Proseguo imperterrito a scoprire qualcosa che mi sta migliorando come essere umano.
Prodotto dalla Sunrise nel 1981, quei-maledetti-non-ne-sbagliano-una, basato sulla scia del successo inter-planetario di Gundam,
"Dougram Zanna del Sole" (mai nome fu così figo) è la ventordicimila serie anime che durante questa luuunga pausa estiva, mi sono sparato d'un botto.
Mi chiedo se possiamo considerarci veramente fortunati, perché ogni robot cornuto di nagai ce la siamo preso sulla schiena, tra capo e collo, ma quando i robottoni hanno iniziato a segarsi le corna ed abbandonare le sequenze ramblada e farsi uomini di carne e sangue e cartuccere, il nostro amato mondo televisivo le ha detronizzate sul nascere, ritenendole opere TROPPO mature, esiliandole da ogni tv locale e nazionale. Ed avava pienamente ragione, se il popolo dei piccoli teledipendenti dell'epoca, rimbambito da Bim Bum Bam e Orzo Way, avesse visto negli anni 80th "Zanna del Sole", i casi sono due.
O avremmo fatto una guerra d'inter-indipendenza sanguinosa, spietata o saremmo morti tutti nel tentativo di spazzare via il governo, non importa quale, all'alba di una nuova e ritrovata soluzione anarchica, nell'accezione più virtuosa del termine. Una guerra per la fine delle guerre.
Questa serie è la prima, vera, figlia della concezione robotica realistica/matura inaugurata dal celebre Mobile Suit del 79. Ed è pure il primo grande capolavoro del sub-genere da Ryousuke Takahashi, quello di Garasaki, vedi pochi post più in sù. A dirla tutta, Takahashi-sensei tanti di noi l'hanno incontrato con una delle serie più belle, introspettive, mature, e decisamente "out" del palinsesto dei piccini dell'epoca, il popolare Cyborg, i Nove Supermagnifici (1979) che era una bomba atomica, e ricordo che certe puntate mi turbarono parecchio. Zanna del sole, vi scrivo mentre sono ancora percorso da autentici brividi, si aggiunge di buon grado a quella decina di opere robotiche, non di più, davvero fondamentali del genere, qualcosa che non si dimentica facilmente, nemmeno in questo afoso e torrido Agosto. Netflix di merda, dovresti far doppiare queste opere, dovresti fare sul serio cultura dell'animazione.
Takahashi torna allo scenario drammatico di guerra, analizzando un conflitto nel modo più pragmatico e distaccato possibile, lo analizza in tutte le sue numerose sfaccettature politiche, economiche, sociali e anche militari. Con Dougram ho capito perché il regista diventò uno degli uomini più importanti della Sunrise, costruendosi nell’ambiente un nome che è sinonimo di racconti dal background politico/militare curatissimo, con Dougram ho capito perché a Inagi c'erano ovunque targhe commemorative, statue, e gli ospuscoli la definivano "FULL METAL INAGI" - c'è di cui andare orgogliosi a condividere la cittadinanza con questo genio. Per convincervi a guardare una serie animata così oldish, si parla del lontassimo 1981 dopotutto, con disegni funzionali e così poco acchiappanti, bisogna dire che Dougram trascende completamente la sua età di composizone, per così dire. Bisogna fare un atto di fede ma ne vale la pena.
L’incipit della vicenda è essenzialmente un intelligente riciclo di quello che Gundam fece, sebbene a parti invertite (gli eroi questa volta col fronte degli indipendentisti), ma il vero trait d'union è il modo di narrare che è splendidamente antitetico: mentre Tomino ci raccontava la guerra calandola in una storia di formazione dai toni epici e avventurosi, Takahashi lo fa in un modo così distaccato da farle perdere ogni residuo eroico ai suoi chara, con una regia così arida e distaccata da rasentare in numerose occasioni il reportage documentaristico.
