Autore Topic: G8: la polizia confessa  (Letto 9151 volte)

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Offline Jello Biafra

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G8: la polizia confessa
« il: 14 Giu 2007, 19:25 »
http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/cronaca/g8-genova/g8-genova/g8-genova.html

Beh, finalmente lo ammettono. Notare che la notizia, in un paese civile avrebbe già fatto rotolare teste e sarebbe stata strillata in ogni singolo TG o quotidiano per le prossime due settimane.
Qui invece qualche trafiletto e pochi secondi di servizio sul TG1. Ma del resto in un paese civile quello che è accaduto a Genova nel luglio del 2001, non sarebbe mai accaduto o, perlomeno, non in maniera cosi grossa.

C'è anche un altro articolo interessante:

Citazione
"Segreto di Stato: a Genova ci fu un disegno repressivo, prima condanna per la Polizia al G8 del 2001. La censura da parte dei media è stata rigida ed assoluta: della sentenza di Genova non si doveva parlare. Infatti incredibilmente non ne ha scritto neanche il Manifesto e dovrebbe spiegare perché. Alzi la mano chi ha saputo che la settimana scorsa a Genova c'è stata la prima condanna per i pestaggi della Polizia durante il G8 del 2001.

Eppure la sentenza di Genova è un passaggio capitale per la ricostruzione della verità e la giustizia di quello che successe nel capoluogo ligure oramai 6 anni fa. E ci spiega anche molto del disegno politico sotteso alla repressione [ Gennaro Carotenuto ].
Lo Stato è stato condannato a risarcire Marina Spaccini, 50 anni, pediatra triestina, volontaria per quattro anni in Africa, per il pestaggio che subì da parte della Polizia in via Assarotti, nel pomeriggio del 20 luglio 2001. Marina, come decine di migliaia di militanti cattolici della Rete Lilliput , era seduta, con le mani alzate dipinte di bianco, gridando “non violenza”, quando fu massacrata dalla Polizia. Questa si è difesa sostenendo (sic!) che non era possibile distinguere tra le mani dipinte di bianco di Marina e i Black Block. Per il giudice Angela Latella invece la selvaggia repressione genovese –e la cortina di menzogne sollevata per coprirle- è stata una delle pagine più nere di tutta la storia della Polizia di Stato e per la prima volta ciò viene scritto in una sentenza. Non solo, è ben più grave quello che è scritto nella sentenza genovese. Quelle dei poliziotti non furono né iniziative isolate né eccessi, ma facevano parte di un disegno criminale.

Si inizia a confermare in via processuale quello che chi scrive sostiene e scrive da sei anni. A Genova vi fu un disegno criminale selettivo da parte di apparati dello stato. Tale disegno era teso a terrorizzare non tanto la sinistra radicale ma il pacifismo cattolico, in particolare la Rete Lilliput, che per la prima volta in maniera così convinta e numerosa scendeva in piazza saldandosi in un unico enorme fronte antineoliberale con la sinistra.

Le ragazze e i ragazzi delle parrocchie furono quelli che pagarono il prezzo più alto, soprattutto sabato. I loro spezzoni di corteo furono sistematicamente bersagliati dai lacrimogeni e centinaia di loro furono pestati selvaggiamente. Ma, soprattutto decine di migliaia di loro, e le loro famiglie, furono spaventati a morte in una logica pienamente terroristica. Quanti dopo Genova sono rimasti a casa?

Di fronte all'immagine sorda data dai grandi della terra, Bush, Blair, Berlusconi, quel movimento pacifico, colorato, credibile, fatto di persone serie e non dei pescecani rinchiusi nella città proibita, che si era riunito intorno alle proposte concrete per un nuovo mondo possibile del Genoa Social Forum, doveva essere schiacciato. Non lo sapevamo, ma mancavano 50 giorni all'11 settembre.

Di seguito, l'articolo di Massimo Calandri, apparso SOLO sulle pagine genovesi di Repubblica lo scorso 29 aprile.

Prima condanna per le violenze delle forze dell'ordine contro i manifestanti: "Non furono iniziative isolate". G8, condannato il Ministero - Missionaria picchiata, risarciti invalidità e danni morali "Ho solo ottenuto quello che attendevo da 6 anni: giustizia"

MASSIMO CALANDRI

LA PRIMA condanna nei confronti del Ministero dell?Interno per le illecite e gratuite violenze dei suoi poliziotti è arrivata nei giorni scorsi, e cioè circa sei anni dopo la vergogna del G8 genovese. Ma le parole con cui il giudice istruttore Angela Latella ha motivato la sua decisione rinfrescano la memoria.

Ricordando a tutti che quelle cariche sanguinarie,quelle teste rotte a manganellate, quei lacrimogeni sparati contro le persone inermi, non erano frutto dell?iniziativa isolata o dell'autonomo eccesso di qualche agente. Facevano invece parte di un più ampio disegno -così come le menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze - , che rappresenta una delle pagine più buie nella storia della Polizia di Stato.

Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ragione a Marina Spaccini, pediatra cinquantenne di origine triestina, pacifista che per quattro anni ha lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti. Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: "Non violenza!".

