- Da cui potrebbe aver portato alcuni lettori ed utenti a vivere sostanzialmente in "questo mondo" la loro passione, modo che però é un po' lontanto dalla storia oggettiva del videogioco
Il tuo discorso l'ho capito, ma secondo me sbagli proprio il rapporto causa-effetto. Al tempo il messaggio PlayStation=videogioco veniva trasmesso dalla PS stessa, che si era imposta sul mercato. SC, fatta la scelta di trattare solo un formato (una scelta fatta al tempo per ragioni commerciali e non ideologiche, visto che era l'unica piattaforma a muovere il mercato europeo), decise di ampliare il discorso sul videogioco. È inevitabile che, in quanto rivista PS, prendesse spunto dai giochi per quel formato. Il materiale su cui applicare un certo punto di vista era quello. E, anticipandoti, non penso che si fossero sforzati di vedere in giochi di merda della cioccolata, perché di roba interessante e su cui dibattere ne è uscita tanta. E tantomeno il messaggio era "il videogioco è PlayStation". Il messaggio era che il videogioco poteva essere affrontato con maggiore attenzione perché se la meritava, e magari si poteva addirittura partire da quello per fare ragionamenti stimolanti. Io attorno al 2000 giocavo con il Dreamcast, comprato usato il giorno in cui uscì PS2 in segno di protesta silenziosa, ma continuavo a comprare Super Console per poter leggere le opinioni e gli approfondimenti di Simon, Ivan, Marcello e compagnia. E se arrivi a comprare una rivista che parla di una console che non hai, non credo che il suo messaggio possa essere così ottuso.
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- Outerworlds (che c'é stato solo in pochi numeri finali ricordo) in realtà rafforza questa idea (nell'utente) piuttosto che creare un bilanciamento.
Infatti gli altri giochi sono "altro" dal mainstream, vengono selezionati solo i "migliori"... ben valutati ma sono una sorta di aggiunta al corso principale degli eventi videogiochici () che scorre sulle console Sony.
Attenzione che é ovvio che fosse così, essendo super console dedicata a Sony, e non presuppongo malvolenza.
Mi riferisco ai risultati a non alle intenzioni.
Ma questi sono i risultati visti da uno specchio deformante, come se tu partissi dalla tua conclusione e poi procedessi a ritroso cercando motivazioni per avallare un'idea che hai in testa per partito preso.
I giochi migliori erano selezionati per evidenti ragioni di spazio, ma la nozione di altro non era certo intesa in senso dispregiativo, ma per far capire all'
italiota pleistescionaro che il mondo del videogioco era più ampio e complesso, magari incuriosendolo a provare anche altri giochi o altre macchine. E penso che tutti avessero interpretato così la rubrica, a parte alcuni personaggi a cui non ti farebbe onore essere accostato che pensavano fosse una scusa per spalare merda gratuita sulla concorrenza.
E non penso proprio che fosse un'aggiunta degli ultimissimi numeri. La rubrica iniziò con l'arrivo di Marcello, che credo si sia fatto qualche anno di SC. E' difficile dire quando SC sia diventata una rivista più in stile Videogiochi, ma sono convinto che le due cose vadano di pari passo.
Non confondo le competenze.
Il problema della prospettiva storica resta.
Il motivo é che sulla rivista monoformato confronti Jak al limite con Croc, non con Mario64.
Chi conosce già Mario64 intende, ma il "nuovo" utente italiota playstation mica tanto, non legge tra le righe in modo "corretto".
La rivista multiformato può fare confronti trans-consolistici, quella monoformato no, non può manco nominare i prodotti "concorrenti".
Il perché seriamente mi sfugge...
Come ha detto Duffman, innanzitutto devi farti capire. Tra l'altro non è che per fare un discorso critico di un certo valore tu debba tirare in ballo riferimenti a tutta la produzione di genere, dai cabinati Atari in poi. Non voglio star qua a fare una sdolcinata glorificazione di SC, ma se un merito ha avuto, è stato quello di instillare nel lettore quella scintilla di spirito critico e di curiosità. Anche il giudizio sul gioco più demmerda che c'era, era un giudizio pensato. Magari ironico, ma si cercava sempre di far capire cosa andava, cosa no, e perché, evitando magari le frasi luogo-comune del settore. E se riesci a far passare questa attitudine ad un appassionato di videogiochi, allora gli hai fatto un servizio migliore che non spiegandogli dall'alto che Mario è il migliore di tutti. Escludendo che non lo sappia già, col secondo approccio non ti crede o non gli interessa, mentre col primo magari sarà lui ad arrivarci.
Cmnq ripeto non é "colpa" vostra (se siete belli che ci potete fare?) ma secondo me questo risultato c'é stato, esiste.
Infine una precisazione. Ho sempre parlato di "loro" perché a SC sono arrivato quando la barca era già affondata. Quello che ho scritto è quello che ho capito, come lettore, della rivista, per cui non sono d'accordo che quanto ho descritto fosse un'intenzione che poi in realtà non passava al lettore. Capisco che a te non sia arrivata, forse però anche a causa del fatto che interpretavi il loro lavoro con un certo giudizio, o pregiudizio, sui giochi trattati dalla rivista.
La sensazione che a qualcuno sia "sparita la terra sotto i piedi" comunque resta, nel senso che se la console Sony non é più il know how di riferimento comune ci si trova da bravi giornalisti a dover cambiare l'approccio critico (alcune cose date per scontate ed assolute divengono "relative") e dopo anni in un certo modo si può trovare difficoltà in questo.
Credo che tu in realtà ti riferisca soprattutto (o comunque anche) a me, visto che dei membri della rivista quasi nessuno ha postato con frequenza su questo forum. Non credo proprio che il mio know how mi impedisca di capire un mondo dei videogiochi in cui Sony non è più leader del settore, visto che non ho mai pensato che i videogiochi fossero solo quelli per PS2. E soprattutto non vedo nessuna contrapposizione tra i "giochi per console Sony" e i giochi per le altre piattaforme, come invece fai spesso tu, perché questo sì che sarebbe un atteggiamento miope e limitante. Non penso di essere meno obiettivo, attendibile o acuto nei mie giudizi solo perché ho apprezzato la capacità di Sony di creare piattaforme non indirizzate ad un target specifico o sviluppate per i giochi di un singolo publisher, ma sistemi "neutri" in grado di ospitare la maggiore varietà possibile di sviluppatori e generi videoludici, e al contempo in grado di portare le loro opere ad un pubblico nuovo e più ampio. Il bravo giornalista avrebbe dovuto allontanare con un bastone tutto questo perché le versioni PAL dei giochi girano con 5fps in meno o perché le levette analogiche sono più molli? Non credo. Semplicemente, si ravana tra gli otto quintali di spazzatura scalettata e si scopre che c'è un mondo, lì sotto. Oddio, "scopre", in realtà era sotto gli occhi di chiunque non avesse passato quegli anni a giocare solo con il GC.
Detto questo, se il futuro sarà senza Sony, proseguirò a giocare sugli altri sistemi, seguendo e apprezzando chi porterà avanti i videogiochi. E così faranno gli ex giornalisti di SC, ne sono certo. Pensare che possa essere altrimenti mi sembra anche vagamente offensivo.
Anche se la figura del fanboy disilluso e amareggiato dalla vita, che si riunisce in sette di incappucciati per giocare di nascosto con delle copie masterizzate di The Getaway, sorseggiando Brandy e recitando i dogmi del Fulco, ha il suo fascino.