Yeah, così mi piaci, tanta carne al fuoco, Daimon!
In effetti come dici tu è difficile che a un bambino di oggi piaccia giocare a un gioco per nes, ma le situazioni possono essere molteplici:
Immaginiamo un bambino che mai abbia giocato con i VG (ok, immaginiamo una bambina, che è un po' più realistico almeno
)
Se Super MArio Bros 3 fosse il suo primo gioco ne rimarrebbe entusiasta, e sappiamo tutti il perché.
Sempre nel caso di un utopico oscurantismo, perché ovviamente si sentirebbe "inferiore" nel caso che i suoi compagnuzzi parlino tutto il giorno di GTA Vice City.
L'esempio che ho fatto è preso da uno spunto reale.
In un altro topic ho parlato di aver "convertito" la mia ragazza ai videogames.
Lei non aveva mai giocato a un videogame, se non di striscio da piccolina su un Commodore di suo fratello: insomma, situazione di oscurantismo pressochè totale.
Io, avendo fatto centro con Super Mario 3 perfino con mia madre ho pensato: "Io mi sono appasionato alle console con il NES. Visto che non uso il NES, glielo regalo e vediamo se le piace".
Quando ho visto che si intrippava le ho detto: "Ok, adesso sei pronta per giocare con la PSOne."
Sembra una mentalità un po' retrogada la mia,
ma si basava su un semplice concetto:
Prima viene il gameplay semplice, dalle emozioni primordiali,
poi quello complesso, dalle emozioni più sofisticate.Infatti da Mario Bros a Tomb Raider ci sono stati molti nuovi concetti per lei:
Salvare, curarsi, muoversi in 3d e via dicendo.
Ma la base primaria (in qs. caso mariesca) rimane sempre lì,
e ti suggerisce come affrontare i giochi futuri.
COncludo concordando con Daimon:
è ancora possibile provare emozioni con giochi di altre generazioni, ma
ci vuole passione:
passione che può essere trasmessa (come nel mio caso oppure nel caso adulto-bambino)
oppure acquisita da soli (come spesso nasce una GRANDE passione)
.