Qualche giorno fa ho avuto modo di ascoltare una interessante intervista a Valerio Morucci*, in occasione della pubblicazione del suo libro autobiografico "La peggio gioventù".
L'ultima domanda dell'intervistatore riguardava la possibilità che, anche nei nostri tempi, si potessero verificare le condizioni per un ritorno al disagio sociale (perdonate la semplificazione) che fu il brodo di coltura nel quale nacquero e si svilupparono molti movimenti che poi intrapresero la via della lotta armata. Come è chiaro, Morucci non ha dato una risposta definitiva. Ha citato, però, l'episodio dell'"esproprio proletario" compiuto dai disobbedienti qualche tempo fa sottolineando come un gesto simbolico, quasi infantile sia stato stigmatizzato da parte del governo e in particolare del ministro Pisanu come un fatto di gravità inaudita ed i suoi autori come dei pericolosi criminali.
L'altro ieri nella conferenza stampa/comizio fiume Berlusconi ha detto che la casa delle libertà è il bene che lotta contro il demonio. Il demonio sarebbe il comunismo, il comunismo sarebbe l'opposizione.
Dov'è il senso della misura?
Poi capita che un muratore di Mantova che magari vota a sinistra, o semplicemente non è d'accordo con la politica del premier, un giorno stufo di sentirsi apostrofare come demonio, mangiabambini, pericoloso estremista ed eversivo, decida (col fegato in pappa ed un travaso di bile in atto) di tirare un treppiede a colui che lo insulta tutti i giorni da anni.
O magari di peggio.
A forza di gridare al lupo...prima o poi il lupo potrebbe arrivare.
*Valerio Morucci è stato uno dei protagonisti degli anni di piombo. Il 16 marzo 1978 prese parte all'agguato di via Fani, a Roma, in cui fu rapito Aldo Moro e rimasero uccisi i cinque agenti della scorta. Negli ultimi giorni del sequestro tentò invano di opporsi, insieme ad Adriana Faranda, all'esecuzione del presidente della Dc. Arrestato nel 1979, fu condannato prima all'ergastolo e poi a trent'anni, firmò il documento in cui si dissociava alla lotta armata e, nel 1990, ottenne la semilibertà. In questo libro Morucci racconta per la prima volta la sua storia e le origini e le contraddizioni del terrorismo di sinistra, dal mito della Resistenza tradita alla ribellione del 1968, dalla nascita del partito armato alla catastrofe di una generazione in cui i principi e gli ideali hanno lasciato il posto alla fede cieca nella violenza. Il suo memoriale è una chiave di lettura dall'interno della storia della Br in cui si inseriscono racconti dolorosamente autobiografici e descrizioni della vita quotidiana di un terrorista prima e di un ex terrorista poi. [dalla scheda di unilibro]