Probabilmente si riferisce al fatto che è una trilogia distopica che reinterpreta e cambia la Storia per "come sarebbe giusto" secondo Quentin Tarantino.
In Inglourious Basterds infatti alla fine..
In Django Unchained..
Un ex-schiavo uccide lo schiavista
Qui beh, immagino che il finale possa essere similare, magari Manson...
Invece di marcire in galera muore nella villa, o qualcosa del genere. Magari esplode o si incendia tutto come nei due precedenti film.
Mi è piaciuto tantissimo.
È così pieno di California che non posso non amarlo.
C’è il western.
C’è Il road movie.
C’è la meta-referenza.
C’è Hollywood.
C’è la colonna sonora che spacca.
C’è l’analogico.
E molto altro.
Un sacco di omaggi.
E poi c’è Tarantino che ti mette le sue trovate, che gioca con lo spettatore e pure con i nomi famosi, cambiando qua e là alcuni aspetti di ciascuno di loro. Abbastanza da fregare le aspettative. E più di una volta
.
Io faccio schifo a scrivere le mie impressioni. Sarò breve.
C’è tanto Ammore.
E cura per i dettagli.
Un film sull’amicizia vera di due uomini.
Tra l’altro un Tarantino che gioca controcorrente sui temi attuali della Hollywood del 2019.
Quanto mi è piaciuto.
Parte piano. Ma ingrana. Sempre tranquillo.
Qui non c’è kill bill.
Bellissimo.
Si intravede una qualche maturazione umana del regista...?
Se ho capito bene quello che intendi, direi di no.
Secondo me, Tarantino è un regista che ha veramente poco da dire. E lo dico da fan sfegatato. La sua maturità stilistica è incontestabile, ma la visione del mondo proposta dalle sue opere è spesso infatile. I suoi film sono tecnicamente eccellenti, trasudano passione per il cinema, e usano il medium in modo sopraffino, ma restano puro intrattenimento. Non che questo sia un male, ma se si cercano contenuti di spessore, penso sia meglio rivolgersi altrove.
Inglouriuos Basterds, per esempio, ha la trovata brillante di mostare una storia alternativa in cui Hitler e i gerarchi nazisti vengono annientati dal cinema (in senso letterale e metaforico). Alcune scene sono magistrali (quella iniziale, ovviamente, ma anche quella alla taverna) e certi personaggi memorabili (Shosanna, Landa), ma stringi stringi il film è la solita fantasia di vendetta tarantiniana; riguardo all'esperienza storica che è stata il nazismo (o alla condizione umana di fronte a questo tipo di esperienza, se è per quello) non ha veramente nulla da dire. Per non parlare della solita ultraviolenza, che rischia sempre di suscitare un vago disagio morale.
Ora, non vorrei essere frainteso e far passare l'idea che il valore di un'opera dipenda dal suo messaggio. Ripeto, a me Tarantino piace molto. Il suo è cinema ai massimi livelli e il modo in cui riesce a reinventare generi cinematografici a volte stantii è geniale. Secondo me, però, i suoi film non propongono alcuna riflessione significativa sul mondo. Quindi la critica di immaturità, se limitata a questo aspetto delle sue opere, è giustificata.
Quanto a Once Upon a Time in Hollywood faccio fatica a giudicarlo, perché al cinema ho fatto l'errore madornale di sedermi troppo vicino allo schermo (purtroppo, non c'erano altri posti disponibili), quindi la visione è stata compromessa. Posso dire che mi è piaciuto, ma non ai livelli di altre opere di Tarantino. Il film è una dichiarazione d'amore nei confronti del cinema hollywoodiano degli anni 'sessanta e se, come me, non si ha che una vaghissima idea di quel periodo, si fatica ad apprezzare il senso di nostagia di cui è soffusa tutta la pellicola. Ad esempio, tutta la parde di Margo Robbie ha avuto un effetto pressoché nullo su di me. Fra l'altro, io conoscevo poco anche
gli omicidi della Manson Family, quindi non sapevo neanche in che direzione mi stesse portando il film, col risultato che le mie aspttative non sono state rovesciate, perché proprio non ne avevo.
