Autore Topic: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine  (Letto 188368 volte)

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Offline DRZ

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #30 il: 11 Nov 2006, 03:09 »
Che nostalgia delle campagne contro i cartoni animati Giapponesi... a quei tempi si che giornalisti e psicologi ci mettevano il cuore, ormai è evidente che nemmeno loro credono più a quello che dicono.

Offline Toki 81

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #31 il: 11 Nov 2006, 11:09 »
Aggiungo,il tg5 stamane ha parlato del lancio di ps3,c'era il solito video dei jappo in coda,e poi hanno detto che in italia esce venerdi' prossimo  :D

Immagino gia' qualcuno che va al negozio chiedendo la ps3 ,il commesso gli dice che esce nel 2007 e lui "ma l'han detto al tg5!"  loooooll
Freeplaying.it

Offline Luca B

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #32 il: 11 Nov 2006, 14:45 »
Premesso che non leggo Panorama e ho solo visto qualcosa di sfuggita al tiggì, mi accorgo che in effetti non è tanto l'articolo in se a colpirmi  quanto il fatto che esista ancora gente che scrive ancora roba del genere nell'anno di Nostro Signore 2007. Pensavo che i tempi fossero maturi e invece non è cambiato nulla?

Questa è l'ennesima dimostrazione di quanto il panorama giornalistico sia ricco di gente convintissima di saper fare bene il proprio lavoro (magari confondendo The Sims con i Simpson) ma che in realtà non ha nemmeno la voglia di sforzarsi per documentarsi su quello di cui scrive.

Il sequestro di RE2 non ha insegnato nulla?
Il fatto che molti giocatori siano più che ventenni non significa niente?

Citazione da: "UnNamed"
se è questo il modo di fare giornalismo di Panorama, quando leggo di attualità e politica mi devo preoccupare????
Credo di sì! :D

Citazione
STORIA DI COPERTINA
36 VIDEOGIOCHI A scuola di ferocia con i videogame. E «Panorama» ha provato in anteprima lo scandaloso «Rule of Rose». Parla Anna Serafini della bicamerale per l'infanzia: «Ci vuole un'authority che vigili i contenuti».
Io vorrei capire cosa c'entra la signora della bicamerale per l'infanzia visto che si parla di un prodotto per adulti... :?

Un momento: e se fosse una manovra commerciale per pubblicizzare un gioco mediocre? :D


Citazione da: "Toki81"
Immagino gia' qualcuno che va al negozio chiedendo la ps3 ,il commesso gli dice che esce nel 2007 e lui "ma l'han detto al tg5!" loooooll
Poveri commessi... perché so che succederà davvero! :D
Tra l'altro al GameStop (ex EBGames) sono ancora convinti che Twilight Princess per GC uscirà il 7/12... vabbé, tanto l'ho già prenotato.
Anche un maiale può arrampicarsi su un albero quando viene adulato

Offline GuK

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #33 il: 11 Nov 2006, 17:53 »
Ma possibile che in una testata giornalistica di un TG "importante" come quello di Canale 5 non ci sia un "esperto" di videogame a cui affidare servizi del genere?

Offline Jello Biafra

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #34 il: 11 Nov 2006, 19:04 »
Ma non ho capito, prendete sul serio quello che scrive Panorama e quelol che dice il TG5 di Carlone Rossella?  :shock:

Offline Grendel

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #35 il: 11 Nov 2006, 21:12 »
Citazione da: "tonypiz"
http://forum2.panorama.it/WebX?128@193.uChwalGlizR.1@.2cec98a0/909

Lettera a Panorama di Diego Malara di Play Press.

