Autore Topic: [PS2] Shadow of the Colossus  (Letto 7724 volte)

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Offline AIO

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[PS2] Shadow of the Colossus
« il: 21 Apr 2006, 11:51 »
Ombra Colossi - Recentio

Nel mezzo del calderon promiscuo della sectionem Recentia Mea non trovai cenno alcuno su cotal oper magna di codesta generatio ludense.
O gentil lettor, la recentio che segue, seppur d'umiltà vestuta, intenta rimediar all'onta e al disonore...


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Maestro: Oggidì,  parlerolti di Ombra Colossi.

Allievo: Perdonatemi Maestro, trattasi forse di cotal giuoco reputato qual discreto dal clar papiro bimestrale nomato Videogiuochi?

Maestro: Numi del Ciel! Rifuggo al sol pensier che Defecatio Crogiuol Vendicta: Pugnam Novaiorcum meritò sul papir da te menzionato maggior premio aritmetico in paragone al giuoco ch’io vado a mostrar.

Allievo: E dir che Videogiuochi tanto gentil e tanto onesta pare…

Maestro: Non ti curar di lor, ma guarda e giuoca. Pugnerai empie et enormi bestie coll’ausilio del tuo animo e della fedele Scossa Dual della GiocarStazioneBis. Un leal ronzino il tuo sol compagno, una spada et un arco e frecce saran invece le armi che porterai teco.

Allievo: Se ben intendo, dovrò ambir alla devastatio Colossi.
Maestro: Ebbene, siffatta attività si pone ardimentosa e assai dolente; salir in cima al mostro non è opera sì semplice, poiché l’immondo essere non gradisce estranee presenze sopra lo spesso derma, e scotendo tutto estenuerà la capacità tua di restar appeso al di esso irsuto vello. Ma pure cotali mitiche creature posseggono vulnerabili sigilli che rimembran l’achilleo calcagno. Colpisci senza esitar tali parti luminescenti, giacché ogni affondo di lama indebolirà il gran vermo tra sangue, pianto, e stridor di denti.

Allievo: Perdonatemi, Maestro: Ombra Colossi comporta un ineluttabile reiterar di tale catena di eventi?

Maestro: L’intuito tuo non ti tradisce, allievo mio; e tra uno scontro e l’altro galopperai pe’ lande ventose e desolate, mai sfiorate da discendenza adamitica. Alza la spada con solerzia: in lochi ameni et illuminati essa riflette i raggi del diurno astro, e quando avvertirai la Scossa Dual dimenarsi conoscerai donde dimora il prossimo tuo avversario.

Allievo: Dite, Maestro: forse è preclusa ogne attività interattiva in cotal esplorativa fase?

Maestro: Giammai; giungerai in templi pagani ove ritemprar lo spirito e salvar il progresso.

Allievo: Oltre ciò, non esiste null’altro da compiere, Maestro?

Maestro: Deh, lascia ch’io ti spieghi, che Ueda Fumito inventò prim’ancora della meccanica ludense il mondo virtual sul qual noi possiam poggiare il tallone. Esso è infatti inscindibile dall’idea del giuoco stesso, che vegeta in simbiosi con le epiche gesta di cui potremo esser prodi.

Allievo: E cotal mondo è sì bello da contemplar, Maestro?

Maestro: Sittanto da obnubilar la poligonal fattura di prati, deserti, et rupi scoscese; pianure assolate et laghi profondissimi; foreste oscure et dimenticate, che s’aprono in cieli azzurri, che subito dopo rannuvolano; tristi paludi et sorgenti sulfuree d’infernal guisa; torri, segrete, mura e palazzi edificati da mani ancestrali.

Allievo: Ora che vedo, la bellezza di tali lochi mi rende ammutolito.

Maestro: Dunque in silenzio ammirerai codesti quadri in movimento, oppuramente arazzi, se dotato sarai di visore a sedici noni. Con il medesimo cavalier al centro, e tutt’intorno una beatissima maestria di grafico splendor degna di deliziar i santi del Paradiso.