Detto questo, i film di Tarantino non mi annoiano mai, neanche quando sono di lunghezza invereconda, quindi sarò felice di rivederlo da una distanza adeguata (e magari dopo essermi informato un po' di più sulle persone reali a cui i personaggi del film sono ispirati).
Ma veramente il cinema.. lo fanno saltare in aria.
:D
Io generalmente apprezzo molto Tarantino, soprattutto i suoi primi film: genuini, sanguigni, pulp, pieni di dialoghi interessanti che non sfociavano mai nella logorrea.
Ultimamente però credo che abbia preso una deriva finto-autoriale (bellissima forma, molto poca la sostanza) che mal gli si addice. Dialoghi troppo spesso dilazionati oltre il livello di guardia. Poca sostanza, tempi annacquati.
Secondo me l'ultimo film davvero bello di Tarantino è stato Grindhouse in versione USA.
Quello senza i "missing reels" che non aggiungevano nulla.
La prima metà del film almeno.
Che non era sua.
Spero che con questo film si riprenda.
Ah, e l'avatar di Kabuto lo ritengo molto offensivo. Non nei confronti di una fantomatica fede, visto che sono agnostico, ma nei confronti delle altre persone. :P
Bannatelo. :whistle:
Non credo si inserirà tra i miei preferiti di Tarantino, ma è davvero un filmone.
Tre, per me, i punti di pregio assoluto:
- la prova degli interpreti e tutta l'umanità che riescono a trasmettere, compreso, naturalmente, il loro essere il riflesso del sistema in per cui vivono
- il grosso valore documentaristico che ha esercitato su di me, mostrandomi una Los Angeles vitale e creativa, per quanto sull'orlo del baratro che arriverà di lì a breve, quando l'America perderà definitivamente l'innocenza, ma comunque ben lontana dalla wasteland dimenticata da Dio, l'uomo e la dignità con cui ho avuto a che fare di persona.
- dopo nazi e schiavisti, la butta in culo a Manson. Tarantino è il mio super-eroe preferito.
Che poi guardarlo a stretto giro con la seconda stagione di Mindhunter e le relative wikipediate/tubbate di ripasso sulla vicenda Tate ti carica ancora di più
Contro: la colonna sonora. Ci sono esattamente le canzoni che ti aspetteresti, compitino compitino, anche se ho apprezzato la scelta di tagliare sul ritornello di "California Dreamin'".
Più documentario che film, poco "tarantiniano" nella forma ma in effetti molto "tarantiniano" in ciò che rappresenta.
Completamente spiazzato dalla visione, specie nel finale che ingenuamente immaginavo completamente diverso e promuovo fortemente. L'ho trovato azzeccatissimo e perché no...dolcissimo nell'omaggiare quella povera stella della Tate, qui ritratta sognante ed eterea
.
Brad Pitt comunque idolo!
P.s.
Menzione d'onore al genitore che ha portato il figlio che avrà avuto sì e no 8 anni. Fortunatamente si è annoiato a morte al punto che sono andati via dopo la prima metà.
Sì, non mi spingo a considerarlo un documentario in maniera così importante, anzi, per me è nettamente un film, ma è veramente "tarantiniano", sebbene in maniere anche inaspettate. E la bella lettura del link postato da Xibal, che ho recuperato mo'mo', con la sua riflessione di così ampio respiro su questioni a cui da solo non sarei arrivato non fa che cementificarlo.
Il finale è clamoroso
Ci arrivi a seguito di una costruzione della tensione allucinante, che inizia già da prima, con la visita di Pitt al ranch degli hippie, ma volendo ancor prima, quando cominci a intravedere qualche lineetta e capisci che sotto quella fotografia arancione sta ribollendo qualcosa di oscuro, anche a prescindere dal discorso Manson Family. Chessò pure un tracollo psicologico di Di Caprio, con tragedia a seguire. E rimane lì, a caricarsi come una dinamo, senza mai sfogarsi.