Gli agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia ad un gruppo di Black Bloc, che c'era una gran confusione e qualcuno tirava contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e "cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal giudice. I cattivi c'erano per davvero, ed erano i poliziotti che a bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra triestina. Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al vertice, non sono stati identificati, Angela Latella ha deciso di condannare il Ministero dell'Interno. La cifra che verrà pagata a Marina Spaccini non è certo clamorosa - cinquemila euro tra invalidità, danni morali ed esistenziali - , ma il punto è evidentemente un altro.

«Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia - scrive il giudice - , non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né di un'iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima operazione di polizia volta e riportare l'ordine pubblico gravemente messo in pericolo».

Perché l'intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai abbastanza chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli stessi poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori erano diverse decine; l'ordine era di caricarli, disperderli ed arrestarli», hanno detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati solo due ragazzi (non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro archiviata. La pacifista era assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini e Marco Vano. Il giudice ha sottolineato come fotografie e filmati portati in aula «siano stati illuminanti»: «Si vedono ammanettare persone vestite normalmente; più poliziotti colpire con i manganelli una persona a terra, inerme. La stessa Spaccini è una persona di cinquant'anni, di cui giustamente si sottolinea l'aspetto mite». E poi, le testimonianze come quella di una signora settantenne che parla di una «manifestazione assolutamente pacifica e allegra» e di aver quindi visto agenti «bastonare ferocemente persone con le mani alzate ed inermi come lei». Marina Spaccini ha accolto il giudizio con un sorriso: «Era semplicemente quello che attendevo da sei anni. Giustizia».

Fonte originale: MegaChip.info
Un articolo di Massimiliano Valdannini da Criticamente.it, sotto CopyLeft, riproducibile a patto di citare la fonte e gli autori.



Non so poi se qualcuno di voi ha avuto l'occasione di leggere uno speciale che Mircomega fece tempo fa sempre riguardo a quel pasticciaccio brutto della scuola Diaz, c'erano i referti medici delle vittime e alcune testimonianze: in confronto l'Argentina di Videla e Massera sembrava la culla della democrazia.

Quello che penso sulla vicenda l'ho già scritto qui sul forum almeno quattro volte e non ho voglia di ripeterlo, l'unica certezza è che qui in Italia la democrazia è sempre stata un optional nel dopoguerra, sin dai tempi delle bombe in piazza e dei tentativi di colpo di stato mai portati a termine ma perfettamente riusciti nel loro portare al limite il livello di emergenza.

Pena e schifo per questi criminali e soprattutto per chi stava nel punto più alto della catena di comando, che a sua volta rispondeva a direttive ben precise venute non certo dal territorio italiano.

Offline Nemo

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G8: la polizia confessa
« Risposta #1 il: 14 Giu 2007, 22:26 »
Dirò una cosa qualunquista, ogni tanto me lo posso permettere.

Vorrei che radiassero dalla polizia e vari altri corpi tutti quelli coinvolti dal più basso al più alto in grado, senza pensione e con l'obbligo di pagare i risarcimenti alle vittime.
E invece questi "signori" che evidentemente hanno un altissimo senso dello Stato si avvalgono della facoltà di non rispondere.

Per il resto non si può essere che d'accordo con Jello.

Aggiungo solo che la cosa era risaputa da tempo immemore.

Offline dj-jojo

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G8: la polizia confessa
« Risposta #2 il: 14 Giu 2007, 23:05 »
I fatti del G8 sono il fiore all'occhiello dell'Imperiatore


Offline Andrew B. Spencer

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G8: la polizia confessa
« Risposta #3 il: 14 Giu 2007, 23:14 »
Beh, comunque le immagini di gruppi di poliziotti che manganellano o tirano calci a gente (anche donne) a terra già parlavano chiaro, e facevano intuire quanto poco fosse credibile la "versione ufficiale" sulla Diaz.

Offline Andrew B. Spencer

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G8: la polizia confessa
« Risposta #4 il: 14 Giu 2007, 23:42 »
State guardando Primo Piano? C'è La Russa incacchiato come una jena che minaccia di abbandonare la trasmissione perché "stanno parlando di un episodio molto vecchio sul quale è emersa solo  una testimonianza". Essì, stai a vedere a che ora simili episodi hanno una data di scadenza e che dopo che esce fuori una roba del genere nemmeno se ne parli. Ma LOL :lol: !

Offline l'Amico

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G8: la polizia confessa
« Risposta #5 il: 15 Giu 2007, 00:02 »
Qualche info sui black block e sugli altri simpaticoni (anche donne) che hanno raso al suolo Genova? Chi erano quelli che distribuivano armi da quel furgone bianco? chi ha spalleggiato e nascosto i BB?
A me interessano piu' queste cose, con la speranza nel cuore che questa teppaglia venga a far casino qui da me. Vi aspetto con ansia.
Mi va bene anche un Casarini che non vuol pagare il conto, eh.