Allievo: Maestro, tutto ciò è assai davvero per un misero mortale qual’io sono…

Maestro: Pentiti, figliuolo, che la via della redenzione è vicina. Purificherai il tuo animo dal nefasto influsso di Sant’Andrea, il truffaldin discepolo, con le musiche soavi et incantevoli di Ombra Colossi, di gran maestosità, forza, ardore et amarezza. Fronteggerai immani Leviatani, Golem e Moloch e Draghi volanti, sì possenti e temibili da oscurare il cielo. Pugnerai in terra, acqua et aere, ma ciò non spaventerà te, moderno Odisseo contro sedici Ciclopi, poiché astuzia e ingegno non ti mancheranno. E se la speme verrà meno, un dio pagano sobillerà il tuo animo con arcani consigli.

Allievo: Vi ringrazio Maestro, or m’accingo a praticar la vostra lezione.

Maestro: Orsù, altro tempo non perdere. Spogliati di ogne ottenebrante scienza tecnica, et apri le porte della tua anima. Comprenderai che non esperir Ombra Colossi è un passo deciso verso l’etterna dannazione.



Valutatio: Esperienza celeste su codesta terra, unica et de facto imperdibile.

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline Vegita.ssj

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[PS2] Shadow of the Colossus
« Risposta #1 il: 07 Dic 2006, 18:30 »
E anche Colossus ha preso voti altissimi - penso tra me e me - cavolo questo farà la fine di ico, lo so già, ico nonostante sia considerato pura magia mi ha sempre deluso, no io ed ico non andiamo d'accordo!
Ok se proprio deve essere anche questo considerato un capolavoro, almeno proviamolo.

La tua donna stesa in attesa delle tue gesta, un discreto numero di cosiddetti "colossi" che ti attendono in una sconfinata terra..

L'idea geniale alla base dei combattimenti contro i colossi prende subito il sopravvento, il loro così essere mastodontici ma al contempo stesso lenti da un lato trasmette un senso di impotenza terribilmente reale e al contempo stesso la coscienza si essere sempre in grado di svolazzargli intorno senza esserne travolti (non sempre)...

Scalarli lentamente, aggrappati, con fatica, in equilibrio, cadendo, riprovando, tempistica, stamina....Ecco un punto vitale.....lo traficco e sento la sua essenza, me la trasmette, sento di poterlo dominare, sento di potercela fare.
Eccomi in cima, un altro punto vitale da trafiggere. L' ultimo colpo è sempre il più appagante, senti di aver domato un gigante da insignificante mosca, questi che crolla ai tuoi piedi ormai inoffensivo e sei felice, dannatamente appagato.

2,3,4,5.....e più Colossi ti si propinano dinanzi, sempre diversi, sempre "mastodontici", sempre da scalare, sempre da dominare...e ogni volta è sempre unica, sempre appagante, sempre sul filo del rasoio in continua tensione.

Più avanzi nel percorso e più sopravviene una strana sensazione, quella piacevole adrenalina trasmessa ad ogni bestia domata vien pian piano sfumando.....Quelli che prima, enormi nemici da abbattere, enormi ombre sul tuo cammino, mali da estirpare, iniziano a cambiare volto, nei successivi incontri con l'ombra di turno inizi la sua scalata in punta di piedi, lui si divincola e si sbatte e tu non più contento di riuscire a padroneggiare come un equilibrista la sua corporatura imponente gli chiedi scusa, sai che sarà solo uno dei tanti, sai che è solo un mezzo, sai che non è più un carnefice. L'ultimo colpo, l'ultimo colpo da infliggergli. Scusa, scusa colosso...non vorrei ma devo. Quella forte sensazione di dominio e possenza si macchia di pietà e tristezza.

Ormai senti di essere un mezzo, senti che loro sono un mezzo, senti un senso di colpa tremendo!

Il gioco si completa.....e la sensazione di essere passato da preda a cacciatore si è ormai fatto spazio a sufficienza....ma il fine giustifica i mezzi e chiudi gli occhi di fronte ai tuoi scempi.

Finale epico, come non ne vedevo da anni...

La colonna sonora è da oscar, ad ogni incontro con le nostre prede un sound epocale rende magnificamente l'idea delle nostre gesta, ci porta con mano verso la vetta più alta del mondo che stiamo esplorando, fra peli e pezzi di armatura. Infinitamente perffetta quella dell'ultima stoccata, perfetta nel trasmettere quella sensazione di dispiacere che va pian piano a inculcarsi nella nostra testa e ci fa sempre più dubitare su chi sia il male in tutto questo.