Sono arrivato in fondo che nemmeno sapevo se aspettarmela o no l'esplosione di violenza, che non sapevo che la storia, again, avrebbe deviato dagli avvenimenti reali* e, non ultime, con quali modalità avrebbe preso corpo. La prima si è manifestata con ceffone, la seconda ti fa lo sgambetto e le terze ti fanno a fette, straziandosi, all'insegna di uno slasherone d'annata che mi ha genuinamente scioccato, da maestro del genere.
Ma si chiude con la pancina calda della consolazione umana di vedere la Tate andare incontro a una fine migliore.
*bravo a me che quando voglio riesco a tenermi in totale blackout e arrivo alle cose 100% vergine di anticipazioni. Cioè sapevo che c'era la Tate ma nemmeno sapevo se si sarebbe finiti a toccare, inevitabilmente, la vicenda Manson, per rendervi l'idea ^^
Chapeau
Edit: fresco fresco
https://twitter.com/NetflixIT/status/1174683950624792576
E io che mi son detto "vabbuò, quelli di Midhunter ne hanno scelto uno che gli somiglia di più". :D
Probabilmente si riferisce al fatto che è una trilogia distopica che reinterpreta e cambia la Storia per "come sarebbe giusto" secondo Quentin Tarantino.
In Inglourious Basterds infatti alla fine..
In Django Unchained..
Un ex-schiavo uccide lo schiavista
Qui beh, immagino che il finale possa essere similare, magari Manson...
Invece di marcire in galera muore nella villa, o qualcosa del genere. Magari esplode o si incendia tutto come nei due precedenti film.
Beh, ci sono andato abbastanza vicino, concettualmente parlando.
Gran bel film, ricco di dettagli interessanti e di citazioni, uno dei migliori di Quentin. Strepitosa la ricostruzione di una Hollywood alla fine di un'era, che incidentalmente coincide con la vicenda Tate.
Interessante il confronto star/stuntman ed i ruoli che saltano totalmente verso la fine.
Bello il contrasto tra un attore che si crede finito, ed un'attrice che si crede lanciata verso una grande carriera.
Riguardo il finale:
Mi aspettavo una rilettura, come detto nel quote, ma non in questo senso. A differenza degli altri due, il film lascia comunque una porta aperta alla tragica realtà che poi si è effettivamente compiuta, quindi la "Giustizia tarantiniana" stavolta è solo idealizzata ma rimane un grosso punto interrogativo alla fine del film. Sharon è davvero salva? Spero di si, ma credo di no.
Interessante il confronto star/stuntman ed i ruoli che saltano totalmente verso la fine.
A me pare che il finale sia proprio la pietra tombale sulla graniticità delle rispettive, inamovibili posizioni Rick si salva perchè ha in casa la controfigura a cui poco prima aveva dato il benservito, e che non si degna di seguire nemmeno in ospedale, perchè il suo ruolo è quello di uomo immagine. Nota come alla domanda della Tate se stessero tutti bene lui citi se stesso e la compagna, Cliff, che gli ha salvato la pelle, non viene minimamente menzionato
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Interessante il confronto star/stuntman ed i ruoli che saltano totalmente verso la fine.
A me pare che il finale sia proprio la pietra tombale sulla graniticità delle rispettive, inamovibili posizioni Rick si salva perchè ha in casa la controfigura a cui poco prima aveva dato il benservito, e che non si degna di seguire nemmeno in ospedale, perchè il suo ruolo è quello di uomo immagine. Nota come alla domanda della Tate se stessero tutti bene lui citi se stesso e la compagna, Cliff, che gli ha salvato la pelle, non viene minimamente menzionato
...
Magari con il film di Polanski riparte la carriera e ritorna anche a lavorare Cliff. Voglio vederla così! E' una pura amicizia!
Cmq ora oltre ad un film tutto su Furiosa, vorrei un film solo su Cliff Booth.
