Push-over. Un gioco strizza meningi. Protagonista , una piccola formichina il cui semplice compito è quello di allienare (spostandoli a suo piacimento) una serie di piccoli pezzi rettangolari, ricordanti tanto il gioco del domino, al fine di farli cadere proprio uno dietro l'altro, senza pause. Apparentemente facile, il titolo si rivela ingegnoso per l'inserimento di alcune limitazioni: per prima cosa il numero di "spinte" che possono essere date ai domini per dare il via alla catena sono limitate, per la maggior parte dei casi solo una. Poi l'obiettivo finale non è solo quello di farli cascare in fila, ma lasciare un particolare pezzo, contrassegnato con delle strisce rosse parallee, cadere per ultimo, Una catena con una fine prestabilita quindi. Aguzzare l'ingegno quindi, ma non finisce qui. Perchè altri componenti del domino sono stati introdotti, ognuno dei quali una volta entrato in gioco, segue un determinato comportamento, cotringendo il giocatore ad adattare la sua strategia . Alcuni esempi possono essere l'ascensor, che una volta toccato, avanza verso l'altro per raggiungere domini che si posano su piani rialzati. O anche l'allegro Tumbler la cui logica è quella di ritornare indietro (rimbalzare) ogni volta che tocca un corpo solido ad ostacolarlo. C'è anche lo stopper di colore interamente rosso, il cui unico compito è quello di fermare qualsiasi traversata di domini, interrompendo la caduta, ma si rivela fondamentale anche nel dirigere il senso di marcia dal lato opposto. Peccato che avanzando nei livelli si abbia l'impressione che siano strutturati male, e tutte le potenzialità date al comparto ludico vengano sprecate in una serie di spostamenti sistematici dei domini.
Un idea che avrebbe dovuto essere sviluppata meglio, e non dimenticata ,così com'è successo, in questo titolo dalle grandi capacità inespresse.
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