poter cambiare la propria vita da spalatore di merda di vacca a meccanico di automobili. Ultimo rimane inevitabilmente affascinato da questi bolidi e dagli eroi che li guidano, questi eterei personaggi mascherati con occhialoni e cappello. Ma Ultimo è speciale, lui va oltre: l'automobile è un punto di partenza per potersi librare verso vette di genio inaccessibili ai comuni mortali. Ultimo avrà un sogno, come suo padre. E farà di tutto per renderlo concreto.
Ma la sua vita non sarà facile: farà il soldato e farà parte delle truppe reduci dalla disfatta di
Caporetto. Tutti abbiamo studiato a scuola la prima guerra mondiale. Tutti più meno ricordiamo quale tragica sconfitta noi italiani abbiamo subìto dagli austriaci a Caporetto. Ma il perché è avvenuto tutto ciò non lo sa nessuno: la storia viene studiata in maniera nozionistica, gli uomini spesso contano poco o niente nella maggior parte di libri di storia. Ma Baricco, chissà come, chissà perché, si è appassionato alla vicenda ed ha scritto delle pagine che tutti gli studenti (e non) dovrebbero leggere. Si capirebbero tante cose: la terribile vita in trincea, l'insensatezza della conquista di poche centinaia di metri di terreno, il terrore di vivere ogni minuto, ogni secondo, con la Morte al fianco. E si capirebbe cosa è successo davvero lassù, a Caporetto, in quell'ormai lontano autunno del 1917. Posso giurarvi che, dopo aver letto questo meraviglioso passo, non vi dimenticherete mai più di Caporetto e dell'atmosfera che si respirava in quei giorni.
Dopo la guerra, Ultimo se ne va in giro per il mondo e, insieme ad Elizaveta, gira per le campagne Nordamericane a vendere pianoforti. La sua storia stavolta ci viene raccontata dalle pagine del diario di Elizaveta, che parla soprattutto di lei, una emigrata russa, nella cui vita si intrufola Ultimo.
L'ultima parte è ancora diversa dalle precedenti, stilisticamente e ritmicamente, e procede con il racconto della vita di Ultimo, ma è solo nell'epilogo che il cerchio si chiuderà e verrà svelata e chiarita ogni cosa. Quella lieve foschia che vi aveva impedito di vedere si alzerà. Ma voi, è inevitabile, vedrete il mondo con occhi diversi, attraverso quel velo di commozione che solo poche, grandissime opere, sanno lasciare.
Vi copio qualche scorcio dell'immensità di questo libro. Non è facile estrapolare brani da un contesto così ampio. Tenete conto che la loro forza è immensamente più grande se letti insieme al contorno in cui sono immersi.
(dal diario di Elizaveta, ndShape)
Magari un giorno, a furia di cavalcare, i bolscevichi arriveranno fino a queste pianure e noi dovremo un'altra volta togliere il disturbo.
Io vorrei vivere dove la Storia non arriva. C'è un posto che è esente dalla Storia? Allora vorrei vivere lì.
Io sono una clandestina che dorme nascosta sulla grande nave della Storia.
Ultimo è un clandestino.
Sono i vili quelli che si sono imbarcati con il biglietto e tutto. A loro importa dove la nave va. A noi no.
Se l'età adulta ti ha dato quello che volevi, la vecchiaia dev'esser una sorta di seconda infanzia in cui torni a giocare, e non c'è più nessuno che ti può dire di smettere.
Questa misteriosa circostanza per cui le cose del nostro passato continuano ad esistere anche quando escono dal raggio della nostra vita, e anzi maturano, portando frutti nuovi ad ogni stagione, per un raccolto di cui noi non sappiamo più nulla. La persistenza illogica della vita.
(Parla ora un nobile alla mamma di Ultimo, conosciuto dalla famiglia di Ultimo durante la sua infanzia, ndShape)
Mio padre era un uomo molto ricco, molto più di me. Si mangiò quasi tutto inseguendo un sogno assurdo, una faccenda di ferrovie, una bestialità. Gli piacevano i treni. Quando incominciò a vendere le proprietà io andai da mia madre e le chiesi: Perché non lo fermi? Avevo sedici anni. Mia madre mi diede un ceffone. Poi mi disse una frase che adesso lei, Florence, deve imparare a memoria. Mi disse: se ami qualcuno che ti ama, non smascherare mai i suoi sogni. Il più grande, e illogico, sei tu.
La prima, ottima edizione di
Questa storia, edita da Fandango, costa 15 euro. È uscita da poco un'edizione nell'Universale Economica Feltrinelli, che ne costa 8. Entrambe le edizioni sono oggi in offerta su
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