Intendevo che Cliff..
sviene, uno stuntman ridotto alla staticità, mentre Rick è costretto a muovere il culo e friggere la tizia in piscina
L'ho visto proprio come uno scambio di ruoli, come a dire..
adesso devi sbrigartela da solo.
Comunque si, fino ad un attimo prima i ruoli erano granitici e rispettavano quel che accadeva sul set.
In chiusura, come dici giustamente, Cliff torna "dietro le quinte" e Rick fa il suo ingresso da showman.
Sarebbe interessante sapere se, in questa interpretazione tarantiniana, la family viene beccata subito dopo o continua a perpetrare i delitti di quel periodo. Ogni spettatore si fa una sua idea in proposito ma sarebbe bello sapere cosa ne pensa l'autore.
Mia pseudo-recensione assolutamente folle e sconclusionata:
(https://i.ytimg.com/vi/xbwYFWayB5Y/hqdefault.jpg) (https://youtu.be/xbwYFWayB5Y)
[Cinema] C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD - Tarantino ed il Sogno Infranto del Cinema (NO SPOILER) (https://youtu.be/xbwYFWayB5Y)
Sento molti dire sta cazzata del "non c'è un filo conduttore".
Stranamente questa cosa non la dicono in patria, dove tutti conoscono la vicenda di Sharon Tate.
Il filo conduttore qual'è? Semplice, viene mostrata la storia di questo attore fittizio (che crede di essere) in declino, a confronto con Sharon Tate che crede di essere in ascesa, ed il pubblico sa bene che ciò non accadrà perché lei è destinata a morire.
I due destini si incrociano: questo immaginario Rick Dalton è la variabile impazzita che...cambia il destino di Sharon Tate. Tarantino inserisce il fantastico, l'immaginazione all'interno della realtà, cambiandone il corso. In un universo parallelo succede questo, si compie la "Giustizia Tarantiniana" già vista in Inglorious Bastards e in Django Unchained.
Ivan, in primis è oggettivo che sia una cazzata, quindi non ritratto.
In secundis, ho spostato lo spoiler perché uno che va a vedere 'sto film DEVE conoscere la storia per come è andata, sennò non può capire e apprezzare il film, poi quel che accade..
deve essere una sorpresa.
Niente, oh.
Ti becchi lo spoiler e poi ti prendi anche dello stronzo.
Gladia mi dispiace ma calcola che lo spoiler vero semmai potrebbe (forse) essere il secondo, non il primo, anche se sono stato vago.
Il primo, ripeto, è una cosa che bisogna necessariamente sapere prima di vedere il film per goderselo, alcune scene si basano proprio su quella cosa. Ad esempio la scena del ranch potrebbe sembrare senza il minimo senso, senza sapere cos'era la Family di Manson.
Ora mi eclisso da questo thread per 7 giorni come ordinato ma sappiate che lo scopo mio non è fare spoiler ma rendere giustizia ad un'opera che merita.
Maxx, mi dispiace che tu non possa intervenire quindi se vorrai potrai rispondermi al tuo ritorno.
Io non capisco perché tu non abbia celato sotto spoiler quello che hai scritto. Cioè, hai diritto alle tue opinioni, puoi fare ogni riflessione che credi, puoi gradire/criticare e così via.
Ma per prima cosa hai sentito la necessità di stabilire come uno spettatore debba approcciarsi al film, citando il fatto che lo stesso sia in parte basato
sul celebre fatto di cronaca di Charles Manson e Sharon Tate
però questo posso anche capirlo, del resto è qualcosa che appartiene alla realtà e non al film.
Ma cazzo, subito dopo SPOILERI IL FINALE DEL FILM IN UN MODO ASSOLUTAMENTE INDUBITABILE, CON TANTO DI SPIEGAZIONE SUL PERCHE' E SUL PERCOME DI QUELLO CHE SI VEDE (e non faccio neanche riferimento al tutto per non incappare nel medesimo errore).