Poi se c'e' stato qualcuno che ha preso una manganellata senza aver commesso nessun crimine, dispiace per lui. Ma quelli che hanno occupato (che parola odiosa. ma che significa? e' legale "occupare"?) la Diaz, potevano farlo?
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Offline Seppia

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Re: G8: la polizia confessa
« Risposta #6 il: 15 Giu 2007, 00:23 »
quanto é successo alla Diaz é una vergogna, perché lo stato non dovrebbe scendere a livello di volgari criminali come i black block/gente varia

cio' detto é normale che lo stato si protegga e faccia in modo che la notizia sia passata sotto silenzio. consolatevi é cosi (se non peggio) in tutti i paesi del mondo, dalla francia agli usa, dalla corea del nord alla germania

anche perché se non si fosse iniziata una guerra civile certamente la pola non avrebbe reagito, o overreagito

insisto: mai vista una manifestazione pacifica soffocata nel sangue in italia
sempre visto eccessi osceni in seguito a manifestazioni violente.
non é che sono fesso eh, so benissimo che nella pola ci sono un sacco di fanatici: se gli si da la scusa questi si lasciano andare
non che sia giusto eh
solo é normale


Citazione da: "Jello Biafra"
l'unica certezza è che qui in Italia la democrazia è sempre stata un optional nel dopoguerra, sin dai tempi delle bombe in piazza e dei tentativi di colpo di stato mai portati a termine ma perfettamente riusciti nel loro portare al limite il livello di emergenza.

Pena e schifo per questi criminali e soprattutto per chi stava nel punto più alto della catena di comando, che a sua volta rispondeva a direttive ben precise venute non certo dal territorio italiano.



questo invece lo trovo una esagerazione di mezze realtà.
il discorso sarebbe lunghissimo, ma semplificando
- i servizi segreti italiani hanno organizzato una strage (bologna ovviamente) per mantenere alta la tensione e dare la colpa agli estremisti di sinistra
- il grande vecchio dietro le BR non esisteva
- se il pc avesse preso il 51% dei voti probabilmente ci sarebbe stato un colpo di stato stile grecia, ma siamo del campo del se le nonne avessero 4 ruote
- l'influenza degli states me la sopravvaluti: dagli anni 70 il più grosso nemico della rivoluzione é sempre stato il pc, che aveva "tradito" decidendo di prendere il potere attraverso le urne e che poi fece il compromesso storico, che tra l'altro ha aiutato molto di più i lavoratori di quanto non avrebbe fatto una presa di potere esclusiva (con susseguente golpe stile grecia, ma anche qui siamo nel campo delle nonne se avessero 4 ruote)
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Cit. Vn Vomo Givsto

Offline Andrew B. Spencer

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G8: la polizia confessa
« Risposta #7 il: 15 Giu 2007, 02:27 »
Citazione da: "l'Amico"
Qualche info sui black block e sugli altri simpaticoni (anche donne) che hanno raso al suolo Genova? Chi erano quelli che distribuivano armi da quel furgone bianco? chi ha spalleggiato e nascosto i BB?
A me interessano piu' queste cose, con la speranza nel cuore che questa teppaglia venga a far casino qui da me. Vi aspetto con ansia.
Mi va bene anche un Casarini che non vuol pagare il conto, eh.


A me interessa molto di più sapere se quando vedo uno in divisa posso fidarmi o "in condizioni di particolare stress blablabla" è di quelli che, in gruppo, danno calci, manganellate e spaccano teste con metodi fascisti a gente indifesa per terra, quindi in quel momento innocua.

Anche perché se non hai un minimo di autocontrollo in certe situazioni, ci sono altri mestieri.

No, perché se c'è anche una minoranza di questa gente nelle forze dell'ordine, e, quando sbarella, viene difesa come pare "per spirito di corporazione", non mi pare normale, ma anzi mi sembra un bel problema...

Il black block è un criminale, queste sono persone delle quali dovremmo fidarci ciecamente, o quasi. E quando vedo certi filmati e sento certe testimonianze, beh, questa fiducia vacilla paurosamente (non potendo conoscere la storia personale di ogni singolo agente, ovviamente è tutta la categoria che ne risulta macchiata).

Offline Yoshi

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Re: G8: la polizia confessa
« Risposta #8 il: 15 Giu 2007, 05:15 »
Citazione da: "Seppia"
insisto: mai vista una manifestazione pacifica soffocata nel sangue in italia
sempre visto eccessi osceni in seguito a manifestazioni violente.
non é che sono fesso eh, so benissimo che nella pola ci sono un sacco di fanatici: se gli si da la scusa questi si lasciano andare
non che sia giusto eh
solo é normale