Shadow of colossus è un'esperienza che consiglio a tutti, un gioco che non si può paragonare a nessun altro dato che si piazza su di una scala di valori completamente diversa portando il giocatore in una poesia malinconica, triste, drammatica. Shadow of colossus sente (e ci vorrei credere) troppo stretto l'appellativo di videogioco e sa che se lo può permettere, è un' emozione. Shadow of colossus è ascoltare "Loosing my religion" dei Rem, come guardare "C'era una volta in America".
Spero, da videogiocatore, che chi non abbia mai giocato o sentito parlare di questo (uhm ho detto che la parola videogioco gli sta stretta, se mo lo chiamo videogioco mi contraddico...vabb. dai fatemela passare per buona ) videogioco faccia il possibile per reperirlo e viverlo. Lo spero perchè vorrei che chi, come me, ama i videogiochi, possa avere, come me, la fortuna di conoscerlo.

Voto: 10

Offline crs

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[PS2] Shadow of the Colossus
« Risposta #2 il: 13 Ago 2007, 16:03 »
Chiave di lettura sulle origini creativo-narrative di SotC

Dormin letto da destra verso sinistra da Nimrod.

Il primo uomo che fondò una civiltà assimilabile ad una moderna nazione. Conosciuto come potente cacciatore in opposizione a Geova diede vita ad un progetto ambizioso: la costruzione di una torre alta fino al cielo per opporsi al proposito divino che voleva l'umanità disperdersi eterogeneamente sul globo e, forse, anche nell'utopica speranza di scampare ad una catastrofe simile a quella del Diluvio da poco abbattutasi sul pianeta.
Per frustrare il piano di Nimrod Dio confuse le lingue così che la torre, chiamata poi di Babele (che significa confusione proprio in relazione alle lingue lì originate) finì per essere incompiuta e l'accentramento umano, lì costituitosi, disperso.

Dal racconto biblico che si può leggere in Genesi capitolo 10 emerge che la potente caccia, per cui Nimrod fu famoso, non si limitava agli animali. Ciò è evidente dalla stretta connessione con l’edificazione di otto città. Ciò che Nimrod fece come cacciatore fu il preludio di ciò che fece poi come conquistatore. Fin dall’antichità caccia ed eroismo erano particolarmente e naturalmente associati. Anche i monumenti assiri raffigurano molte scene di caccia, e la parola (cacciatore) è spesso impiegata in riferimento a campagne militari. Pertanto caccia e battaglia, che nello stesso paese in epoche successive furono così intimamente legate, potrebbero essere qui associate o coincidere.

Analogie con il nostro personaggio di cui non si conosce nemmeno il nome ce ne sono.
Il denominatore comune sembra proprio essere una caccia, caccia a sedici colossi (che sono il doppio delle città edificate o conquistate da Nimrod-Dormin) che si rivelerà triste e assolutamente avente connotazione negativa. La musica d'atmosfera mentre il colosso sconfitto tracolla al suolo inerme è abbastanza eloquente al riguardo, specie se unita alla mancanza di caratterizzazione manichea tra i due rivali. Inoltre i colossi sembrano avere segni di fortificazioni o costruzioni in rovina: segno delle ataviche città sconfitte in passato da Dormin-Nimrod?
Al termine di ogni scontro il nostro personaggio si "deteriora" sia nell'aspetto che nell'animo per raggiungere l'unico obiettivo di riportare in vita colei che ha subito un destino maledetto. Anche questo aspetto mi ricorda qualcosa.

Genesi capitolo 3 narra la caduta dell'uomo nell'oblio attraverso un atto perpetrato da una donna, anche se ingannata, ma che trascina, questa volta in modo consenziente, con sè l'uomo.
Un destino maledetto che avrebbe causato la morte di entrambi. La negatività intrinseca del racconto genesiaco nei confronti dell'uomo è un denominatore unico che lo distingue nettamente da tutti gli altri racconti cosmogonici. La stessa negatività intrinseca sembra essere denominatore comune in questa rappresentazione in Shadow of the Colossus.