Io ho detto la mia un attimo fa.
Ho postato ciò che segue su quel forum:
Citazione
Vista la disinvoltura con cui l’articolo in questione sciorina giudizi e moralismi riguardo il tema scelto, spero che nessuno si offenda se apro il mio commento dando giudizi altrettanto immediati, anche se per fortuna con più cognizione di causa: l’articolo sul videogioco Rule Of Rose è agghiacciante nella ferocia medievale con cui rievoca una caccia alle streghe come non se ne vedevano da tempo, avvilente nel suo pressapochismo, offensivo nei confronti di chi si occupa con competenza degli argomenti trattati, e dequalificante per una rivista come Panorama, che credo si ritenga autorevole.

Tralasciando solo per un momento la “curiosa” sinergia ravvisabile nell’articolo di Panorama e nei relativi servizi del TG5 e del TG4, che a osservatori meno obnubilati potrebbe teoricamente suggerire collegamenti di massonica memoria, l’articolo è la summa di tutto ciò che il giornalismo dovrebbe insegnare ad evitare.

Al di là delle imbarazzanti inesattezze tecniche già evidenziate dalle lettere precedenti, tra cui quella del termine “esclusiva” usato a sproposito, o del fatto che si riportino distributori e produttori con claudicanti imprecisioni, fa rabbrividire già la frase ad effetto di partenza: “vince chi seppellisce la bambina” recita il titolo in copertina. Falso.
Ma sono sicuro che chi ha scritto l’articolo (e “coraggiosamente” provato il gioco) abbia desistito ben prima di capirlo (cioè subito).
Sfortunatamente non ci si limita a questo messaggio fuorviante strillato ai quattro venti, ma ci si lancia pure in una delle più bieche crociate contro qualcosa che non solo non si conosce, ma ci si RIFIUTA di conoscere. Parlo del videogioco inteso come medium.

E’ incomprensibile come a ormai più di mezzo secolo dalla sua nascita, e ad un ventennio buono dal suo inserimento in pianta stabile nella società e vita di tutti i giorni, esista ancora gente che si rifiuti di accettare che il videogioco non è un fine, ma un mezzo. Pertanto è indirizzato a utenti diversi a seconda del messaggio di cui si fa portatore, discriminando in base ad età, sesso, o più banalmente interessi personali e sensibilità di ciascuno. NON E’ NECESSARIAMENTE un prodotto destinato al bambino. Il bambino ne è attratto semplicemente perché è un linguaggio moderno e in grado di stimolare la sua curiosità molto può efficacemente dei metodi a cui sono abituate le generazioni passate.

Il videogioco può farsi portatore di qualunque tipo di messaggio, esattamente come lo fanno tutte le altre forme di arte/comunicazione. Si pensi alla letteratura convenzionale, alla pittura, la fotografia, alla scultura, alla musica, al cinema, e al fumetto. Anzi essendo la composizione di tutte queste forme di comunicazioni dovrebbe risultarne la più nobile, in quanto complessa. E sicuramente molto meno alienante di tutte queste, visto che a giocare con una persona dall’altra parte del mondo in tempo reale si sviluppa un senso di socializzazione maggiore che non guardandosi un film o leggendosi un libro. E questo vale per SOPRATTUTTO per i bambini. Sarebbe ora che queste cose le capissero anche i vari psicologi infantili che ciclicamente vengono chiamati a dare la loro opinione, salvo poi dire cose che la semplice logica e osservazione smentiscono.

Pur senza invocare una glorificazione del medium-videogioco, ci si accontenterebbe di vederlo considerare al pari delle altre arti/comunicazioni. Invece viene semplicemente osteggiato da tutte le generazioni pre-1970, catalogato senza essere analizzato, e additato come responsabile di tutti i disastri sociali più gravi. Allo stesso modo in cui si da la responsabilità per il disagio giovanile ai fumetti, ai giochi di ruolo, ai cartoni animati giapponesi, alla televisione in generale, mentre i genitori formano comitati per lavarsi la coscienza per le loro irresponsabilità e poter scaricare le loro colpe su soggetti terzi. Allo stesso modo in cui la musica rock negli anni 60 era “espressione del demonio” e non il metodo più efficace per musicare messaggi complessi e/o di dissenso sociale. Allo stesso modo in cui nel medioevo si bruciavano dipinti e libri perché in “grado di sobillare gli animi”. Insomma, la celebrazione dell’ignoranza e della paura della conoscenza, l’odio verso ciò che può portare al ragionamento, il rifiuto del libero pensiero, il rifiuto delle responsabilità.
La storia, tristemente, si ripete.

