Autore Topic: Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?  (Letto 23180 volte)

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Offline Floyd

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #30 il: 13 Giu 2006, 13:40 »
quindi quale sarebbe la soluzione per rendere attiva la missione di vg ? proporre una linea editoriale che ritocca giudizi e voti dei redattori per mettere le cose a posto e dando 2 a gta e 10 a shadow, oppure una redazione fissa fatta di persone che sempre e comunque premiano "qualcosa di nuovo" rispetto al già visto (anche se il già visto magari è meritevole) ?

sinceramente io credo che non ci dovrebbe essere nessun problema di interpretazione critica per un lettore che legge un 7 a shadow (in una recensione dove si evince chiaramente che non è il solito gioco, il che mi sembra la cosa più importante) e un 9 a GTA san andreas (dove si evince chiaramente che un 9 non è assegnato perchè il gioco setta nuovi standard, ma perchè è un GTA all'ennesima potenza, e il lettore questo lo sa bene).

Non capisco come la struttura critica delle due recensioni (non il giudizio) possa influenzare un lettore e portarlo a credere che Shadow sia qualcosa di inferiore dal punto di vista creativo/artistico a rispetto a GTA

Offline Cryu

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #31 il: 13 Giu 2006, 14:00 »
Citazione da: "AIO"
giungo alla conslusione che Videogiochi non sia consapevole di favorire il videogioco figlio di un mercato stereotipato rispetto a produzioni che offrono qualcosa di veramente nuovo nel panorama videoludico. Per cui mi è parso emblematico Shadow of the Colossus, ma anche per dire Katamari Damacy.


Mi pare che si stia astraendo ad infinitum da una realtà tanto concreta quanto semplice.

Marcello a 30 anni suonati si è divertito un mondo con San Andreas e si è annoiato con SOTC. Da cui allori per S. Andreas e medaglia di legno per SOTC.

Non è una questione di politica editoriale o di target.
Dubito che Marcello si faccia sega mentale alcuna circa il favorire questa o quella tipologia di produzione. E francamente mi preoccuperei se lo facesse, dato che l'imparizalità di giudizio entrerebbe in conflitto con un pregiudizio ideologico sui contenuti auspicati per il medium.

A te San Andreas fa cagare e con Colossus hai vissuto 12 ore filate di orgasmo? Siamo in due, ma la conclusione che ne trarrei è semplicmenete che abbiamo gusti, intendimenti e parametri critici diversi da quelli di Marcello. E questo non per scelta, ma per ragioni di formazione, cultura e sensibilità del tutto personali.
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Offline Jello Biafra

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #32 il: 13 Giu 2006, 14:00 »
Citazione da: "Floyd"

Non capisco come la struttura critica delle due recensioni (non il giudizio) possa influenzare un lettore e portarlo a credere che Shadow sia qualcosa di inferiore dal punto di vista creativo/artistico a rispetto a GTA


Perchè spesso la recensione non viene nemmeno letta.

Offline Luv3Kar

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #33 il: 13 Giu 2006, 14:19 »
Citazione da: "AIO"

Visti i post degli insider, giungo alla conslusione che Videogiochi non sia consapevole di favorire il videogioco figlio di un mercato stereotipato rispetto a produzioni che offrono qualcosa di veramente nuovo nel panorama videoludico.


A me non sembra. E per quanto sia brutto fare liste ed elenchi, ti ricordo di come VG sia stata una delle poche riviste a premiare Siren, come Katamari sia stato apprezzato, e come al contrario si siano spese parole moderatamente critiche su FFXII, con tutte le lamentele che ne sono conseguite. Non voglio fare di VG la paladina dell'iconoclastia, ma oggettivamente, anche solo guardando le reazioni sui forum, non mi sembra neppure una rivista donabbondiana nello schivare le polemiche.

