Autore Topic: Recensione modificata: redattore di GameSpot lascia  (Letto 9002 volte)

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Offline giopep

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Recensione modificata: redattore di GameSpot lascia
« Risposta #75 il: 12 Dic 2007, 11:16 »
Citazione da: "Il_Simon"
Guarda che tutto quello che hai scritto su "il preconcetto, la diffidenza, il ragionamento a compartimenti stagni" vale anche in senso inverso, eh. Abbi pazienza. Come c'è il lettore che "PSM è per ritardati", c'è anche quello che "VG usa solo paroloni, se la menano e scrivono 'cosmesi'". Cazzo, non mi fare la vittima, dai.  ;)


Hahahaha, vabbé, ma chiaro, io portavo la mia esperienza personale.

Detto questo, VG aveva come impostazione lo scriversi un po' addosso, suvvia, questo non lo puoi certo negare, così come non mi passerebbe mai per la testa di negare che PSM tendesse (immagino tenda ancora, ma non ne ho idea) a un linguaggio semplice e - mio tristissimo malgrado :D - a una certa sovrabbondanza delle cazzate di Ualone.

Poi il concetto è ovviamente lo stesso: tanto quanto per molti se non scrivi "cosmesi" sei una rivistaccia, automaticamente c'è chi ritiene che se lo scrivi sei una rivista che se la tira senza motivo. Ma in fondo un'ipotetica rivista che provi a fare informazione adulta *e* allo stesso tempo "amichevole" proverebbe anche a sconfiggere questo tipo di diffidenze. E fallirebbe, ovvio. :)

Ma d'altronde non lo sapremo mai, perché purtroppo l'informazione "di settore" in Italia mi sembra sempre più in mano a imprenditorucoli che non han voglia di rischiare, di investire, che sono interessati solo a tirar su qualche soldo e che, non lo metterei poi troppo in secondo piano, agiscono sempre ai limiti del legale in materia contrattuale. Che poi alla fine "se ti levi dalle palle ne trovo mille disposti a fare la stessa roba, magari peggio, ma gratis". Che una cosa del genere non mi è mai stata detta, ma sinceramente un po' nell'aria si respira.
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Offline ZionSiva

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« Risposta #76 il: 12 Dic 2007, 11:50 »
Citazione da: "Il_Simon"
Zion, ti ho seguito fino a quando hai scritto Pitchfork. In quel momento mi è tornato prepotentemente nella zucca quando aveva scritto hatingline tempo addietro ("Pitchfork è solo un magazine online, *CUT*.

:D
Quella cosa di hatingline è una trollata divertente e in certi momenti vera, ma quello che volevo dire è che servirebbe qualcosa con l'impatto che Pitchfork ha avuto nel "mondo reale" anche nei VG. Penny Arcade, contando il PAX, è la cosa che ci è andata più vicina, ma è un caso molto diverso.
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Offline Luv3Kar

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« Risposta #77 il: 12 Dic 2007, 14:43 »
Citazione da: "giopep"

Qualche pagina fa Jello citava la recensione di RE4 per Cubo su PSM, dicendo che era giusto spernacchiarla perché serviva per tenere buoni i tredicenni. E' un esempio come un altro, per carità, ma è un esempio su cui mi sento tirato in causa perché all'epoca su PSM ci lavoravo.


Vedo che alla fine siamo giunti bene o male alle stesse conclusioni. Il mio non era un discorso di frustrazione o di disprezzo per le riviste monoformato o dall'approccio più easy, ma proprio una considerazione disinteressata su quello che è il pubblico delle riviste di videogiochi. E questo esempio è solo uno dei tanti a riprova della mia tesi. Puoi provare ad andare fuori dagli schemi, ma alla fine è prima di tutto il pubblico e gli appassionati stessi che preferiscono tu ci ritorni. E non lo dico perché sono un rosicone frustrato da quando VG ha chiuso, ma perché secondo me è così. Se qualcuno facesse una rivista mille volte migliore di VG, ad ampio respiro sui VG, divertente, semplice ma profonda, alla fin fine si scontrerebbe contro gli stessi problemi che abbiamo avuto noi sboroni che non si capisce quello che scriviamo. Chi non ti comprerebbe perché sei multiformato, chi perché le rece sono poche, chi perché se anche sei multiformato però sei di parte, etc etc.