Il nostro protagonista è disposto a qualunque cosa per riportare in vita Mono anche se ci è oscuro il legame che li univa in qualche misura: deduttivamente forte data la ferrea determinazione di portare a compimento l'impresa Colossale.
Un destino funesto al quale è impossibile sottrarsi sebbene il desiderio di uscire dall'ineluttabilità che permea l'esistenza di entrambi, e della terra cui siamo chiamati a penetrare nel nostro indefesso incedere, sia anima e forza che ci trascina in avanti, colosso dopo colosso. Nulla sembra poterci intimorire o fermare, anche se i segni delle nostre efferate azioni si celano visibili dietro al deterioramento sempre più evidente.

Agro è un eccellente compagno che ci sottolinea la nostra natura acrimoniosa nella terra che calpestiamo con i suoi zoccoli, essendo Agro sinonimo d'entrambi gli aggettivi che ben si addicono alla triste dimora dei colossi.

Il triste ed ineluttabile epilogo che ci vede inermi, sottolineato dalla giocabilità univoca delle due scene finali, sembrano rimarcare la tristezza di un destino contro il quale è inutile lottare.
Se la donna dal maledetto fato ritorna in vita divenendo la regina che desidera Yorda come veicolo per ritornare in qualche modo agli spledori di un tempo si dimostra corretto, siamo di fronte al ripetersi di questo tema perfettamente rappresentato da ques'opera e genialmente trasfuso in un continuum sinusoidale dall'epilogo scontato, ma egregiamente narrato in una geniale pantomima nella quale è d'obbligo ascoltare ogni sussurro.

L'asetticità sonora (che si riduce ai soli effetti d'ambiente autoctono), del silente percorso che ci conduce al sempre più lontano colosso, invita a riflettere su ciò che stiamo perpetrando, al frutto delle nostre azioni: l'acuto sibilo del vento ci sputa addosso il suo diniego, il verso altrettanto acuto del falco ci invita a tornare indietro, le colombe sembrano sottolineare la natura innocente della prossima nostra gigantesca vittima... ma nulla riesce davvero a fermarci se non il frutto finale della nostra sconsiderata miopia.

Il ritorno ad essere infante sembra presagire la catarsi nella quale sarà, però, sempre onnipresente la macchia, il dominio dell'infausto destino che si è perpetrato in queste terre: il paio di corna che segneranno successivamente il fato di coloro che ne porteranno l'evidenza ("così, per mezzo d'un sol uomo, il peccato entrò nel mondo").
Gli uomini che porteranno i bambini con le corna al "tempio" sembrano infatti ricusare ciò che il loro predecessore ha nel passato commesso: il sacrificio per espiare le "colpe" degli antenati del loro villaggio (simbolo assimilabile al capro espiatorio che gli israeliti abbandonavano nel deserto).

Fino all'arrivo di un salvatore: ICO.

Anche in questa chiave di lettura l'escatologia affine a quella biblica trasuda assonanze... ma in fondo siamo solo partiti da un nome...

Credo che la lettura a più livelli sia sempre più segno distintivo di una genialità profusa in quest'opera davvero, davvero Grande.

P.S.: Alcuni storici identificano il dio babilonese Marduk (Bel) nel deificato Nimrod (da destra a sinistra: Dormien) la cui effige, tra le altre cose, risulta avere come carattere distintivo un paio di corna.
Nietzsche è morto - Dio.

Offline Stay Black

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Re: [PS2] Shadow of the Colossus
« Risposta #3 il: 18 Set 2008, 15:53 »
Se un'opera d'arte è la creazione con cui l'artista esprime se stesso, Shadow of the Colossus è un esperimento perfettamente riuscito.
Fumito Ueda parte da una semplice intuizione, che pone le basi al suo lavoro: un ragazzino che combatte contro mostri di dimensioni colossali. L'idea viene sviluppata in un gioco che incentra gameplay e divertimento sull'abbattimento di sedici colossi di pietra, che il protagonista della storia deve scalare (letteralmente) alla ricerca dei loro punti deboli in cui affondare i colpi mortali della sua spada. I colossi sono enormi livelli in movimento, caratterizzati da piattaforme e sporgenze utilizzabili come appigli per la scalata verso l'alto.
L'impatto col primo colosso è notevole, così come l'emozione della scalata e tener duro quando prova a scrollarsi di dosso quella pulce fastidiosa che siamo noi, aggrappati al tasto R2, unica ancora di salvezza per non essere scaraventati sul terreno. Un senso di colpa pervade il giocatore a ogni colpo di spada affondato nelle membra dei giganti di roccia, così grandi eppure così indifesi di fronte all'ineluttabile destino. La loro sconfitta è un tonfo sul terreno che riecheggia di tristezza nella landa deserta e, d'ora in poi, ancora più vuota.
La storia che giustifica le azioni del giocatore è interessante, ma si sviluppa solamente nelle battute finali, chiarendo in un sol colpo il significato delle nostre azioni.
La struttura del gameplay è la medesima per tutti i sedici colossi. La prima cosa da fare è localizzare e raggiungere il colosso da abbattere. Saliti in groppa ad Agro, il nostro fido destriero, ci ritroveremo ad attraversare un mondo vuoto e senza vita, caratterizzato da colori smorti e a tratti troppo chiari, tanto da ottenere un risultato finale impastato e confusionario. L'esplorazione delle lande desolate può essere poetica e dolorosa o noiosa e frustrante, a seconda di quanto si è disposti a lasciarsi suggestionare.