In secondo luogo, la mia critica al fatto di parlare ancora dei voti è perché trovo contraddittorio criticare le riviste di videogiochi per la loro struttura rigida che non dovrebbe consentire libertà d'espressione, e poi proporre come soluzione al problema una diversa valutazione dei giochi. Il tuo è un ragionamento ancora all'interno di una struttura editoriale già presente. Un 9 a Shadow of the Colossus e un 7 a San Andreas renderebbe tutto così diverso? Se la struttura delle riviste attuali non piace (struttura che nel suo piccolo VG cerca di alterare con il grande spazio dedicato agli speciali), allora trovo più coerente proporre nuovi format come fatto da Cryu tempo addietro sul forum o da Ualone nella sua column, piuttosto che chiedere una diversa di scala di giudizio. Perché altrimenti è un gatto che si morde la coda.
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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #34 il: 13 Giu 2006, 15:55 »
Dalle risposte vedo che perlomeno questa volta non mi sono spiegato da cani.
Cercherò di non ignorare nessuno dei post che ha seguito il mio:

Floyd:
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quindi quale sarebbe la soluzione per rendere attiva la missione di vg ? proporre una linea editoriale che ritocca giudizi e voti dei redattori per mettere le cose a posto e dando 2 a gta e 10 a shadow, oppure una redazione fissa fatta di persone che sempre e comunque premiano "qualcosa di nuovo" rispetto al già visto (anche se il già visto magari è meritevole) ?

Hm, consideriamo un panorama di ampio respiro: avevo citato Ring come base per un nuovo progetto editoriale, veramente made in Italy, ma evidentemente non ci sono abbastanza soldi/speranze/motivazioni per far nascere una rivista di videogiochi che se ne freghi delle uscite mensili e che divulghi la cultura videoludica in modo anticonvenzionale (chiedo in particolare a Luv3kar il parere su questa questione).
Non è che Videogiochi-Edge-etc. debbano o possano "migliorare" (anche se sì, potrebbero premiare in base alla struttrura canonica "qualcosa di nuovo" almeno quanto il "già visto meritevole" - considerando, ripeto, un pubblico scafato); credo invece che dopo trent'anni di evoluzione videoludica (20 o quasi quelli che ricordiamo) possa emergere un qualche tipo di nuova realtà editoriale che faccia leva prevalentemente su:
- confronto soggettivo tra appassionati con la testa sulle spalle (cito Ring e TFP perché noti a tutti)
- testimonanianze, pareri e diari di produzione di chi crea i videogames che non siano necessariamente legati all'ultimo videogioco uscito. Credo che un making of di un titolone a caso degli ultimi 10 anni possa interessare al di fuori del fattore nostalgia (da qui la rivalutazione della retrospettiva).

Questo al fine di tenere viva la passione per il videogioco, ed al contempo di creare una cultura fatta di nomi, volti, persone, oltre al mezzo tecnologico.

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A te San Andreas fa cagare e con Colossus hai vissuto 12 ore filate di orgasmo? Siamo in due, ma la conclusione che ne trarrei è semplicmenete che abbiamo gusti, intendimenti e parametri critici diversi da quelli di Marcello. E questo non per scelta, ma per ragioni di formazione, cultura e sensibilità del tutto personali.

Se siamo diventati appassionati di VG è per via di titoli che hanno segnato la storia del videogame. Questi titoli riescono a proporre nuove esperienze riuscendo a comunicare il gusto di chi li ha creati, e premiarli almeno quanto l'ultima produzione con numero a seguire mi sembra doveroso. Ma le opinioni Marcello coincidono necessariamente con quelle di Videogiochi, per cui, niente da dire. Però leggevo su un vecchio Game Power una lettera che Marcello Cangialosi scrisse a Matteo Bittanti dieci anni fa:
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Come tu giustamente hai detto
"non avrebbe senso premiare un gioco con il massimo delle onorificenze
possibili se il parametro originalità
è gravemente insufficiente".
lo non intendo criticare i giudizi, ma solo la politica
con la quale vengono espressi, che è, a mio parere,
CONTRADDITTORIA.

Porto questo esempio perché si parlava di "ragioni di formazione, cultura e sensibilità del tutto personali".
Se Marcello ha deciso di premiare con "il massimo delle onorificenze possibili" GTA San Andreas e non lo ha fatto anche con Colossus, prendo atto che in dieci anni i "gusti" (io direi le idee) di una persona si possano capovolgere. Questo accade forse quando una passione diventa il tuo lavoro? Può darsi, solo perdonatemi se mi azzardo a ipotizzare (siamo in Theory) un nuovo modo di raccontare il videogioco, che metta in primo piano la nostra voglia di stupirci e di affrontare nuove sfide. E i germi di questo "nuovo modo" li abbiamo sotto gli occhi, volendo.