Tornando al tema specifico dell’articolo, cioè il videogioco Rule Of Rose, parliamo del messaggio che si offre di veicolare. E’ una storia di violenze, una fantasia oscura, l’espressione e la “materializzazione” di una tematica che in Giappone (patria del gioco) in particolar modo è molto comune, ravvisabile facilmente in molti prodotti cinematografici o letterari. Ma al di là della sua contestualizzazione geografica, nessuno mi pare si permetta di scandalizzarsi per opere analoghe, nel campo del cinema o della letteratura. Un film di Scorsese, di Lynch, un libro di Ellroy, di King, sono tutti oggetto di lodi, molto più spesso che di critiche. E questo perché? Perché come è giusto che sia, non sono ritenuti prodotti per bambini. E a dirla tutta non vedo nemmeno Panorama che in copertina si permette di sparare a zero su Buona Domenica o dell’Isola Dei Famosi, che sono invece esempi di pessimo utilizzo del mezzo (usato per intrattenere, violentando al contempo tematiche importanti), anzi spesso si tende a cavalcare l’onda in nome del dio Denaro/Audience/Copie Stampate.

In realtà si ravvisano due importanti e tragiche falle nel giornalismo odierno (parlo del giornalismo come attività, non tutto quello che lo può corrompere dall’esterno, come il servilismo o la già trattata banalizzazione in funzione delle vendite), in Italia in particolar modo, anche se non solo.
Sto parlando del fatto che in primo luogo è una classe vecchia, in secondo luogo solo pochi argomenti hanno giornalisti specializzati.

Il fatto che sia una classe vecchia significa che le persone che vi lavorano, o almeno la frazione dirigente dei giornalisti, è vecchia come età. Il che non sarebbe affatto un difetto, quanto piuttosto un pregio, se non fosse che troppo spesso ciò si riflette in un’obsolescenza del modo di pensare, ed una preoccupantemente ristretta capacità di allargare le proprie vedute. Di conseguenza è perfettamente normale rifiutare l’analisi di ciò che non si è imparato da giovani, ma è nato dopo. E questo dovrebbe far riflettere anche sul preoccupante dato di disaffezione dei cosiddetti “giovani” nei confronti dell’informazione, sia essa cartacea o via etere.

Riguardo la specializzazione, è palese che ormai a parte chi è specializzato in politica (con le varie sottosezioni), o in cronaca, o nel sempre fiorente ambito sportivo, o in poche altre eccezioni, tutto il resto rientri nell’ambito di un grosso minestrone mediatico, che non necessita in alcun modo di prerequisiti, siano essi anche solo meramente nozionistici. Anzi è un fiorire di “opinionisti”, di esperti di vip, di gossip, di vita mondana. E allora via con gli articoli sui saldi invernali, via con i servizi strappalacrime sui cani abbandonati, via con gli articoli sulle vacanze di Berlusconi, via con i servizi sulle amanti di Zidane. Tutte cose che (fortunatamente per chi ha trovato lavoro come giornalista, ma tristemente per chi usufruisce del loro lavoro) non hanno bisogno di alcuna conoscenza pregressa. Basta buttarsi e scrivere, tuttalpiù basta assemblare un paio di notizie confuse prese qua e là.
Ma figuriamoci se per parlare dell’uscita della nuova PlayStation 3 si commissiona il pezzo a qualcuno che sappia distinguere un processore da una RAM. Basta trattarlo come un semplice pezzo di cronaca, lo si fa fare al primo che passa, e il pezzo è pronto. Un imbarazzante coacervo di errori e imprecisioni, ma è pronto.
C’è da scrivere un articolo sull’ultimo videogioco che viene dal Giappone (a prescindere dagli incomprensibili motivi per cui dovrebbe essere uno scandalo)? Perché affidarlo ai numerosi giornalisti specializzati, relegati troppo spesso ad ambienti poco in vista come siti internet o riviste specializzate, nonostante una preparazione di base (non solo sul tema videogioco) eccellente? Lo si fa fare all’internista addetto ai pezzi sul sociale. Non ha mai preso in mano un joypad in vita sua ed è ancora convinto che i videogiochi siano un giocattolo per infanti, ma così sia.
Non è così che vanno fatte le cose, spero sia evidente.