Citazione

Davvero con Videogiochi non si poteva provare a realizzare una rivista sì adulta, ma che facesse perlomeno finta di provare a vendersi (al pubblico, non ai publisher Very Happy)? Probabilmente è vero che le riviste multiformato non hanno un mercato di massa (specie in un presidio Sony come l'Italia si sta tristemente dimostrando anche ultimamente), ma sinceramente dubito sia l'esperienza di Videogiochi a dimostrarlo. Al massimo dimostra che una rivista dai toni accademici e volutamente (forzatamente?) criptici non ha un mercato di massa. Ma grazie, questo lo immaginavo anche senza la dimostrazione pratica.

E in ogni caso, se ci si prova, si finisce pure a sbattere contro i muri. Perché se non scrivi quattro avverbi, due gerundi, un "videoludico" e un "cosmesi" ogni due virgole la rivista *fa cacare*, è per bimbiminchia, non è seria, ha i voti alti e qualsiasi sforzo tu possa fare per scrivere articoli un pochino fuori dagli schemi cade nel vuoto. Uhm, leggo un po' di frustrazione in queste righe.
:D


Qui mi sembra che il tuo discorso sia un po' contradditorio. Poco prima dici che una rivista che si "scrive troppo addosso" non è appetibile, poi che se una rivista adotta un linguaggio troppo semplice allora non è presa sul serio. Se gli sforzi di uscire dagli schemi vengono difficilmente raccolti non è per lo stile di scrittura, ma proprio perché l'interesse è scarso per certe divagazioni dalla formula consolidata.
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Offline giopep

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Recensione modificata: redattore di GameSpot lascia
« Risposta #78 il: 12 Dic 2007, 17:11 »
Madonna, odio i forum.
Ho scritto un milione di parole e poi, per sbaglio, ho cancellato tutto.
:D

Sigh, ci riprovo, ovviamente perdendomi per strada chissà quante cose che avrei voluto dire (e meno male, dirà qualcuno).

Citazione da: "Luv3Kar"

Vedo che alla fine siamo giunti bene o male alle stesse conclusioni. Il mio non era un discorso di frustrazione o di disprezzo per le riviste monoformato o dall'approccio più easy, ma proprio una considerazione disinteressata su quello che è il pubblico delle riviste di videogiochi.

Sì, sicuramente le nostre posizioni sono simili, quantomeno per ciò che concerne la "sfiducia" nel mercato italiano.
Di base, comunque, non era mia intenzione rispondere a una *tua* frustrazione nei confronti delle riviste dall'approccio semplice, anche perché, intendiamoci, avresti ben diritto a provarla. Ognuno ha il sacrosanto diritto di schifare quel che gli pare e non sarò certo io a stressarti l'anima se non gradisci lo stile PSM, anche perché io per primo non sono certo il lettore tipo di PSM.

Ho solo preso spunto da alcune considerazioni (tue, ma non solo) per fare un discorso magari circoscritto alla situazione specifica di cui ho avuto esperienza, ma generale.

Citazione
Se qualcuno facesse una rivista mille volte migliore di VG, ad ampio respiro sui VG, divertente, semplice ma profonda, alla fin fine si scontrerebbe contro gli stessi problemi che abbiamo avuto noi sboroni che non si capisce quello che scriviamo. Chi non ti comprerebbe perché sei multiformato, chi perché le rece sono poche, chi perché se anche sei multiformato però sei di parte, etc etc.

Beh, c'è anche da dire che questo genere di problemi ce l'hanno sempre, per forza di cose, tutte le riviste. Chi non ti compra perché bla bla bla c'è sempre, c'è per chi vende tremila copie come per chi ne vende centomila (anche se poi il secondo può fottersene molto più serenamente).
Mi sembra normale, il punto sta magari nell'incidenza, di questi "chi". E ci sta che in un mercato ristretto come quello delle riviste (1) di videogiochi (2) italiane (3) l'incidenza possa essere anche importante.