Caro Seppia, ti racconto come è andata davvero, io c'ero e ho visto. Tra l'altro mi conosci, sono sì un sinistroide, ma un tranquillone amante della patata che non dice troppe cazzate se non per far ridere gli amici quindi mi puoi ascoltare che non ti volgio convincere di niente, se non di non fidarti mai di quello che ti viene raccontato da chi non conosci.
Ora, Genova era una grossa occasione per un certo modo nuovo di fare politica, praticamente tutte le associazioni al di fuori del sistema dei partiti erano lì a portare un messaggio che si può riassumere con un "Attenti, molta parte della popolazione mondiale non è d'accordo con quello che state facendo". Questa gente andava dai tuoi amici okupa :) ad associazioni di una tranquillità e pacifismo estremo. Di cattolici, per dire, ce n'era veramente una quantità pazzesca.
La cosa a livello politico non dev'essere sfuggita e probabilmente preoccupava, quindi è stata attuata una sagace contromossa tattica. Discreditare il movimento puntano sulla cecità politica dei punti più estremi del movimento e facendo entrare in campo la violenza. Già nei giorni precedenti è stata buttata benzina sul fuoco della tensione sia dalla parte istituzionale (creazione della zona rossa, cariche sui traghetti in arrivo dalla Grecia pieni di manifestanti, chiusura delle frontiere, istruzioni ai poliziotti di prepararsi ad affrontare delle bestie, quest'ultima raccontatami da un ex poliziotto terrorizzato mentre me lo diceva che non divulgassi la notizia) che dall'altra (l'idiota di Casarini e tutti i cretini ancora convinti di vivere nel '77 che fanno dichiarazioni di guerra varie e altre cose che mi sfuggono, ma erano sicuramente numerose). Arrivati ai giorni del G8, dopo un inizio tranquillo, si lasciano agire indisturbati dei piccoli gruppi di vandali scatenati (in cui più tardi si scopriranno esserci degli infiltrati della Polizia) e si scatena la battaglia sui gruppi dei centri sociali di Casarin e compagnia. Il tutto in maniera in parte casuale (ci furono degli errori e dei problemi tecnici che determinarono mosse sbagliate delle forze dell'ordine) in parte premeditata (ho visto coi miei occhi poliziotti fregarsene bellamente di quattro stronzi vestiti di nero che bruciavano macchine e pestavano passanti). Il povero Giuliani ci lascia le penne in maniera (secondo me) davvero stupida e il paese è shockato. Però l'opera non è del tutto completa.
La tensione è a mille, ma il giorno dopo la manifestazione unitaria dei movimenti parte lo stesso. I soliti devastatori iniziano a seminare distruzione, la polizia interviene e massacra a caso risalendo il corteo a suon di manganellate. Il problema è che nel corteo c'è della gente ultra pacifica a cui neanche salta in mente di correre via quando si vedono dei poliziotti incazzati che li caricano. Il loro probabile pensiero è "Io non ho fatto niente, perchè dovrebbero malmenarmi?". Ovviamente si pigliano le botte.
Probabilmente a quel punto la polizia si rende conto di aver calcato troppo la mano e si inventa il raid alla Diaz per dare una giustificazione alle proprie azioni. Il raid è però così maldestro che l'effetto non è riuscito, se non nelle prime ore dopo il fatto.
Alla fine ci sono una serie di conseguenze. La TV mostra scene di devastazione per la città messe in opera da gente che in teoria era lì per manifestare e chi non c'era pensa che i manifestanti siano un gruppo di okupa fancazzisti che hanno solo voglia di spaccare tutto. Le brave persone che erano lì, si sono prese le botte e evidentemente pensano che quello non è il modo migliore per fare politica (io sono fra quelli). A livello generale il movimento perde di forza mediatica e di forza interna, dato che la maggioranza silenziosa interna se ne distacca e chi non c'era giustamente lo disapprova, data la percezione che dall'esterno si è avuta dell'evento. In conclusione, quello che poteva diventare un movimento politico forte e influente è morto lì e ora ne è rimasto un triste proseguimento fatto di centri sociali del nord est e espropri proletari che poco c'entrano con quello per cui la gente era a Genova a manifestare
(robe tipo rispetto della vita  umana, rispetto dei diritti di ogni uomo e rispetto dell'ambiente, mica spacchiamo i negozi e instauriamo il comunismo). Una manovra politica perfettamente riuscita, facendo tra l'altro ricadere la colpa su quattro poliziotti stupidi, pronti a menare il primo comunista di passaggio, e a quattro comunisti ancora più stupidi, pronti a combattere con la polizia per qualsiasi scusa idiota.
Non mi ricordo più cosa volevo dire, ma spero di averti dato un buon quadro della situazione :)
Sto giocando online a Civ 6

Offline Daimon

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G8: la polizia confessa
« Risposta #9 il: 15 Giu 2007, 09:14 »
Citazione da: "Andrew B. Spencer"
Citazione da: "l'Amico"
Qualche info sui black block e sugli altri simpaticoni (anche donne) che hanno raso al suolo Genova? Chi erano quelli che distribuivano armi da quel furgone bianco? chi ha spalleggiato e nascosto i BB?
A me interessano piu' queste cose, con la speranza nel cuore che questa teppaglia venga a far casino qui da me. Vi aspetto con ansia.
Mi va bene anche un Casarini che non vuol pagare il conto, eh.


A me interessa molto di più sapere se quando vedo uno in divisa posso fidarmi o "in condizioni di particolare stress blablabla" è di quelli che, in gruppo, danno calci, manganellate e spaccano teste con metodi fascisti a gente indifesa per terra, quindi in quel momento innocua.



Scappa scappa!
Sono bestie uguali, solo che sono pure armati e in genere giustificati.
Comunque c'e' poco da inquisire sti due tre carabinieri che sanno a
malapena scrivere.
Devi far fuori chi gli sta sopra, tutti, da chi li sceglie a chi li comanda.
Sanctus, sanctus, sanctus, Dominus Deus Sabaoth.<br />Hosanna in excelsis.<br />Benedictus qui veni

Offline fulgenzio

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G8: la polizia confessa
« Risposta #10 il: 15 Giu 2007, 09:45 »
Alla Maddalena saranno felici di sapere che il prossimo G8 lo fanno da loro.
ANCHE UN TANUKI PUO’ SORPRENDERE UNA TIGRE CHE DORME.