Un’ultima cosa, riguardo la lamentata assenza (secondo l’articolo), di un sistema in grado di regolamentare la vendita e l’utilizzo dei videogiochi: tale sistema GIA’ esiste, in Europa e in Italia (e nel resto del mondo ce ne sono di analoghi), e classifica i giochi in base alle fasce d’età a cui è destinato e ai contenuti proposti. Basterebbe leggere le confezioni. Evidentemente per un genitore è più facile comprare il videogioco al figlioletto purchè stia impegnato e non disturbi alla sera mentre mamma e papà guardano il Grande Fratello, salvo poi delegare la responsabilità dei suoi squilibri educativi.
Se non siamo disposti ad assumerci queste responsabilità, allora mi aspetto che Panorama si indigni allo stesso modo quando un bambino di 8 anni viene colto a guardare un film di Rocco Siffredi.

Riflettete, e saluti.
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Offline piwi

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #36 il: 11 Nov 2006, 23:32 »
Applausi a scena aperta.
90 minuti + supplementari.
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Offline alpha83it

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #37 il: 11 Nov 2006, 23:58 »
Da Repubblica di oggi:

Citazione
La proposta di Veltroni
"Alt a Rule of Rose videogame horror"

ROMA- "E' impensabile che un videogioco così venga commercializzato nel nostro Paese". Il sindaco di Roma, Walter Weltroni, motiva così la sua decisione di attivarsi "presso le sedi competenti" per impedire che il videogiocho "Rule of Rose", una sorta di horror con protagonista una bambina che viene sepolta viva dopo atroci violenze psicosessuali, venga commercializzato in Italia. In Giappone è distribuito dalla Sony le cui filiali europee e italiana hanno deciso di non commercializzarlo. "Probabilmente, dicono alla Sony Italia, il comune senso del pudore in Giappone è diverso dal nostro e quindi la nostra divisione nipponica non ha ritenuto di dover bbloccarne la produzione"


Fatemi capire, per i film horror giapponesi non ci sono problemi, visto che Panorama li vende in allegato, ma i videogiochi sono il male... Continua a sembrarmi una assurdità. Mi sembra ovvio comunque che il prossimo bersaglio sarà GTA... :roll:

Offline GuK

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #38 il: 12 Nov 2006, 00:08 »
Citazione da: "alpha83it"
Da Repubblica di oggi:

Citazione
La proposta di Veltroni
"Alt a Rule of Rose videogame horror"

ROMA- "E' impensabile che un videogioco così venga commercializzato nel nostro Paese". Il sindaco di Roma, Walter Weltroni, motiva così la sua decisione di attivarsi "presso le sedi competenti" per impedire che il videogiocho "Rule of Rose", una sorta di horror con protagonista una bambina che viene sepolta viva dopo atroci violenze psicosessuali, venga commercializzato in Italia. In Giappone è distribuito dalla Sony le cui filiali europee e italiana hanno deciso di non commercializzarlo. "Probabilmente, dicono alla Sony Italia, il comune senso del pudore in Giappone è diverso dal nostro e quindi la nostra divisione nipponica non ha ritenuto di dover bbloccarne la produzione"


Fatemi capire, per i film horror giapponesi non ci sono problemi, visto che Panorama li vende in allegato, ma i videogiochi sono il male... Continua a sembrarmi una assurdità. Mi sembra ovvio comunque che il prossimo bersaglio sarà GTA... :roll:

Nel servizio del TG5 si parlava già di Bully , come prossimo bersaglio.
Sicuramente per GTA5 verrà giù il finimondo. Speriamo non si finisca come in Germania...