PS solo per dovere di cronaca: GTA non mi fa "cagare"; rimanendo in tema direi che non "mi stimola", potrei anche portarlo avanti, ma lo farei "a calci" Come un TR Legend, un seguito di Prince of Persia...

PPS: Jello ha risposto per me.

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Se la struttura delle riviste attuali non piace (struttura che nel suo piccolo VG cerca di alterare con il grande spazio dedicato agli speciali), allora trovo più coerente proporre nuovi format come fatto da Cryu tempo addietro sul forum o da Ualone nella sua column, piuttosto che chiedere una diversa di scala di giudizio. Perché altrimenti è un gatto che si morde la coda.


Giusto: non chiedo di "cambiare i voti" (altrimenti posterei in Feed), casomai di toglierli, anzitutto di sminuire l'importanza che hanno. Ma il discorso andava oltre: sminure l'importanza di un presunto "giudizio obiettivo" quando questo può difficilmente esistere, specie in videogames che rispettano fedelmente i gusti del game director - che poi sono quelli che se piacciono, stupiscono e coinvolgono davvero a differenza del "videogioco per tutti".

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline Floyd

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« Risposta #35 il: 13 Giu 2006, 16:31 »
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Hm, consideriamo un panorama di ampio respiro: avevo citato Ring come base per un nuovo progetto editoriale, veramente made in Italy, ma evidentemente non ci sono abbastanza soldi/speranze/motivazioni per far nascere una rivista di videogiochi che se ne freghi delle uscite mensili e che divulghi la cultura videoludica in modo anticonvenzionale (chiedo in particolare a Luv3kar il parere su questa questione).
Non è che Videogiochi-Edge-etc. debbano o possano "migliorare" (anche se sì, potrebbero premiare in base alla struttrura canonica "qualcosa di nuovo" almeno quanto il "già visto meritevole" - considerando, ripeto, un pubblico scafato); credo invece che dopo vent'anni di evoluzione videoludica possa emergere un qualche tipo di nuova realtà editoriale che faccia leva prevalentemente su:
- confronto soggettivo tra appassionati con la testa sulle spalle (cito Ring e TFP perché noti a tutti)
- testimonanianze, pareri e diari di produzione di chi crea i videogames che non siano necessariamente legati all'ultimo videogioco uscito. Credo che un making of di un titolone a caso degli ultimi 10 anni possa interessare al di fuori del fattore nostalgia (da qui la rivalutazione della retrospettiva).

Questo al fine di tenere viva la passione per il videogioco, ed al contempo di creare una cultura fatta di nomi, volti, persone, oltre al mezzo tecnologico.


conosco molto poco ring, visto che mi è capitato di leggerlo pochissime volte, quindi non entro nella questione. Non capisco però (e qui ritorniamo al discorso di prima) come potrebbero le riviste premiare automaticamente, anche solo al livello di quelli "validi ma già visti", quelli che hanno "qualcosa di nuovo". O si fa una una linea editoriale che automaticamente livella i giudizi dei redattori, o si crea una redazione che la pensa in questo modo, che i titoli con "qualcosa di nuovo" siano ontologicamente superiori o quantomeno pari "al già visto".  A me sembra francamente impossibile, e peraltro personalmente non comprerei mai una rivista con una politica simile. Che vuol dire poi "confronto soggettivo tra etc etc" ? si crea un'articolo su un gioco con tanti pareri di gente ritenuta affidabile ? e se questa gente non segue il criterio di premiare i giochi "qualcosaltro", come ha fatto Cangialosi, che proprio inesperto non è, cosa cambia come giudizio rispetto a vg attuale ?

Offline atchoo

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #36 il: 13 Giu 2006, 18:52 »
Concordo con il pensiero di Floyd.