Dougram è una cronaca appassionante di un'immaginaria guerra civile, seria ed attenta a costruire i suoi personaggi anziché persa in infinite battaglie-cloni tra robot – che tra l'altro, sono quasi sempre relegate, agli ultimi tre minuti di episodio, tanto per fornire a Sunrise e al produttore, la catena di giocattoli (La Takara) giusto il contentino per i moderu-shoppu di Akiba. L’attenzione è focalizzata soprattutto sui giochi politici ed economici dei pezzi grossi che decidono le macroscopiche sorti del conflitto in maniera spregiudicata, più che sugli eroi che combattono in prima linea e che spesso non sono altro che spettatori passivi della storia in atto, come succede nella realtà, in effetti. Quando mai un soldato può recriminare una scelta di un generale che lo manda sul campo?
Estremamente realistico, spietato, crudele, limpido, Dougram si configura subito come una convincente metafora della Guerra Fredda, ponendo in primo piano, con un eccezionale rigore ed esemplare cura dialogica, relazioni interpersonali, tattiche militari e macchinazioni politiche: ne sono una convincente prova le numerose discussioni delle famiglie coinvolte coinvolte nel conflitto (come la vendita di armi, il consumo di materie prime, le opinioni politiche dei vari Stati), o le strategie con cui Zanna del Sole e i suoi avversari portano avanti le loro battaglie, pensando a mille variabili come l’umore delle truppe, le munizioni rimaste, le implicazioni morali di una sconfitta, la conformazione geografica del terreno, le spese militari, lo stress del pilota...addirittura lo stato del carburante del gigantesco Dougram. In questo senso, per l’appassionato di Storia robotica, Dougram segna un altro passo in avanti verso la creazione del Robot Realistico teorizzato da Tomino che (imho) ha sempre invidiato di non essere ruscito a fare after il terremoto RX.
Il forte realismo di fondo è ricorrente in ogni aspetto della trama, che tocca caratterizzazioni psicologiche complesse, analisi dei rapporti familiari e delle visioni della politica, riflessioni filosofiche sul ruolo delle idee, delle rivoluzioni e della mentalità degli individui nella Storia, tornerà prepotentemente in VOTOMS.
Non mancheranno tragiche e inaspettate morti dovute a pura sfortuna e non a immolazioni eroiche, crudo realismo degli scenari di guerra (ospedali militari, campi minati, soldati impazziti per lo stress), e così via. Il robot è brutto. Funzionale, sobrio, non è un super-robot. Altro elemento che lo distacca. È un robot che scappa dal campo di battaglia, perché il pilota HA PAURA di morire, per la prima volta lascia senza parole il coraggio e la vigliaccheria del protagonista.
Dougram ha una storia lunga, minuziosa e dai tempi narrativi pachidermici e gelidi, maniacalmente piazzato tra un perfetto equilibrio tra intermezzi action e didascalici, e un coinvolgente dramma che, nonostante la densità di contenuti, non tedia, chiude la vicenda un finale amaro e disilluso, in piena linea con le premesse di realismo politico.
Decisamente, si tratta di una serie indimenticabile, che rimane tra quelle imprescindibili del genere robotico, fosse anche solo per la sua estrema unicità, stra-mega-ultra consigliata.
Sinossi:
Space Century, anno 153: il pianeta Deloyer, da sempre colonia della Federazione Terrestre con aspirazioni di indipendenza, è retto con pugno di ferro dal suo ultimo governo, fortemente sostenuto dai federali. I moti sono pronti a esplodere in una guerra civile. Crin, figlio di Denon Cashim, governatore federale, sposa la causa dei suoi amici deloyerani e, abbandonata la facoltosa famiglia, si unisce all’insurrezione entrando nel gruppo partigiano Zanna del Sole, diventando presto pilota del potentissimo robot Dougram. Il conflitto sarà lungo e terribile, e in esso si intrecceranno molteplici interessi politici ed economici.
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