Coke vs PepsiDocumentario della Pbs (la "Rai" americana, più o meno) ma girato da un francese, è un "viaggio" nella guerra a colpi pubblicitari tra i due colossi delle bevande
analcoliche.
Non offre granché in fatto di spunti interessanti, ma è un'oretta di piacevole svago per chi vuole gustarsi memorabilia legate al papà e alla mamma della Red Bull
Voto: D
Deliver us from evilLiberaci dal male è un documentario che "studia" il fenomeno della pedofilia nella chiesa Cattolica.
Parte con un'intervista inquietante, ad un prete così "assatanato" che neanche la Chiesa è riuscita a coprire le sue malefatte, tanto ripetute nel tempo sono state, e prosegue con un esame di quali sono i metodi utilizzati dalla Chiesa nell'affrontare il problema.
A parte le cifre da Tg (viene detto che il 10% dei seminaristi del 2004 hanno accuse di pedofilia
precedenti alla canonizzazione) che fanno spalancare la bocca ma sono pur sempre cifre che non offrono riscontro concreto, quello che è inconfutabile è il carattere omertoso e "corporativo" all'interno dei ranghi dell'aristocrazia cattolica, palese dalla vicenda di questo lurido merdoso, talmente sfacciato da mettersi a guardare il parco giochi di un asilo persino mentre è ripreso dalle telecamere.
Per quanto episodio "isolato", il documentario fa un ottimo lavoro nel mostrare attraverso questo caso che la gerarchia ecclesiastica considera, con una mancanza di senso comune che ormai gli è sempre più manifestatamente tipica, la pedofilia con vittime femminili meno grave di quella con vittime maschili (perché nel caso delle bambine il prete
sperimenta mentre nel caso dei bambini compie un atto omosessuale) e di come la Chiesa si protegga da queste accuse individualmente (i vescovi che per diventare arcivescovi insabbiano i "mali" delle loro diocesi) e sistematicamente (congressi enormemente pubblicizzati che sembrano affrontare il problema e in realtà non lo fanno).
Per fortuna il documentario non arriva a lanciare iperboli in stile "tutti i preti sono pedofili e tutti i cardinali sono ricconi che stanno lì a proteggerli" e si concede un'accusa molto forte sono nel finale (diretta a Ratzinger Z). Nel complesso però resta una testimonianza senza prezzo, sia per il valore di unicità dell'intervista rilasciata dal prete pedofilo, sia per la capacità con cui viene data voce alle vittime, che non si riduce ad un cumulo di pianti e illazioni ma ad una dolorosa ricostruzione delle vicende che farà a pezzi gli animi di chiunque.
Voto: B
The Grizzly ManQuesto documentario è molto atipico e non è decisamente per tutti.
Il regista è Werner Herzog.
Premesso che io ODIO Herzog (ha tutti i difetti che io ritengo più ignomignosi: è tedesco, è tronfio, è impostato) e che provo un giocoso ribrezzo per gli animalisti, devo ammettere di essere stato completamente colto alla sprovvista da questa pellicola (o dovrei dire file :twisted: ).
Trattasi della ricostruzione della vita (compresi gli ultimi istanti e quelli direttamente successivi agli ultimi) di un autoproclamato documentarista di orsi grizzly: un ex surfista, ex terrorista ambientale, ex attore che ha concluso la sua carriera nel modo più degno (a suo modo di vedere) e esilarante (a mio modo di vedere) che si potesse immaginare: divorato da un orso inferocito.
La cosa che mi ha colpito di questo documentario è nella capacità che Herzog ha avuto di prendere questo tizio, questo
coglione, e trasformarlo in un caso umano tutto particolare, meritevole di essere testimoniato. Se all'inizio l'approccio è giustamente denigratorio e l'uomo dei grizzly ci viene presentato come un imbecille invasato, con il procedere del film viene fuori un ritratto di una complessità impressionante: per quanto
chiaramente disturbato, la lucidità professionale e l'etica animalista di questo folle risultano enigmaticamente affascinanti.
Questo è palese soprattutto nella parte finale del film, dove si capisce la dimensione della sua ossessione quando, con una abilità che è propria di un grande regista, Herzog torna al punto di partenza e analizza nuovamente la cruenta fine dell'ambientalista alla luce di quanto raccontato fino a quel momento.
Aldilà della precisione artistica con cui il finale è stato confezionato (ma non dimentichiamocelo: Herzog è tedesco
) quello che il documentario lascia è il genere di stupore indecifrabile e inesprimibile tipico delle storie più emozionanti.
La visione di questo film è obbligatoria.
Voto: A