Trovato il colosso, il suo ingresso in scena è solitamente un momento da ricordare.
Si provano ammirazione e sincera curiosità e il gioco intelligentemente facilita chi ha voglia di ammirare cotanta bellezza. La telecamera libera, comandata con lo stick destro, permette di ottenere spettacolari inquadrature dei mostri di pietra e di osservare i loro comportamenti. Capire come cominciare la scalata del colosso è spesso una vera sfida, ma la soluzione è sempre logica. Una volta aggrappati al colosso, bisogna individuare i punti deboli e raggiungerli, per poterlo finalmente sconfiggere.

Shadow of the Colossus è un'opera interessante, soprattutto dal punto di vista artistico.
Come gioco, invece, mostra il fianco a più di una critica. I comandi sono imprecisi e macchinosi, sensazione accentuata dalle animazioni non sempre impeccabili. Spesso azioni semplici come salire sul cavallo diventano goffi tentativi di montare in sella, ottenendo un irritante saltello sul posto. La ricerca del prossimo colosso a volte si tramuta in un'odissea ed è facile naufragare tra le vallate e perdere la direzione, nonostante l'aiuto della spada, che fa anche da bussola, indicando con un raggio di luce la strada da seguire.
I colossi, belli da guardare, risultano spesso poco divertenti da giocare. Una volta individuato il modo di approcciarsi al gigante di pietra, tutto si risolve in una stanca esecuzione di salti e corse verso il prossimo appiglio, cercando e pregando di non cadere, pena il dover ricominciare da capo la lunga e tediosa sequela di azioni.

Il maggior difetto di Shadow of the Colossus è tutto qui: il suo scopo primario non è divertire il giocatore, ma piuttosto esprimere la visione artistica del suo autore.
La ricerca dei colossi è ripetitiva, priva di stimoli e senza elementi ludici di rilievo, richiedendo solo d'imboccare la direzione giusta fino ad arrivare a destinazione, senza puzzle da risolvere per accedere alla prossima area o nemici da affrontare prima del colosso.
Le battaglie hanno nel modo di approcciare i colossi il punto di maggior diversificazione. Una volta trovata la via per aggrapparsi al mostro, i livelli si somigliano tutti, con rare eccezioni. Il pathos raggiunto alla caduta del colosso lascia presto il passo all'ennesima traversata a cavallo, che stancamente affronteremo sperando vivamente che sia breve.
E il gioco ricomincia, uguale a se stesso, colosso dopo colosso, e ad ogni livello il senso di stanchezza e di noia sarà sempre più nitido e non potremo fare a meno di chiederci perchè.
La causa è da ricercarsi proprio nella natura di Shadow of the Colossus, specchio della sensibilità di una persona piuttosto che gioco costruito per intrattenere.
Chi entrerà in sintonia con l'animo dell'autore che ha creato un mondo intero per raccontare una storia si innamorerà della poesia che circonda il mondo dei colossi e in virtù dell'amore provato riuscirà a vivere un'esperienza ludica unica e intensa, innamorandosi anche dei molti difetti, che ai suoi occhi diventeranno adorabili.
Per tutti gli altri resta un gioco da provare per vedere almeno una volta, dal vivo, i colossi, ma passata la sorpresa iniziale resterà ben poco con cui divertirsi.
« Ultima modifica: 20 Set 2008, 09:02 da Stay Black »
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