Offline Nemo

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G8: la polizia confessa
« Risposta #11 il: 15 Giu 2007, 10:18 »
Citazione da: "fulgenzio"
Alla Maddalena saranno felici di sapere che il prossimo G8 lo fanno da loro.

Pensa che in un primo momento avevo capito che l'avrebbero fatto all'Asinara...

Offline Jello Biafra

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Re: G8: la polizia confessa
« Risposta #12 il: 15 Giu 2007, 10:18 »
Citazione da: "Seppia"
questo invece lo trovo una esagerazione di mezze realtà.
il discorso sarebbe lunghissimo, ma semplificando


Dato che Yoshi ha risposto più che egragiamente (e dato che queste cose sul forum le abbiamo scritte più volte cosi come chi ci ha risposto lo ha fatto altrettante volte e di conseguenza ripetere discussioni già fatte è abastanza inutile) mi permetto di andare un attimi OT (che poi non è nemmeno tanto OT, dato che il tempo passa e le strategie restano le stesse) per rispondere a questo.

Citazione
- i servizi segreti italiani hanno organizzato una strage (bologna ovviamente) per mantenere alta la tensione e dare la colpa agli estremisti di sinistra


I servizi non hanno organizzato UNA strage. I servizi, insieme agli apparati di sicurezza e a buona parte della politica, hanno organizzato un intero sistema soversivo, un meccanismo assai complesso, che, partendo da Stay Behind (che qui da noi si chiamava Gladio), ovvero una struttura paramilitare iper organizzata presente in tutta Europa, totalmente ILLEGALE, creata dalla NATO e con apposita funzione anticomunista. E per anticomunista non si intende da impiegare in caso di imbrobabilissime invasioni da est, ma piuttosto in caso di mutamenti democratici della politica interna dei singli paesi che potessero portare ai conseguenti mutamenti di atteggiamento verso la NATO stessa (ovvero che decidessero di non essere più una colonia).

In Italia, dato che noi dobbiamo sempre distinguerci (ma in realtà perchè il nostro paese ha una posizione sul Mediterrano iper strategica) questa struttura è risultata la più ramificata, potente, pericolosa e soprattutto attiva del mondo. Hanno iniziato già alla fine degli anni '40, con la strage di Portella delle Ginestre, con la preparazione del golpe in caso di vittoria dei socialisti e comunisti alle prime elezioni (e lo ha ammesso con brutale franchezza lo stesso Cossiga, in molte occasioni) e poi han continuato negli anni '50, con il Piano Demagnetize, ovvero infiltrare nella sinistra provocatori e agitatori, orchestrare scandali ad hoc e cosi via per deleggittimare il PCI.
Han continuato, sempre nei '50, spiando i cittadini, creando 157.000 fascicoli di informazioni sui presunti nemici interni, qualche hanno dopo finiti tutti nelle mani della P2.

Han continuato nel 1964, con il Piano Solo, un progetto di colpo di stato da eseguire nel caso fosse stato accettato il programma di riforme proposto dal PSI nel primo governo di centro sinistra (e guardacaso, in seguito al "rumor di sciabole" del golpe in preparazione, le riforme non si fecero più).

Han continuato con la teoria della "guerra non ortodossa", ovvero usare qualsiasi mezzo, QUALSIASI soprattutto se illegale e volento, per impedire che le sinistre andassero democraticamente al potere. E di questo facevano parte tanto le stragi che servizi, corpi d'arma e neofascisti usati come manovalanza idiota, organizzavano (e non è UNA, sono SEI, una più terribile dell'altra) per dare la colpa ai "comunisti", quanto le provocazioni e le infiltrazioni nelle manifestazioni, che provocavano scontri poi repressi brutalmente con i MORTI.

Ne faceva parte anche la teoria degli "opposti estremismi", ovvero fomentare l'esasperazione e la vuolenza di estrema destra e sinistra, per poi convincere la gente ad avvallare soluzioni restauratrici centriste.

Ne facevano parte anche i sei tentativi di colpo di stato, che non sarebbero mai stati portati a termine ma che servivano anche questi o a dare "avvertimenti" alla politica o a potenziare gli opposti estremismi.

Il tutto ovviamente non era una follia di pochi traditori, ma un disegno ben organizzato che la politica del nostro paese conosceva, avvallava e, in certi spregevoli elementi (Cossiga e Andreotti) gestiva. Ed ovviamente la sua provenienza era la NATO, eh, mica il concilio segreto delle repubbliche delle banane.


Citazione
- il grande vecchio dietro le BR non esisteva


Vero. Ma il fenomeno delle BR, nato in maniera orrendamente spontanea, era stato poi via via infiltrato ed in seguito con molta probabilità capeggiato da elementi al soldo del ministero degli interni. Non scordiamoci la figura del capo della seconda fase delle BR, Moretti: prima studente fascista, poi misteriosamente entrato nelle BR, poi ancora più misteriosamente succeduto a Curcio senza apparente motivo e cosi via.
E non scordiamoci il killer della 'ndrangheta (Antonio Nirta) che sparò a Via Fani, il numero di telefono di un ispettore di polizia piduista trovato in vari covi delle BR e tante, tantissime altre "stranezze".