Ricordo anche che ci sono videogiocatori poco interessati all'originalità a tutti i costi. Una rivista, un articolo, uno speciale devono premiare le idee che funzionano o quelle che potrebbero funzionare, se solo abbozzate. Se il titolo si limita a proporre idee vecchie, ma lo fa con qualità, stile, ecc. lo si premia per questo. Il lettore-tipo di Videogiochi (visto che viene citata più volte nel topic), poi, dovrebbe avere conoscenze sufficienti per capire cosa sia originale e cosa no.

Videogiochi, nonostante le apparenze (l'anonimato dei recensori in primis, ma anche lo stile scelto), mi pare una tra le riviste con le recensioni più soggettive in edicola. Niente "giochi del mese", "acquisti imprescindibili" e così via...

Offline Luv3Kar

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« Risposta #37 il: 14 Giu 2006, 03:26 »
Citazione da: "AIO"

Hm, consideriamo un panorama di ampio respiro: avevo citato Ring come base per un nuovo progetto editoriale, veramente made in Italy, ma evidentemente non ci sono abbastanza soldi/speranze/motivazioni per far nascere una rivista di videogiochi che se ne freghi delle uscite mensili e che divulghi la cultura videoludica in modo anticonvenzionale (chiedo in particolare a Luv3kar il parere su questa questione).



Il mercato del videogioco è, ancora più del cinema e della musica, un mercato basato sulla novità. Lo spettatore medio di film si reca esclusivamente nel reparto Novità di Blockbuster (che infatti è più nutrito di tutti gli altri messi assieme, o poco ci manca) e ha un'idea progressista del cinema, ovvero il nuovo è meglio. Il videogiocatore medio è ancora più esasperato in questo senso. Una rivista si deve adeguare, e oltretutto deve lottare contro il tempo per tenere testa alla stampa online. Per cui una rivista con le tempistiche di Ring, in cui si parla di un gioco quando hai voglia di farlo, è improponibile (oltretutto suppongo che gli stessi autori di Ring, se avessero avuto il tempo e la possibilità di giocare Half Life 2 due mesi prima dell'uscita nei negozi, ne avrebbero parlato prima). Ne è la prova Retro Gamer, che per uscire ha dovuto proporre un DVD aggiuntivo e mantenere un prezzo un po' elevato perché conscia di non poter fare una tiratura enorme.


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- confronto soggettivo tra appassionati con la testa sulle spalle (cito Ring e TFP perché noti a tutti)



Intendi commenti multipli sul singolo gioco? Se ne è già parlato su TFP, ed è stato spiegato che non è una cosa fattibile, vuoi per i tempi, vuoi perché i collaboratori esterni sono pagati a cartelle, per cui con che faccia chiedi a qualcuno di finirsi FFXII in 5 giorni per poi scrivere un'opinione di 10 righe?


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- testimonanianze, pareri e diari di produzione di chi crea i videogames che non siano necessariamente legati all'ultimo videogioco uscito. Credo che un making of di un titolone a caso degli ultimi 10 anni possa interessare al di fuori del fattore nostalgia (da qui la rivalutazione della retrospettiva).



Time Extend e La Storia di... ci sono già, e il secondo è proprio un making of con interviste ai creatori.


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Se siamo diventati appassionati di VG è per via di titoli che hanno segnato la storia del videogame.



Ma GTA è la storia del vg. È il gioco che ha inciso di più sul game design mondiale dai tempi di Mario 64, è l'action game che ha coniugato l'accessibilità e l'immediatezza del gioco console con il senso di stupore e di scoperta del gioco di ruolo. È anche un'opera permeata da un umorismo e una lucidità molto raffinate, e non a caso tutti i cloni fanno ribrezzo proprio perché incapaci di replicarlo e troppo ottusi nel volersi prendere sul serio. Lo script e le situazioni di gioco di GTA hanno l'umorismo corrosivo di un Fight Club, e un gioco che fa politica mascherandosi da quello che in realtà vuole pigliare per il culo. È al tempo stesso complice e vittima di quello che denuncia. Penso che gran parte di chi lo critica e di chi lo apprezza non sia andato oltre un'impressione iniziale. Dietro a GTA c'è un lavoro con i controcoglioni sotto diversi punti di vista, ma è schiavo del fortissimo impatto iniziale che ne ha decretato il successo tra i più e il disprezzo dei matusa che non capiscono il giochino del figlio. Se poi si vuole continuare a fare i Nanni Moretti puzzonasisti è un conto, ma del resto anche Bukowsky e i beat all'inizio erano considerati dei cialtroni.