Probabilmente, insomma, hai ragione, ma resta il fatto che io, una rivista del genere, devo ancora vederla. E magari ha ragione chi ha la possibilità di provarci e non lo fa, perché comunque un pubblico per una pubblicazione "trasversale" non esiste. Ma di fatto, se penso anche solo agli ultimi dieci anni di riviste, fatico a trovare qualcosa che non tenda in maniera lacinante nell'una o l'altra direzione, al di là magari del singolo articolo o dello stile del singolo redattore.

Quello che io mi chiedo, è se esiste la possibilità di creare una pubblicazione che riesca ad attrarre e convincere sia chi vuole tante recensioni, sia chi cerca approfondimenti ricchi che vadano oltre la mega anteprima da otto pagine e la retrospettiva su Final Fantasy. Una rivista che sappia essere guida all'acquisto, ma allo stesso tempo lettura ricca e interessante, che lo faccia senza rivolgersi necessariamente ai tredicenni, ma senza chiudersi a riccio nell'incomuncabilità elitaria. E magari, in tutto questo, riesca anche a mantenere una solida coerenza e una linea editoriale credibile. E, giusto per sparare tutte le cartucce, che provi a staccarsi dalla formula "news-anteprime-recensioni" che domina le riviste specializzate praticamente dalla loro nascita.

Si tratta di fantascienza? Probabile, un po' perché il rischio di "né carne né pesce" è sempre dietro l'angolo, un po' perché si parla di un contesto anestetizzato come quello dell'editoria italiana, un po' perché ci si riferisce a un settore come quello dell'editoria specializzata italiana che - ripeto - mi sembra in mano a editori molto poco editori. Senza contare il discorso di base: esiste davvero un pubblico per qualcosa del genere?

Citazione

Qui mi sembra che il tuo discorso sia un po' contradditorio. Poco prima dici che una rivista che si "scrive troppo addosso" non è appetibile, poi che se una rivista adotta un linguaggio troppo semplice allora non è presa sul serio. Se gli sforzi di uscire dagli schemi vengono difficilmente raccolti non è per lo stile di scrittura, ma proprio perché l'interesse è scarso per certe divagazioni dalla formula consolidata.

Uhm, probabilmente non mi sono spiegato bene, del resto "talvolta" mi faccio prendere dalla logorrea e perdo il filo del discorso. :)

Sostanzialmente si trattava di due discorsi solo apparentemente legati.
Una rivista come Videogiochi "sa" perfettamente di non poter fare breccia nel cuore della massa. Ovvio che non si parta con l'idea di non vendere un cazzo, ma è chiaro che se realizzi una rivista con quell'impostazione linguistica e contenutistica sai in partenza di stare rivolgendoti a una "nicchia nella nicchia" di appassionati.

Il discorso sul linguaggio semplice che non ti fa prendere sul serio era più strettamente personale e forse fuori luogo, comunque fuori topic. Ed è sostanzialmente frutto di una certa frustrazione provata negli anni per il non essere riuscito a raggiungere un certo tipo di appassionati che secondo me avrebbero potuto trovare interessanti certi approfondimenti, certi servizi, certe recensioni che pubblicavamo su PSM.

Ma intendiamoci, capisco benissimo che uno possa essere "respinto" dagli aspetti più dozzinali di quella rivista e del resto, al di là dell'impostazione "sgradita", PSM si è anche trascinata dietro nel tempo evidenti difetti, che non è neanche facile eliminare.

Il punto, forse, è che da un certo tipo di lettori, magari perché occasionali, magari semplicemente perché molto giovani, mi aspetto e accetto l'insulto e la critica esasperata, anche se immotivata (e ciononostante raramente ho rinunciato al dialogo e al confronto, spesso finendo per sbattere contro il muro, talvolta trovando spunti di conversazione interessanti). Meno sarei portato ad aspettarmi, al contrario, un certo tipo di atteggiamento da persone più mature e apparentemente in grado di non fermarsi all'apparenza. A volte sono rimasto davvero allibito di fronte a certe prese di posizione categoriche, irremovibili, magari basate su convinzioni nate non si sa bene da dove e sostanzialmente non corrispondenti al vero. Forse dipende dal fatto che io, di natura, sono sempre portato a dare il beneficio del dubbio, anche quando sono assolutamente convinto della mia idea, e tendo ad aspettarmi lo stesso dal mio interlocutore.

