In più di un'occasione i livelli prevedevano intere sezioni basate sulla velocità di esecuzione (corri, salta, salta, tuffati, rotola, ricorri..) piuttosto che sull'esausto tre-passi-e-salto-in-tutta-calma del primo episodio.
Cioè, vuoi dirmi che trovavi divertente:
- essere schiacciato dal macigno perché non ti sei accorto abbastanza in fretta che ti stava arrivando da dietro;
- ricaricare (yawn), tornare al tunnel, cominciare subito a correre, poi vedere la statuetta davanti a te, provare a prenderla che magari fai in tempo, ed essere schiacciato dal macigno;
- ricaricare (yawn), evitare il macigno inboccando il tunnel laterale sopraelevato, raccogliere la statuetta, proseguire nel tunnel apparentemente placido e finire sugli spuntoni letali nascosti sotto il pavimento fragile;
- ricaricare... ecc
Oppure il tunnel senza uscita nel teatro dell'Opera, con il macigno (again) che sbuca fuori dal nulla;
oppure il motoscafo che esplode se sfiori leggermente il muro degli strettissimi vicoletti acquatici di Venezia;
oppure i mafiosi che prima che ti accorgi da dove ti stanno sparando hai già bisogno di due medikit;
oppure il Tempio di Xian, che io ho attraversato seguendo una guida e non ho potuto finire perché ad un certo punto mi ritrovavo nello stanzone iniziale e non sapevo più come proseguire;
oppure ancora, e poi smetto, il terrificante livello delle isole fluttuanti, senza logica, senza senso?
Almeno il primo episodio, oltre ad avere quella meravigliosa ambientazione
advenciur e passaggi talvolta geniali (adoro le quattro stanze "a tema" del livello 5), non aveva questo massiccio trial and error. In TRII dopo il decimo caricamento del livello enorme dovuto ad un errore di mezzo millimetro nel saltino che sarebbe una cacchiata se non avessi un macigno rotolante alle spalle o venti persone che ti mitragliano, onestamente non capivo perché insistere.
Comunque bisogna ammettere che, se non fosse uscito un paio di mesi prima Super Mario 64 col suo analogico, Tomb Raider avrebbe avuto un impatto anche superiore. Peccato che non abbia mai imparato a sfruttare l'analogico come si deve.