Scusate lo sfogo, ma tutto questo è per dire che le contraddizioni che vedi tu nei voti potrebbero non essere così scontate e così sintomo di codardia intellettuale da parte di chi ha recensito il gioco. Magari ci ha visto dell'altro.

Anche perché, è bene ribadirlo, SotC non è stato penalizzato a causa del suo epico lirismo, del suo essere diverso, della sua originalità. Cioé, stiamo parlando di Marcello, che ha premiato con nove su dieci Siren, l'equivalente videoludico della Corazzata Potemkin. Ti sembra che storca il naso di fronte alle novità? SotC non lo ha convinto per fattori immersivi e di coinvolgimento, per certe scelte strutturali che non ha apprezzato. E penso che si faccia più giustizia ad un autore come Ueda portando critiche così mirate e argomentate che non atteggiandosi a scimmie urlatrici mascherate da Leopardi e sbraitando "poesia, poesia" ogni volta che sparisce l'HUD o ci viene propinata una mezza citazione biblica. E questo lo dico in senso lato, perché nello specifico ho trovato molto interessanti le teorie e le riflessioni su SotC lette su questo forum ad opera di più persone.


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Se Marcello ha deciso di premiare con "il massimo delle onorificenze possibili" GTA San Andreas e non lo ha fatto anche con Colossus, prendo atto che in dieci anni i "gusti" (io direi le idee) di una persona si possano capovolgere. Questo accade forse quando una passione diventa il tuo lavoro? Può darsi, solo perdonatemi se mi azzardo a ipotizzare (siamo in Theory) un nuovo modo di raccontare il videogioco, che metta in primo piano la nostra voglia di stupirci e di affrontare nuove sfide. E i germi di questo "nuovo modo" li abbiamo sotto gli occhi, volendo.



Come avrai capito dal mio polpettone poche righe più sopra, trovo che i giudizi espressi dalle recensioni di VG (e non dai voti, che magari possono anche non essere sempre in sintonia con ciò che il testo esprime - ma del resto è come quantificare la bellezza delle tette della Bellucci) siano perfettamente in linea con quello che chiedi. Non lo dico perché sono di parte, di solito in queste discussioni mi faccio gioiosamente i cazzi miei e avrei potuto continuare a farlo, ma perché è quello che leggo negli scritti degli altri collaboratori di VG ed è  anche quello che cerco di fare io nel limite delle mie possibilità. Il videogioco deve introdurre emozioni, più o meno complesse, ed è compito del redattore volutare i processi utilizzati dal gioco per scaturire quella scintilla nell'utente, e con quali risultati.

Recensioni come quelle di LEGO Star Wars (il gioco è giobbianamente* una merda, però non può non piacere) e Oddworld Stranger's Wrath fanno proprio questo, perché dicono al lettore: questo gioco non ha un gameplay perfetto, però ha un qualcosa in più, ha qualcosa da dire. Magari frivolo (LEGO) o più complesso, ma cerca di non essere l'ennesimo   franchise annuale. Al tempo stesso, però, si cerca di non cadere nel tranello di esaltare a scatola chiusa qualsiasi cosa cerchi di esere bizzarra, ed è per questo che si può anche criticare SotC, a patto di mettere in evidenza le sue peculiarità e la sua portata.

* si definisce "giobbianismo" l'attitudine a valutare i giochi tenendo conto prevalentemente della loro componente meccanico-ludica. Detto anche "nudismo tecnoludico" in certi circoli culturali di San Francisco.
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« Risposta #38 il: 14 Giu 2006, 10:34 »
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Il mercato del videogioco è, ancora più del cinema e della musica, un mercato basato sulla novità. Lo spettatore medio di film si reca esclusivamente nel reparto Novità di Blockbuster (che infatti è più nutrito di tutti gli altri messi assieme, o poco ci manca) e ha un'idea progressista del cinema, ovvero il nuovo è meglio. Il videogiocatore medio è ancora più esasperato in questo senso. Una rivista si deve adeguare, e oltretutto deve lottare contro il tempo per tenere testa alla stampa online. Per cui una rivista con le tempistiche di Ring, in cui si parla di un gioco quando hai voglia di farlo, è improponibile (oltretutto suppongo che gli stessi autori di Ring, se avessero avuto il tempo e la possibilità di giocare Half Life 2 due mesi prima dell'uscita nei negozi, ne avrebbero parlato prima). Ne è la prova Retro Gamer, che per uscire ha dovuto proporre un DVD aggiuntivo e mantenere un prezzo un po' elevato perché conscia di non poter fare una tiratura enorme.


