Pensieri sparsi.
La storia.
Molto felice di vedere come Lynch abbia tenuto fede a quanto fatto (nella serie e in FWWM) e a quanto aveva in cantiere per la terza stagione.
Il focus si concentra su Cooper e sulla Loggia, ma a più ampio respiro , come è giusto che sia, come già aveva fatto intravedere (Jeffries e Buenos Aires, Windom Earle e Pittsburgh, le ricerche del Maggiore Briggs).
In questo mi pare cruciale la parentesi “a la Lost Highway” nel Sud Dakota, con quell’omicidio tremendo che sprizza Bob da tutti i pori.
La parte newyorkese invece mi porta a pensare agli esperimenti portati avanti da Windom Earle: che ci sia qualcuno che ha portato avanti la cosa?
E questo qualcuno ha intenti benefici o malefici?
Lo svolgimento farebbe pensare al primo caso.
Lo trovo sinceramente abbastanza lineare e leggibili rispetto ad altri standard lynchani.
Come sempre si gioca sulle prospettive e le identità, ma il filo conduttore mi pare ben preciso e solido.
Twin Peaks.
In tanti mi chiedono: ma l’atmosfera è come quella della serie?
Possiamo dire senza problemi che sì, è esattamente la stessa.
Quando siamo a Twin Peaks.
Ho ritrovato con piacere le gag surreali e i personaggi sopra le righe della serie (il dialogo tra Richard e il fratello, i siparietti di Lucy e Andy, sono lì apposta a dimostrarci che siamo a Twin Peaks e che nulla è cambiato), ma anche le atmosfere più tese (Sarah Palmer) e più particolari (le parti musicali alla Roadhouse).
Quando si esce fuori da Twin Peaks e fuori dalla dimensione più reale è come se si facesse lo stesso all’interno dell’universo Lynchano, passando da una pellicola all’altra, attraverso quadri e sculture.
Cooper.
Chapeau a Mac Lachlan e a Lynch per come stanno declinando il personaggio.
Il doppelganger come sappiamo ha lasciato la Loggia e pare si sia dato da fare.
E qui c’è il primo colpo di classe, quell’evil Dale che riprende alcuni tratti di Bob (il capello lungo) e moltissimi di un altro potentissimo villain lynchano: Frank Booth di Blue Velvet.
Mac Lachlan sembra quasi voler omaggiare la performance di Hopper in alcuni frangenti e in alcuni comportamenti.
Interessante notare come pare sia la Loggia stessa a volerlo richiamare, quasi come se si fosse spinto troppo oltre.
Quanto accade nella quarta puntata complica ulteriormente le cose.
Il buon Dale invece pare intento a trovare la strada per uscire dalla Loggia e nel farlo Lynch ci dona uno dei momenti più alti della sua opera tutta: la prima parte del terzo episodio è pura arte, puro Lynch ed eleva il mezzo televisivo (se di serie TV si può ancora parlare) ad un livello mai toccato prima, nemmeno dallo stesso regista con le prime due stagioni.
Quanto avviene invece nella quarta è il lato più ironico e surreale di Lynch che viene alla ribalta, con un MacLachlan in gran spolvero (e con una strizzata d’occhio al povero Leo).
Il Cast.
Uno degli aspetti che mi incuriosiva di più non era tanto ritrovare il cast storico, quanto, soprattutto, conoscere quello nuovo.
E le aspettative non sono state tradite.
Ottimi tutti e ottime performance, alcune lynchane DOC (il ragazzo del cubo a NY, la signora grassa che ritrova il cadavere), alcune semplicemente perfette per il ruolo (Forster e il preside omicida su tutti).
Il cast storico invece fa, semplicemente, quello che deve fare, come se non fossero passati 25 anni.
Per quanto esagerata (ma le lacrime sono un marchio di fabbrica del Lynch di Twin Peaks), molto bella la scena con Bobby.
Ribadisco quanto scritto in questi giorni: è Twin Peaks, ma soprattutto E’ Lynch.
Sta completando la tela definitiva, forse l’ultima, su tutto il suo universo.