non sono per nulla un fruitore di "fumetti", salvo il classico periodo coi varii Dylan Dog e Nathan Never oramai stra-passato.
Approfittando di una promo su Amazon ho deciso di procurarmi il "leggendario" debutto di Zerocalcare, quel "La Profezia dell'Armadillo" che per un po' è poi rimasto sulla mensola in attesa del momento buono.
L'altra sera (notte) è stato il momento buono: preso in mano ben dopo la mezzanotte con l'idea di "farmi alcune pagine" l'ho letteralmente divorato e alle 3 di mattina ho infine staccato gli occhi coi lucciconi, per il fortissimo roller-coaster emotivo che quelle 136 tavole avevano saputo regalare.
Zerocalcare riesce ad essere introspettivo, e pop. Riesce a passare dalla tragedia alla leggerezza alla quotidiano con una disinvoltura rara, che trovi solo in coloro che hanno padronanza assoluta, quasi naturale, su quello che fanno e su come lo fanno. Ti fa pensare, ti fa ridere, ti fa sentire parte del suo mondo, ti emoziona, ti mette in discussione.
A 'sto punto devo recuperare quanto prima anche le successive opere: se il buongiorno si vede dal mattino, qui siamo a cavallo. Alla grande!