Ma ripeto, sto divagando e non so quanto la cosa possa interessare.

A margine, giusto perché non si fraintenda, io non vedo nulla di male, in assoluto, nel "parlarsi addosso". Magari non apprezzo troppo un certo modo di scrivere, proprio per una semplice questione di gusti personali, ma ci mancherebbe. :)

Infine, giusto per puntare senza vergogna all'obiettivo "occupare un'intera pagina di thread con un mio post", torno un filo sul discorso "Gerstmann". Ovviamente non so cosa sia realmente successo, ma di sicuro non fatico a credere che Eidos possa perlomeno aver messo in piedi una sorta di ripicca dopo aver visto il voto affibbiato a Kane & Lynch. Non sarebbe certo la prima volta che un publisher, per dire, ritira ingenti investimenti pubblicitari per "punire" un voto inferiore alle proprie aspettative. Io stesso ho visto da vicino un paio di casi del genere, uno fra l'altro generato proprio da un mio articolo e, come ipotizzava Simon, ho anche felicemente visto il mio direttore dell'epoca (Gorman) difendere la mia buona fede e l'integrità della rivista contro gli assalti del pr di turno. Nel caso mio, e in altre situazioni simili con cui ho avuto a che fare, non ci sono state ripercussioni lavorative o editoriali: non mi è stato detto di ammorbidire i giudizi futuri nei confronti di questo o quel publisher, non ho subito conseguenze particolari e di certo non sono stato licenziato. Del resto, alla fine, in un contesto serio un direttore serve proprio a garantire l'indipendenza della redazione dagli aspetti economici dell'azienda, no?
Con questo non voglio dire di aver lavorato in un paradiso in cui non si accettavano compromessi (proprio non mi ci infilo in quel discorso, per ovvi motivi), dico solo che il licenziamento di Gerstmann, se davvero è dipeso da quella recensione e dalla successiva reazione di Eidos, mi sembra fuori dall'ordinario, oltre che gestito in maniera completamente idiota, come ha sottolineato Ivan, modello dichiarazioni stampa di Ibrahimovic. Fermo restando che a conti fatti il danno di immagine sarà limitato solo all'immediato (e toh, magari ci sarà qualche appassionato particolarmente idealista che avrà deciso di segare l'abbonamento gold del caso).

E siccome, avrete notato, in questo momento sono lavorativamente un po' fermo (:D), colgo un altro spunto letto in giro per il thread: la follia dell'esistenza di riviste monoformato, impensabile in altri settori della stampa specializzata. Beh, da un lato capisco l'argomentazione, ma dall'altro c'è pure da dire che in linea di massima è una divisione figlia della situazione per molti versi altrettanto assurda del mercato dei videogiochi. Un CD lo posso ascoltare con tutti i lettori, un film lo posso (teoricamente) vedere in tutti i cinema, un libro lo prendo e lo leggo. Negli altri settori - al di là di casi particolari - non ci sono le esclusive, non c'è il problema di possedere PS3 e avere a che fare con conversioni realizzate col culo e rosicamenti per il non poter giocare a Dead Rising. Ok, ci sono Bluray e HD-DVD (situazione guardacaso in parte generata dal mercato delle console) e ci sono state guerre di formati in passato, ma credo che il discorso sia abbastanza chiaro. Un acquirente di Ciak è potenzialmente interessato a qualsiasi film venga trattato, un acquirente di una rivista di videogiochi è molto probabile che non possieda tutti i sistemi. Ed è quindi per certi versi naturale che nascano pubblicazioni dedicate a chi possiede solo uno dei sistemi, così come ci sta che fatichino ad avere successo riviste multiformato, visto che mica tutti sono pirla come il sottoscritto (e immagino alri qua dentro) e si mettono spendere barche di soldi per avere a disposizione tutte le macchine. Magari, un giorno, con un'eventuale console unica, volesse iddio...
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