Offline tonypiz

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #39 il: 12 Nov 2006, 00:15 »
Citazione da: "Grendel"
Io ho detto la mia un attimo fa.


Ecco, avevo una mezza idea di scrivere una lettera anch'io, che in un rigurgito di autolesionismo e curiosità ho comprato Panorama, ma hai detto tutto quello che avevo in mente, e pure di più. ^^
Give a man a fire and he's warm for a day, but set fire to him and he's warm for the rest of his life.
Il tonypiz è anche su Twitch, per qualche motivo.

Offline Grendel

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #40 il: 12 Nov 2006, 01:11 »
Citazione da: "tonypiz"
Ecco, avevo una mezza idea di scrivere una lettera anch'io, che in un rigurgito di autolesionismo e curiosità ho comprato Panorama, ma hai detto tutto quello che avevo in mente, e pure di più. ^^

Eh, in genere non mi va di perdere tempo per replicare a queste idiozie, mi rendo conto che ciò che dico ha il valore di una scoreggia nel vento, ma ogni tanto viene passato il limite, e allora a quel punto tanto vale dire tutto ciò che si pensa compresi i rancori vecchi vecchi...^^

Certo che poi se altra gente contribuisce con interventi tipo quello che segue il mio, non andremo molto lontano quanto a capacità di farci ritenere attendibili... :?


Comunque è un periodo che non sto zitto per nulla...anche sul blog di Bittanti mi è venuta voglia di replicare ad una sua recente dichiarazione (per me) stronzamente pressapochista (tutt'altro argomento). Il primo commento sul suo blog da chissà quanto tempo, non gli sarà parso vero.... :lol:
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Offline pedro

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #41 il: 12 Nov 2006, 01:47 »
Beh, scusate, però giornalisticamente non era malissimo come servizio.
Parlava anche del PEGI alla fine.

Ma chisseneffote, comunque.
«Allora dev'essere molto pericoloso essere un uomo.» «Lo è, signora. E solamente pochi ce la fanno. È un mestiere difficile, e al fondo c'è la tomba.»

Offline bub

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #42 il: 12 Nov 2006, 13:22 »
tg2, ore 13.10 circa, parte un servizio su un gruppo di ragazzi che ha pestato un ragazzo down in classe, ripreso tutto con una videocamera e pubblicato il filmato su internet facendo gran audience.
poi si è parlato di una rissa tra 2 ragazze 17enni perchè una faceva apprezzamenti al ragazzo dell'altra, anche qui è stato fatto un filmato che ha fatto il giro di tante scuole.
poi si è detto che i giovani d'oggi sono senza cuore.
poi si è detto che è tutta colpa dei vg, tipo, pensate, ce ne sono alcuni dove bisogna seppellire le bambine!
insomma non comprate rule of the rose sennò vi ritroverete a picchiare bambini down, davvero, non compratelo, l'ha detto la tv.

Offline Grendel

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #43 il: 12 Nov 2006, 13:25 »
Citazione da: "bub"
poi si è detto che è tutta colpa dei vg, tipo, pensate, ce ne sono alcuni dove bisogna seppellire le bambine!

"Bisogna porre un freno a tutto questo." è stata la frase di commiato del servizio.

Again, applausi.
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Offline Ivan F.

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Re: Il videogame e l'opinione pubblica, TG e magazine
« Risposta #44 il: 13 Nov 2006, 13:06 »
Chi trova, su siti, forum, newsgroup o altro, frasi/opinioni interessanti sull'argomento può linkarli qui, per favore?

Grazie.
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