Sono completamente d'accordo con questo quadro realista; non sono altro che questi i limiti che percepisco nel videogioco e nel suo modo di intenderlo.

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Intendi commenti multipli sul singolo gioco? Se ne è già parlato su TFP, ed è stato spiegato che non è una cosa fattibile, vuoi per i tempi, vuoi perché i collaboratori esterni sono pagati a cartelle, per cui con che faccia chiedi a qualcuno di finirsi FFXII in 5 giorni per poi scrivere un'opinione di 10 righe?

FFXII in 5 giorni? No, è chiaro che siamo su piani diversi, non si può pretendere di modificare una struttura editoriale preesistente e collaudata, casomai di auspicare nuovi progetti editoriali meno convenzionali, che abbiano anche obiettivi diversi. Che mettano al primo posto la cultura del videogiocare e non l'informazione.

A questo punto è necessario stabilire:
- chi si riprende in mano ancora i vecchi capolavori?
- è davvero impossibile creare una rivista di approfondimento anziché di informazione?

Forse anche voi avete rigiocato in quest'ultima generazione di console titoli antecedenti perché li ritenete tuttora validi. Ce ne sono una sfilza, inutile fare elenchi.
L'opinione multipla, magari di 20-30 righe, interessante, matura e completa può essere su un qualunque videogioco passato, che magari non abbiamo giocato, oppure potrebbe essere un'occasione per confrontarsi con un altro punto di vista.

Riguardo a approfondimento/informazione parliamoci chiaro: le riviste sono costrette a informare, informazioni che però sono reperibili online anche in questo momento.
Non solo, è giusto puntare sull'approfondimento sulla carta perché oltre all'immagine sono i testi ad essere protagonisti.
Su internet ci saranno video e tutto il resto, ma il discorso testo viene svalutato.
Ora, non pretendo che i VG vengano raccontati sempre alla maniera di un Tiziano Toniutti, di un Luca Abiusi, ma vorrei che ci sia spazio per esprimersi in tutta la propria soggettività, non solo nel giudizio, ma nella forma, rivalutando così il puro "piacere di leggere". E comunicando tanto.
Per questo credo che l'anonimato rappresenti un grosso palo tra le ruote in questo senso. E nonostante internet sia entrato nelle case rispetto a dieci anni fa, considero sempre il formato cartaceo come supporto ideale per la comunicazione di idee e pensieri; per la tempistica di informazione è impossibile pareggiare col web.

PS sul discorso critico su GTA: Luve3kar, sai di sfondare una porta aperta ma questo dimostra i limiti nel confrontarsi via forum. Non mi lamento di GTA perché "burino" e "violento", ma converrai con me che ciò che GTA può aver dato all'evoluzione del videogioco era contenuto già in GTA III: un titolo pubblicato agli albori di PS2. Io con GTA SA vivo un dejavu, pizzicato di tanto in tanto dalle miriadi di aggiunte che andavano messe per allungare il brodo. Secondo me l'esperienza, il feeling, il gusto rimangono gli stessi. Consideriamo anche Driver 1 e 2, fari essenziali per il titolo Rockstar; ora Driver Parallel Lines è un "clone" di GTA, questo perché Driver 3, nonostante i tre anni di lavorazione, risultava poco giocabile: è stato giustamente bastonato.
Ma arrivare a questi estremi da una parte
http://www.gamespot.com/ps2/action/driver3/index.html
ed esaltare un San Andreas che marcia senza fatica grazie a tutto quello che c'è stato prima, si rivela poco equilibrato.