Allora, calcolando che non sei un ragazzino, tenendo conto che tu sei un utente storico ed esperto, considerando l'attenzione che di solito metti da altre parti quando si parla di opere, quello che mi chiedo è: ma sei stronzo?
Perché stupido non sei. Sei però talmente accecato della presunzione di sapere quello che è giusto e quello che è sbagliato da rompere le scatole solo per il gusto di farlo.
Quella presunzione per cui Control è il best gioco ever perché sleeper hit (?), quello che ti fa scassare il cazzo per 5 mesi nel topic di Endgame perché devi continuare a dire che i film Marvel sono merda, la stessa che ti fa dire che più una cosa è apprezzata e più è una merda (concetto assolutamente ridicolo con milioni di esempi contro...) e via discorrendo.
Guarda, per essere chiari, non ce l'ho con te e non mi stai antipatico, anzi sei un utente di tale cultura videoludica che per me leggerti è sempre un piacere.
Però mi hai rovinato questo film e credi anche di avere ragione. Per cui sei stronzo, punto.
L'immedesimazione di Rick nel protagonista del libro della bambina, che poi sfrutta nella scena madre.
In italiano come l'hanno resa, hanno usato gli stessi termini?
No no, mi contengo, anche perché dovrei rivederlo per ragionarci bene sopra. ;D
Bel film, diverso dalla poetica tarantiniana dell’eccesso e dell’ipertrofia sensoriale per rifugiarsi nella fruizione a più livelli. Un tipo di approccio che necessita diverse visioni, anche tecniche, perché credo sia materialmente impossibile cogliere tutto quello che è stipato in questo film, anche per una questione di conoscenza della storia statunitense di cinema e televisione. Quello che rende Tarantino, nei fatti, il regista forse più significativo di questa generazione, è la clamorosa cultura cinematografica, pop e di costume che fonda il suo cinema. La stessa che gli permette di giocare e mischiare registri diversi che da soli creano uno spettacolo difficilmente replicabile da altri.
Nonostante le ovvie differenze, “C’era una volta a... Hollywood” si pone nel solco di “Bastardi senza gloria”, a livello concettuale. Di base c’è la riflessione sulla capacità performativa del cinema che, attraverso la dimensione mistificatrice e illusoria, salva e può salvare, ma non senza sacrifici. “C’era una volta a...Hollywood” è il manifesto del paradiso perduto di un mestiere e di mestieranti che faticosamente lavorano affinché lo spettacolo funzioni e tutto concorra alla buona riuscita, al lieto fine se vogliamo. Ma in questo caso il palcoscenico è quello della cronaca accaduta e conosciuta, vale a dire
l’assassinio di Sharon Tate da parte della Manson Family,
a cui s’intreccia la vicenda (parzialmente inventata) di Rick Dalton e Cliff Booth. Parte del valore della pellicola consiste proprio nella dimensione, come dire, meta-gossippara, poiché Tarantino colleziona una serie aneddoti dei vari set dell’epoca e ne riporta il sentito. E quando non c’è sicurezza né documentazione, il regista procede all’ipotesi divertita e la ricostruzione attraverso il dispositivo del ricordo personale. Che, per definizione, è speso arbitrario, soggettivo, esclusivo e compensativo/dispensativo della verità.
Si parla infatti di parti che riguardano
il siparietto di Green Hornet con Bruce Lee, l’ipotesi sulla morte della moglie di Cliff e varie figure che ho potuto riconoscere e ricordare. La versione alternativa del destino di Sharon Tate è proprio emblematica del senso ultimo della pellicola. E’ uno stuntman è prendersi il male della storia, è lui che si oppone come argine alla verità delle cose, la sua figura intercetta e nullifica quella follia che nel mondo reale ha impedito alla moglie di Polanski di vivere e perseguire i propri sogni. E’ il senso del cinema e la sua missione, che purifica il mondo imperfetto degli uomini e offre un’oasi di consolatoria utopia. “C’era una volta a...Hollywood” ha una doppia funzione citazionista: la prima è quella cinematografica, con il riferimento alle pellicole di Leone ed esemplificative di una certa stagione del cinema, americano ed europeo. La seconda è proprio l’incipit delle favole, qualcosa di non possibile, con personaggi emblematici che hanno un ruolo, con antagonisti e aiuti inaspettati e un finale che non può che essere positivo.