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- se il pc avesse preso il 51% dei voti probabilmente ci sarebbe stato un colpo di stato stile grecia, ma siamo del campo del se le nonne avessero 4 ruote


Il colpo di stato non ci sarebbe stato perchè il PCI, in quei termini non sarebbe mai arrivato al potere, in Italia, una democrazia piccola piccola in un paese piccolo piccolo.

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- l'influenza degli states me la sopravvaluti: dagli anni 70 il più grosso nemico della rivoluzione é sempre stato il pc, che aveva "tradito" decidendo di prendere il potere attraverso le urne e che poi fece il compromesso storico, che tra l'altro ha aiutato molto di più i lavoratori di quanto non avrebbe fatto una presa di potere esclusiva (con susseguente golpe stile grecia, ma anche qui siamo nel campo delle nonne se avessero 4 ruote)


Io non sopravvaluto niente. L'influenza degli USA è quasi tutta (perchè il discorso sarebbe molto ma molto più lungo) spiegata sopra.
Il compromesso storico ha spianato la strada al Craxismo e di conseguenza al berlusconismo, ma in Italia era l'unica cosa da fare. Non è stata una mossa sbagliata.

Casomai puoi dirmi che le vittorie il PCI e i sindacati le hanno conseguite quando erano all'opposizione (statuto del lavoratori, contratti, aborto, divorzio, un generale miglioramento sociale e civile, ecc...).

Ora, a Genova, nel 2001, che è successo? Sembrava davvero di essere tronati negli anni '70.
Anche perchè i black block erano liberi di scorrazzare e spaccare senza che nessuno li fermasse, mentre i manifestanti veri, quelli che erano li per una ben precisa causa, pacificamente e proprio per questo erano i più pericolosi, sono stati picchiati selvaggiamente, arrestati, derisi, torturati.

TORTURATI

Sono state costruite prove false (le molotov), è stata orchestrata una campagna mediatica orribile, con il TG5 di Chicco testa di lampadina Mentana, come al solito, sugli scudi, è stata nascosta la verità, è stata distorta la realtà.
La conseguenza è che il movimento, oggi come oggi, in Italia è praticamente inesistente.

E questi porci rivoltanti ancora sono la sui loro scranni mentre noi ci facciamo le seghe sulla villetta di Cogne o sull'ultimo TV HD Ready.

Offline dj-jojo

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G8: la polizia confessa
« Risposta #13 il: 15 Giu 2007, 10:29 »
Tra l'altro,il fatto che la polizia si fosse preparata ai pestaggi era anche stato detto da fonti dirette (era in questo senso che parlavo di capolavoro dell'Imperiatore)... Non riesco purtroppo a fornire un link utile.
Cmq da quella volta ormai chiunque manifesti o dissenta con il "potere" in Italia viene visto come un terrorista (potere della nostra disinformazione mediatica).
Sono terroristi i poveri cittadini di Venaus, sono terroristi gli abitanti di Serre, sono terroristi quelli che muoiono di cancro per colpa dell'inquinamento, sono un terrorista anch'io che combatto contro le prepotenze degli amministratori locali.
Eh si...

Offline Jello Biafra

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G8: la polizia confessa
« Risposta #14 il: 15 Giu 2007, 10:42 »
Ma Scajola era solo una testa di paglia, un incompetente che l'unica cosa che sa fare è intascare tangenti

Citazione
Deputato della Repubblica. Eletto in Liguria. Classe 1948, di Imperia, democristiano nato in una famiglia democristiana. Il padre Ferdinando, dirigente Inps, fu segretario della Dc locale e sindaco d’Imperia fin dal 1952. Due anni dopo dovette dimettersi, perché travolto da uno scandalo: il cognato aveva ottenuto il posto di primario chirurgico nell’ospedale locale e si malignava che fosse stato aiutato dal potente sindaco democristiano. Erano altri tempi, bastava niente per costringere alle dimissioni. Ma la politica restò una malattia di famiglia. Il testimone passò dapprima al figlio maggiore, Alessandro, che divenne anch’egli sindaco d’Imperia nel 1972, poi ancora nel 1977, e nel 1979 fu eletto in Parlamento. Claudio era il più piccolo dei tre figli del notabile dc. Ma venne anche il suo momento. Aveva respirato aria democristiana fin dalla culla: sua madrina di battesimo era stata Maria Romana De Gasperi, figlia del grande capo della Dc. Già negli anni del liceo e poi dell’università si era impegnato nel movimento giovanile democristiano. Non è un teorico, ma un amministratore, un organizzatore: diventa presidente dell’ospedale Novaro, poi dell’Unità sanitaria locale; è anche segretario provinciale della Dc. Nel 1982, a 34 anni, diventa sindaco d’Imperia, come il padre Ferdinando, come il fratello Alessandro. è una festa, in famiglia. Peccato che un anno dopo esploda lo scandalo dei casinò.