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Lo spettatore medio di film si reca esclusivamente nel reparto Novità di Blockbuster (che infatti è più nutrito di tutti gli altri messi assieme, o poco ci manca) e ha un'idea progressista del cinema, ovvero il nuovo è meglio. Il videogiocatore medio è ancora più esasperato in questo senso.

E' questo il motivo perché io ed altri siamo rimasti delusi da Videogiochi; credevamo non fosse per il giocatore medio. Che fermasse questa "esasperazione progressista".
Secondo me poi sbagli nel dire che lo spettatore medio "ha un'idea progressista del cinema": lo spettatore medio ha poca voglia di scegliere, perché lo spettatore medio non è un appassionato di cinema. Non ha nessuna idea, se non quella di svagarsi.
E così Blockbuster (dove io lavoro) con le sue pareti tappezzate dell'ultimo film che dimenticheremo in fretta, sceglie per lo spettatore medio.
Poi metto su Pulp Fiction, mi chiedono cos'è, se lo guardano, e sono molto più soddisfatti rispetto ad aver visto i Fantastici 4.
Il discorso è applicabile chiaramente anche al videogioco, nonostante tutte le divergenze del caso.
Spezziamo la catena influenzale, informiamo sul passato ingiustamente dimenticato per un futuro meno stereotipato, conserviamo inalterata la nostra passione per il videogioco.

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« Risposta #39 il: 14 Giu 2006, 11:16 »
Citazione da: "Luv3Kar"
Ma GTA è la storia del vg.


Non foss'altro perchè ha ispirato anche Hulk Ultimate Destruction  8)
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« Risposta #40 il: 14 Giu 2006, 11:24 »
Il fatto che la  maggioranza del pubblico delle riviste sia  "realista" e punti sulla tempestività non credo c'entri molto con i limiti nel percepire il videogioco. Anche altri medium come il cinema sono nella stessa situazione come pubblicistica specializzata, ma non mi risulta che il cinema sia limitato da questo, nè che lo sia mai stato (anzi, le prime riviste di cinema che speculavano sullo star system e il cinema di hollywood hanno avuto il merito di ampliare il mercato e di creare nuovi appassionati, che magari dopo aver visto tutti i film di de mille sono diventati fanatici di espressionismo tedesco o di surrealismo francese, senza contare che i registi più influenti nella tecnica del cinema come porter o griffith venivano da quell'ambiente.)

Io credo che sinceramente il fatto che ancora esistano poche realtà editoriali serie nel mondo è dovuto al fatto il medium è ancora giovane (è entrato solo da pochi anni nella fase di vero e duraturo fenomeno di massa, dopo essere stato un'effimera icona pop mondiale con giochi come pac man o space invaders prima del crash) e per i suoi limiti ontologici (il cinema nei suoi primi anni e da sempre produce appassionati entusiasti di provare a replicare ciò che avevano visto al cinema, visto che serviva poco più di una cinepresa: per fare un videogioco attuale serve molto di più, sia come tempi che come conoscenze tecniche.Oppure ad un critico letterario o musicale potevi consigliare di vedersi un particolare film per apprezzarne le nuove qualità artistiche e tecniche, ma non è facile dire ad un critico o appassionato di neoavanguardia poetica o di musica concreta devi giocare 40 ore a final fantasy VI o 12 a silent hill 2, dove peraltro la durata è il minimo visto che esistono anche problemi di fruibilità dovuti all'attuale sistema di interazione diretto del videogioco). Insomma io credo che si dovuto più a questo che della scarsa quantità (peraltro vera, ci mancherebbe) di studi seri sul medium rispetto ad altre realtà culturali.

