Autore Topic: [Libri] Arto Paasilinna - I veleni della dolce Linnea  (Letto 934 volte)

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Linnea è una arzilla vecchietta, vedova, ormai in pensione, intenzionata a vivere il resto dei suoi giorni in una tranquilla casa di campagna. Lì si prende cura del suo giardino, si ristora con la sauna e si perde tra i ricordi del suo passato.



Ma la sua vita non è così tranquilla come sembra: ogni mese, puntualissimo, alla data di riscossione della pensione di sussistenza del defunto marito colonnello, si presenta in casa sua il suo nipote Kake in compagnia di due amici balordi. I tre gaglioffi in un giorno sperperano la misera pensione in alcool e mettono a soqquadro casa e giardino della povera signora che, ormai esasperata, scappa di casa e chiama la polizia.
A questo punto la situazione diventa decisamente scottante: i delinquenti vogliono vendicarsi del comportamento di Linnea, la quale deve pur difendersi in qualche modo. La tenera vecchietta inizia così a preparare intrugli velenosi da utilizzare in caso di necessità. E vi assicuro che la necessità si presenterà più di una volta, nelle forme dei tre violenti nullafacenti.

Come in Piccoli suicidi tra amici, Paasilinna scrive in maniera leggera e ironica, infarcendo la storia di particolari e rendendola più che plausibile. Inoltre, diversamente da Piccoli suicidi, I veleni della dolce Linnea ha un ritmo sicuramente meglio scandito, complice anche la minore lunghezza ed una trama più avvincente, nonostante il finale banale e scontato, in tono con le corde e lo stile ironico e da commedia del resto dell'opera.
Però, come diceva FreeDom a proposito proprio di Piccoli suicidi tra amici, dopo la lettura di Paasilinna non rimane molto: non è solo lo stile ad essere leggero, ma anche il contenuto.
Ciò non toglie che sia una piacevole lettura, quando si sentisse il bisogno di evadere dal tran-tran quotidiano e si cercasse qualcosa di poco impegnativo.

Eccovi il primo capitolo.
Citazione
Un’amabile nonnina in una tranquilla cornice campestre, che quadretto incantevole!
Nel giardino di una casetta rossa, un’esile vecchietta con un annaffiatoio giallo in mano stava irrorando la sua aiuola di violette. Le rondini volteggiavano cinguettando nel cielo sereno, i calabroni ronzavano, un gatto indolente sonnecchiava sul prato.
Più in là, al limitare del bosco, si ergeva una piccola sauna di legno grigio; era pomeriggio e dal camino salivano volute di fumo azzurro. Sul sentiero che conduceva alla sauna c’era un pozzo su cui erano posati due secchi di plastica rossi.
La proprietà era antica, bella e ben tenuta. A sud, a poche centinaia di metri, si intravedeva il resto del villaggio: qualche casa padronale, una serra di plastica, un’aia, delle stalle e, sul retro, delle carcasse di automobili arrugginite semicoperte di ortiche. Dal villaggio arrivava l’irritante scoppiettare dei motorini e, più lontano, l’ansimare regolare di un treno.
Era situata a cinquanta chilometri da Helsinki, a nord del comune di Siuntio, nel villaggio isolato di Harmisto, che consisteva di una bottega, un ufficio postale, una succursale della banca cooperativa, un capannone industriale dall’aria abbandonata e una trentina di fattorie.
La vecchietta riempì al pozzo qualche secchio d’acqua che portò alla sauna, soffermandosi di tanto in tanto sul sentiero per riposare. Nella sauna attizzò la legna della stufa e della marmitta dell’acqua calda e chiuse leggermente la valvola di tiraggio.
A prima vista si sarebbe detto che l’anziana donna fosse originaria del villaggio, che avesse vissuto per tutta la vita in quella casetta e stesse ora trascorrendo serenamente i suoi ultimi anni a prendersi cura delle violette in compagnia del suo gatto.
Niente affatto! La vecchietta aveva mani dalle dita sottili, senza calli. Erano mani di chi non ha mai lavorato a cottimo sui campi di grano né munto mammelle di decine di mucche nelle stalle delle ricche fattorie. Era pettinata alla cittadina, i capelli bianchi le scendevano graziosamente sulle esili spalle.
Nella sua fresca tunica di cotone a righe bianche e azzurre, aveva più l’aria di un’agiata vacanziera che di una vedova di bracciante afflitta da vene varicose e forfora.
Aveva appena ritirato la sua pensione alla banca cooperativa di Harmisto. Si poteva pensare che fosse di buon umore in quella bella giornata estiva di paga, ma non era così. In realtà aveva cominciato a odiare quelle scadenze mensili: puntualmente, il giorno di riscossione della pensione, riceveva la visita di sgradevoli soggetti dalla capitale. E la cosa andava ormai avanti già da parecchi anni, regolarmente, una volta al mese.
Il solo pensiero la deprimeva. Svuotata di ogni energia, si sedette sul dondolo di legno del giardino, prese il gatto sulle ginocchia e sospirò con voce fioca:
“Che il Signore mi protegga dai giorni di paga!”
Lanciò un’occhiata inquieta verso la strada del villaggio da dove i suoi visitatori di Helsinki erano soliti arrivare e le venne voglia di imprecare come un carrettiere, o un legionario, ma si trattenne, da vedova educata qual era. Il suo volto tuttavia s’indurì, nei suoi occhi balenò puro odio. Il gatto arruffò il pelo, anche lui con lo sguardo fisso alla strada.
La vecchietta partì d’un tratto come una furia in direzione della sauna con il gatto alle calcagna. Dopo aver buttato il rituale ramaiolo d’acqua sulle pietre incandescenti, chiuse la valvola di tiraggio così bruscamente che pezzi di intonaco si staccarono dalla canna fumaria e caddero sul coperchio della marmitta.
L’esile signora si chiamava Linnea Ravaska, nata Lindholm. Era venuta al mondo a Helsinki nel 1910 ed era rimasta vedova del colonnello Rainer Ravaska nel 1952, l’anno dei Giochi Olimpici nella capitale finlandese. Ora pensionata, abitava nel villaggio di Harmisto, nel comune di Siuntio, in quella casetta rossa il cui unico comfort moderno era l’elettricità. Vivendo sola, a rigor di logica, non avrebbe dovuto avere nessuno a carico oltre al suo gatto. Ma, ahimè, non era così. La vita della vecchia colonnella aveva
preso da tempo una brutta piega.


I veleni della dolce Linnea è edito dall'editore Iperborea, che pubblica in Italia i romanzi di Paasilinna, nel formato stretto e alto che lo caratterizza. Il volume è stato tradotto da Helinä Kangas e Antonio Maiorca, ha 208 pagine e costa 11 euro e mezzo.