In ultima analisi, “C’era una volta a...Hollywood” è un film mitologico, sia come tematica riguardante un mondo perduto e immaginato, sia come struttura e svolgimento. Eccellente.
Adesso una serie di osservazioni a carattere del tutto soggettivo, quindi non riconducibili a difetti del film ma solo al gusto personale.
- In un certo qual modo è il film di Tarantino che mi piace di meno. Questo si deve alla tematica che non m’interessa, al periodo storico affrontato che non m’intriga e a quella normalizzazione del suo stile che da una parte, come detto, è ricercatezza ma dall’altra mi ha fatto mancare qualcosa. Naturalmente, nella che possa essere anche lontanamente accostato alla parola “delusione” oppure al concetto di “opera minore”.
- Leonardo DiCaprio: che sia un bravo attore è sicuro però, allo stesso tempo, che sia un artista che cannibalizzi i propri personaggi è per me abbastanza evidente. Cambi film, cambi epoca storica, cambi trama ma trovo sempre quel modo di recitare sopra le righe che mi omogeneizza qualsiasi spunto interpretativo e le sfumature. Direi quasi che si tratta della versione contemporanea di una figura come Jack Nicholson, ossia non l’attore che si presta al personaggio ma la personalità che travalica i proprio mestiere. Nel bene e nel male.
- Non ho nulla da dire sul personaggio di Cliff Booth e men che meno su Brad Pitt come uomo e attore. Ma ho trovato che il nostro eroe sia arrivato a quell’età in cui sia passa da “Caspita, è un cinquantenne che sembra un trentenne!” a “Ok, non si può più permettere certe cose…”, in quanto, in alcuni frangenti, ho trovato la sua figura proprio al limite per rappresentare questo stuntman.
Un altro così è Tom Cruise, anche se infinitamente peggio.
- Rapporto immagini-colonna sonora. E’ un film più misurato e questa sobrietà s’è un po’ impossessata di quello che considero uno dei punti di forza del regista. Meno memorabile che in passato, almeno a una prima visione.
Tutto questo, ovviamente, non impedisce a Tarantino di confezionare l’ennesimo capolavoro. Non vedo l'ora di rivederlo. :yes:
Su Cliff Booth, non ho capito se le tue perplessità sono legate all'età che pensi debba avere il personaggio.
Io ho dato per scontato che sia comunque più anziano di Dalton e vicino all'età di Pitt. Essendo controfigura poi, mi immagino che sia comunque fisicamente abile nonostante l'età.
Insomma, a me non ha fatto l'effetto Cruise (pensa che prima di Pitt avevano in mente proprio lui^^) anzi, l'ho trovato splendido al punto che sti giorni che ho dovuto fare lavoretti in casa ho pensato di essere almeno la metà di lui, per darmi sicurezza e non fare casini.
Esatto, l'età del personaggio (e il suo lavoro) in relazione alla vera età di Pitt, che se non erro dovrebbe avere quasi 56 anni. Intendiamoci, in perfetta forma ma forse non del tutto in linea con la dimensione fisica del personaggio. Ovviamente credo sia anche voluta come cosa. Anche la scena con
la tipa che gli chiede il passaggio
aveva un retrogusto un po' diverso dall'erotismo di belle presenze che si piacciono.
DiCaprio è molto più giovane, 45 anni.
Comunque credo sia anche un effetto collaterale della fiducia che il regista ripone in certi attori, per cui si tende a lavorare con la stessa gente e adattare le parti di conseguenza.
C'era una volta a... Hollywood
Visto, e non piaciuto.
Aspetto qualche giorno per rifletterci su, e... mi piace ancora meno.
Meglio allora scriva due righe subito, prima che mi diventi indigesto.