Inoltre non c'e da sottovalutare il fatto che una realtà editoriale deve anche avere un pubblico per mantenersi e coprire quantomeno i costi. Se non c'e, non è possibile farlo. Videogiochi che presumo abbia una tiratura sulle 15-20 mila copie e che presumo ancora  possa campare solo perchè c'e una multinazionale dietro (se sto scrivendo nerchiate autorizzo simon o chi per lui a mandarmi a quel paese :D ), ed è peraltro una rivista ibrida e non completamente modellata secondo le caratteristiche che hai elecato, fa una una certa fatica a manternersi in Italia. Credo quindi che attualmente in Italia (un mercato più ristretto rispetto ad altri paesi) una rivista non sia possibile, e forse neanche serve. Meglio un sito gestito da appassionati, che costa meno e raggiunge più persone (anche perchè è gratis), e che peraltro garantisce più libertà (non parlo di giudizio, ma più che altro di forma), magari integrato da iniziative editoriali sullo stile di quelle che si sono viste recentemente nelle librerie e nei negozi specializzati.

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« Risposta #41 il: 14 Giu 2006, 11:32 »
Dio che thread.

Citazione da: "AIO"
Se Marcello ha deciso di premiare con "il massimo delle onorificenze possibili" GTA San Andreas e non lo ha fatto anche con Colossus, prendo atto che in dieci anni i "gusti" (io direi le idee) di una persona si possano capovolgere. Questo accade forse quando una passione diventa il tuo lavoro?


LOL, no. Questo accade a prescindere. Cambiamo gusti di continuo. E' inevitabile, soprattutto quando passiamo dall'età adolescenziale a quella matura. A me piaceva un sacco la serie Masters (avevo persino il castello di Grey Skull e tutti i personaggi. Ne ho soffiati di soldi alle tasche dei miei...) ma oggi non la farei vedere neanche a mio figlio per quanto fa cagare. Per dire.

Per quanto riguarda l'originalità, Videogiochi la premia, o meglio, la tiene in ovvia e forte considerazione (e bada bene che l'originalità si esprime anche in giochi non originali, sono le piccole cose, le microdinamiche nuove che ti fanno dire "ah cazzo, fico che adesso si può fare questo in Zelda" - Siren appartiene a questa categoria) ma, per quanto originale, il gioco deve anche essere giudicato in funzione della sua capacità di intrattenere, divertire, appassionare, emozionare eccetera. Insomma, il "nuovo" deve anche funzionare. E se il "nuovo" non funziona tanto quanto il "vecchio" allora - malgrado l'originalità - si becca un giudizio inferiore. Mi pare pacifico.

Citazione
Marcello, che ha premiato con nove su dieci Siren, l'equivalente videoludico della Corazzata Potemkin


ROTFL!  :lol:  :lol:  :lol:  :lol:  :lol:  :lol:
[cmq pare annunciato Siren 3 per PS3. Godo abbastanza]

Offline pedro

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #42 il: 14 Giu 2006, 12:21 »
Posto che Hulk distrugge, il mio microcontributo a questo thread spaccaocchi è il seguente: non esiste correlazione tra quello che dicono le riviste (voti nè articoli) e il mercato. Al limite, contano i filmati di gamespot o gli speciali tipo E3, ma di certo non le recensioni.

Se pubblicassi le liste di vendita dei VG più venduti in Italia, voi TFppari snobboni  e puzzonanisti (:lol:) soffochereste nel vostro stesso vomito.
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Offline Postinopazzoide

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #43 il: 14 Giu 2006, 13:00 »
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LOL, no. Questo accade a prescindere. Cambiamo gusti di continuo. E' inevitabile, soprattutto quando passiamo dall'età adolescenziale a quella matura.

In virtù di quanto hai scritto GTA: San Andreas, che è il tipico gioco-spazzatura per brufolosi adolescenti, avrebbe dovuto beccarsi un 3.

Citazione
E se il "nuovo" non funziona tanto quanto il "vecchio" allora - malgrado l'originalità - si becca un giudizio inferiore. Mi pare pacifico.

Mi rendo conto che in Shadow Of The Colossus vi sia il grave limite di non potere andare a puttane tra un colosso e l'altro, e che non sia possibile azzoppare Argo con una doppietta tramite un cheat mode. Tuttavia qui non si tratta di realizzare o meno la effettiva originalità di un titolo rispetto al suo reale valore ludico, bensì di creare un solco tra l'oro e il letame. Solco che in "Videogiochi" pare non esistere.

Offline Cangialosi

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Noi e i VG: troppo influenzati dalle realtà editoriali?
« Risposta #44 il: 14 Giu 2006, 13:01 »
Hai ragione.