E' il primo grande intreccio tra politica e affari in cui compare, nel nord del Paese, lo zampino della mafia. La storia è complessa e ancora oggi non svelata in tutte le sue pieghe, ma è semplice nella sua essenza: si era saldato un triangolo, tra imprenditori che puntavano a gestire le case da gioco, politici che concedevano gli appalti per la gestione, ma volevano qualcosa in cambio, e mafiosi che attorno ai casinò ronzano da sempre e che hanno ottimi argomenti, finanziari e non solo, per arrivare al controllo del business. Nella notte di giovedì11 novembre 1983 polizia, carabinieri e guardia di finanza circondano e perquisiscono a tappeto i casinò di Sanremo, Campione d’Italia, Saint Vincent e Venezia. Gli arrestati sono una quarantina. Il «blitz di San Martino», come verrà chiamato, convolge imprenditori, politici e boss mafiosi, e azzera due gruppi dirigenti locali, gli amministratori pubblici del Comune di Sanremo e della Valle d’Aosta. Che cosa era successo, nei mesi precedenti? In Liguria si erano affrontati due gruppi, che puntavano a conquistare la gestione del casinò di Sanremo. Da una parte Michele Merlo, titolare della società Sit, che aveva stretto accordi con i democristiani Osvaldo Vento, sindaco di Sanremo, e Manfredo Manfredi, parlamentare d’Imperia. Dall’altra il conte Giorgio Borletti, ultimo rampollo della famiglia che a Milano aveva fondato la Rinascente, che era tornato dal Kenya, aveva fondato la società Flower’s paradise e per battere Merlo e conquistare il casinò si era rivolto ai socialisti milanesi Antonio Natali e Cesare Bensi.

Per vincere, sia Merlo, sia Borletti avevano messo mano al portafoglio. Erano state pagate o programmate tangenti per 4 miliardi («parte a Roma»: ma di questo non si è mai appurato niente). Dietro ciascuna delle due cordate, poi, si muovevano, nell’ombra, altri personaggi: il finanziatore di Merlo, per esempio, era Ilario Legnaro, uomo legato ai clan catanesi di Nitto Santapaola e a Gaetano Corallo, che aveva già messo le mani sul casinò di Campione; quanto a Borletti, si era affidato a Lello Liguori, il re dei night, il padrone del Covo di Nord-Est di Santa Margherita, che gli aveva presentato alcuni “amiciè come Angiolino Epaminonda detto il Tebano, Salvatore Enea detto Robertino e Giuseppe Bono. Il primo era il principe della «mala» a Milano, gli ultimi due erano i boss delle «famiglie» palermitane al Nord. Bella gara: da una parte la Sit, con democristiani e catanesi, dall’altra la Flower’s paradise, con socialisti e palermitani. Con queste formazioni, naturali i ricatti, le minacce, il doppio gioco, i tradimenti... Il sindaco Vento, interrogato dai magistrati dopo l’arresto, spiega: nel partito, il metodo delle tangenti è stato accettato non soltanto «per motivi economici, ma anche politici», perché «chi non accettava il piano di corruzione di fatto si isolava», «il dissenso avrebbe significato una vera e propria emarginazione». In questo clima teso e confuso, si arriva alla gara, il 25 marzo 1983. I commissari nominati dai partiti aprono le due buste con le offerte di canone al Comune per la gestione del casinò di Sanremo. La Sit di Merlo offre 21 miliardi, la Flower’s paradise di Borletti 18 miliardi e 900 milioni.

Destinata a vincere, a suon di tangenti, era la Sit, ma evidentemente qualcuno all’ultimo momento aveva fatto il furbo ed era passato dall’altra parte: la commissione aveva stabilito che l’offerta non poteva superare i 20 miliardi e 980 milioni, così la Sit è sconfitta perché, in questo gioco miliardario, sfora il tetto per 20 miseri milioni... Scoppia il finimondo. Tra i politici è tutto un accusarsi a vicenda. Tra le due imprese invece comincia la guerra delle carte bollate, con ricorsi in Giunta, al Tar, al Coreco, al Tribunale... è in questa baraonda che fa la sua comparsa sulla scena Claudio Scajola, sindaco di Imperia ed esponente autorevole della Dc provinciale. Il 20 maggio 1983 si reca, con il collega di Sanremo Osvaldo Vento, a un incontro segreto con Borletti, a Bourg Saint Pierre, in Svizzera. è Vento, che stava trattando con entrambi i contendenti, a chiedere a Borletti di poterlo incontrare, «in modo riservato», insieme a un altro politico, «in un clima di sospetto e di timore che potesse essere violata la segretezza», scrive il magistrato. Borletti accetta. L’incontro avviene in un ristorante. Dopo il blitz di San Martino, il conte racconterà che «i due politici sostanzialmente gli comunicarono che subito dopo le elezioni avrebbe ottenuto la casa da gioco», ma «ad alcune condizioni»: la prima, che «la gestione fosse improntata a criteri di imparzialità nei confronti delle forze politiche e quindi senza etichette socialiste»; la seconda, che «venisse compiuto un “gesto”che potesse controbilanciare l’offerta fatta dal Merlo a favore degli sfrattati» (Merlo aveva offerto al Comune di Sanremo centinaia di milioni per dare un’abitazione ad alcune famiglie restate senza casa); terzo, che venisse pagata una tangente di 50 milioni. Borletti riferisce subito tutto al suo avvocato Pier Giusto Jaeger e ad altre due persone (Lorenzo Acquarone e Sergio Carpinelli).