Il film è ambientato in un precisissimo momento storico, e tutta la messa in scena è un'appassionata e romanzatissima ricostruzione della allure che avevano gli anni a cavallo tra i '60 e i '70 del secolo scorso. La storia miscela fatti realmente accaduti a personaggi di finzione, anche se chiaramente ispirati a volti vissuti, e racconta le gesta di una coppia di colleghi, amici nella vita, che attraversano due diversi modi di fare cinema, e due diversi periodi sociali, chiudendo i conti col loro passato e mostrandoci una via alternativa a come sarebbero potuti andare i successivi avvenimenti.
L'opera è un poderoso accumulo di citazioni, ricostruzioni, visioni dentro e fuori la scena, ma, soprattutto, rimandi; sia ai precedenti film del regista, sia ai reali accadimenti che sono al contempo il pretesto, lo sfondo e le fondamenta della narrazione, sia infine a quanto veramente sappiamo di allora. Tutta questa complessità viene tuttavia celata da una regia e un montaggio totalmente lineari, in maniera così impietosa da ridurre l'insieme a una lunghissima panoramica, molto lontana dal rendere l'emotività di quanto accade.
La fotografia mostra la scena, ma la regia non rende la scena pulsante.
Gli attori recitano, la regia ci mostra quanto siano bravi a recitare, ma i loro personaggi non vivono.
Le musiche sono eccezionali, eppure battono un ritmo diverso da quanto accompagnano.
Ciò che risulta è una premessa di due ore e venti, per arrivare all'unica scena che il regista fa funzionare bene. Una scena di un quarto d'ora che, per quanto mi riguarda, non giustifica il tempo antecedente e, anzi, mostra più i limiti delle capacità di un autore che, in altre occasioni, ha saputo sfruttare decisamente meglio le sue peculiarità.
È un film dove l'intrattenimento è per la critica, che snobba lo spettatore ma, ben più grave, infrange il patto segreto tra cinema e spettacolo: la realtà si documenta, ma la finzione va narrata.
Qui, purtroppo, si documenta la finzione.
Per due ore e venti di troppo.
Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
di violenza finale.
Mio fratello ha riso come un pazzo e molti in sala come lui.
Io non ci riuscivo, mi è risultata troppo violenta e imprevista rapportata alla minaccia totalmente innocua di 3 bimbetti hippie rispetto al cane, Cliff e un lanciafiamme!
Che poi quei tre bimbi hippie (la quarta che scappa con l'auto :D :D :D ) hanno fatto di peggio nella realtà ok, ma sul momento durante la visione mi è sembrato una esagerazione
C'era una volta a... Hollywood
....
Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
di violenza finale.
Mio fratello ha riso come un pazzo e molti in sala come lui.
Io non ci riuscivo, mi è risultata troppo violenta e imprevista rapportata alla minaccia totalmente innocua di 3 bimbetti hippie rispetto al cane, Cliff e un lanciafiamme!
Che poi quei tre bimbi hippie (la quarta che scappa con l'auto :D :D :D ) hanno fatto di peggio nella realtà ok, ma sul momento durante la visione mi è sembrato una esagerazione
Ecco, questi ultimi due commenti (con tutto il rispetto) vanno ad esemplificare quello che stavo provando a dire qualche pagina fa.
Se uno conosce bene i fatti di cronaca a cui ci si rifersice (e Tarantino lo da per scontato, visto che in USA la vicenda è nota come da noi, ad esempio, la faccenda di Lady Diana) sa già dove si va a parare (il film gioca molto sull'aspettativa in questo senso), e ci si gode di più sia il viaggio per questa Hollywood alla fine di un'era, sia l'epilogo dove quella scena
eccessivamente, ma volutamente, violenta
è giustificata e "liberatoria" in quanto
va a raddrizzare un torto che ha praticamente cambiato un'epoca
Personalmente l'ho trovata eccessiva, un pugno nello stomaco, e non l'ho trovata divertente
Ma credo che anche questo fosse il suo scopo.