Quando i magistrati di Milano cominciano a indagare sui casinò, Borletti racconta dell’incontro e i tre confermano. Ecco allora che anche Scajola viene arrestato. Nella loro requisitoria, i pubblici ministeri Corrado Carnevali e Marco Maiga scrivono: «Sono stati raccolti elementi sufficienti per giustificare e imporre il rinvio a giudizio dei due prevenuti (cioè Vento e Scajola, ndr). A loro carico vi sono le dichiarazioni precise e dettagliate della parte offesa (Borletti, ndr), inequivoche nella loro portata accusatoria; le stesse dichiarazioni hanno trovato conferma in numerose testimonianze (Lorenzo Acquarone, Sergio Carpinelli, Pier Giusto Jaeger)». E ancora: «Benché l’imputato Scajola abbia recisamente respinto l’addebito, sostenendo che la richiesta oggetto di contestazione non venne mai avanzata nel corso della conversazione, (...) le sostanziali ammissioni sul punto del Vento (...) devono debbono ritenersi determinanti in ordine all’effettiva sussistenza del reato, di cui sono presenti gli elementi costitutivi tutti. La presenza dello Scajola nel particolare contesto, (...) l’avere il Borletti, nelle confidenze effettuate ai testi di cui sopra si è detto, riferito l’indebita richiesta a lui avanzata ad entrambi i pubblici amministratori presenti nell’occorso, devono essere ritenute circostanze sufficienti perché lo stesso Scajola sia chiamato a rispondere del reato a titolo di concorso morale nel medesimo».

Il giudice istruttore Paolo Arbasino, ricevute le richieste del pubblico ministero, non ritiene invece che gli elementi a carico di Scajola siano sufficienti per un rinvio a giudizio e il 31 gennaio 1989 lo proscioglie. Scajola aveva spiegato di essere andato all’incontro con Borletti, ma soltanto per capire la situazione, che era alquanto confusa. Aveva confermato di aver posto il problema della «gestione imparziale»(cioè non filo-socialista) del casinò, ma aveva ribadito di non aver chiesto, né sentito chiedere, alcuna tangente.
Per la cronaca: la guerra per il casinò di Sanremo finisce con un accordo tra le due cordate che prevede il ritiro di Borletti, in cambio di 1 miliardo e 900 milioni subito, più 4 miliardi in seguito, a grosse rate mensili. Il processo per lo scandalo dei casinò termina invece con molte condanne definitive, che confermano nella sostanza l’impianto accusatorio.

E Claudio Scajola? Ritorna subito a fare politica. Torna a sedere sulla poltrona di sindaco nel 1990, sempre sotto le bandiere della sua Dc. Nel 1995 ci riprova, ma intanto la Dc si è dissolta in cento rivoli. Mette in piedi una lista fai-da-te, «Amministrare Imperia», che si scontra con una lista dell’Ulivo e una del Polo. Nella foga della campagna elettorale, degli avversari di Forza Italia e An dice: «Sono soltanto dei fascisti». Vince il centrosinistra. Ma l’anno dopo, nell’aprile 1996, mostra di essersi ricreduto: si candida alla Camera per Forza Italia e viene eletto. Amministratore tenace, organizzatore efficiente, democristiano a 24 carati, si fa subito notare da Silvio Berlusconi, che gli affida un compito impegnativo: costruire il partito. Nominato coordinatore nazionale di Forza Italia, lavora sodo. Trasforma il “partito di plastica” in un partito vero.

Come premio, Berlusconi gli affida il più delicato dei ministeri, quello dell’Interno: con Scajola, al Viminale torna un democristiano doc, uno della tempra dei Taviani, Scelba, Restivo... Scajola, per i suoi trascorsi è, effettivamente, un esperto del ramo. A Genova, però, non lo dimostra: responsabile dell'ordine pubblico al G8, sbaglia tutto. Poi lascia senza protezione il consulente ministeriale Marco Biagi. Quando questi viene ucciso dalle Br, Scajola prima scarica le responsabilità sui prefetti, a cui aveva dato ordini di ridurre le scorte; poi dichiara che Biagi, colpevole di chiedere insistentemente di essere protetto, era un "rompicoglioni". Troppo perfino per il panorama politico italiano, anche perché le dichiarazioni di Scajola vengono riportate da due grandi quotidiani, Corriere della sera e Sole 24 ore. Scajola è così costretto alle dimissioni da ministro. Sostituito da uno che a sua volta dieci anni prima era stato costretto a dare le dimissioni da sottosegretario (Pisanu, vedi...). Dopo un periodo di quarantena, Berlusconi ha comunque ripescato Scajola e gli ha ridato una poltrona di governo.


http://www.societacivile.it/primopiano/articoli_pp/berlusconi/candidati.html

Ha le sue responsabilità (tipo lo "sparate sui manifestanti", un ministro di un paese democratcio che ordina di sparare sui manifestanti), ma le colpe sono ancora più in alto.