In pratica..
Si finge attore in crisi che dimentica le battute, e poi fa la sua più grande interpretazione. Metacinematograficamente è strepitoso perché Di Caprio "recita" le gaffe, e poi fa sul serio una delle sue scene più intense di sempre interpretando un attore che recita a sua volta.
È un film dove l'intrattenimento è per la critica, che snobba lo spettatore ma, ben più grave, infrange il patto segreto tra cinema e spettacolo: la realtà si documenta, ma la finzione va narrata.
Qui, purtroppo, si documenta la finzione.
Hai detto benissimo però, secondo me, a concludere la riflessione si comprende la vera dimensione del film, ossia che in questo caso è la realtà a essere narrata. C'è già tutto nel titolo: “C’era una volta a... Hollywood”, dove il "c'era" indica l'elemento immaginifico tipico della narrazione mentre "Hollywood" è un luogo reale. Ecco perché tra realtà e finzione c'è quella parolina magica che fa la fortuna di un certo campo di studi, ossia "mitologia", a significare una serie di favoleggiamenti che hanno una base reale. O, meglio, che la producono, la realtà che poi è detta e ridetta da ogni bocca.
Però, attenzione, c'è il doppio registro. "Hollywood" è anche il luogo dove si creano storie che non esistono, quindi a sua volta è un elemento che ci riporta al mondo della fantasia. E qui di entra nella dimensione meta-riferita a cui si è già accennato in passato. La realtà che produce la fantasia che a sua volta deve essere verosimile. Fino a creare un'alternativa ai fatti.
Quindi non trovo il registro del film irrisolto come dici, anzi, questa è proprio la sua essenza. Che, intendiamoci, può non piacere naturalmente.
Vi volevo chiedere come vi siete rapportati alla scena
(cut)
Benissimo e per un motivo molto semplice.
La scena è catarticamente (?) violenta, è una violenza retributiva. Tarantino ha solo un piccolo difetto concettuale, non sa uscire dal revenge movie che qui è presente. Una vendetta della storia però, che cambia la sorte di Sharon Tate, per cui deve essere feroce, implacabile, distruttiva, quasi un inno all'annichilimento, visto com'è andata nella realtà. E non si può non tifare per il nostro sub-eroe Booth, vero parafulmine del Male. E' una presa di posizione morale.
Infatti non tutti se ne accorgono, ma le pellicole di Tarantino sono fortemente morali. In senso sociale
(The Hateful 8), antropologico (Django), femminista (Kill Bill) e tanti altri esempi. E' un regista fortemente etico nel suo modo di girare e le vittime sono gli spettatori, quasi sempre.
L'unico vero suo problema è che la vicenda reale trattata non è così popolare nel belpaese se lo paragoniamo ad un fatto storico come lo è stato per Bastardi, quindi sotto questo aspetto perde un pò.
A mio modo di vedere, oltre a quello che dici, ossia la vicenda trattata, il punto debole del film potrebbe essere, da non-statunitense, nella fisiologica ignoranza della cultura popolare-cinematografica e dei riferimenti di costume. Questo è inficiante, infatti il film necessita di essere ricostruito a posteriori per la persona non addetta ai lavori o appassionata.
Visto ieri sera. A me è piaciuto molto.
Conoscendo i fatti storici mi sono goduto molto il finale. Peraltro mi aspettavo che nel frattempo la ben nota vicenda si consumasse comunque invece mi ha fatto piacere l'happy ending.
Alla scena ho riso più volte comunque.
Mi dite se il personaggio dell'attrice bambina è inventato o se si ispira a una attrice in particolare? 8 anni nel '69, quindi del '61, voi che c'avete la cultura avete una ipotesi?
Comunque la moretta che fa l'auto stop è da sega.
La bambina è un'attrice realmente esistita, nel film viene anche inquadrato insistentemente il nome dietro la sedia ma non mi sovviene.
Trudi Fraser.
Il personaggio potrebbe essere ispirato a Jodie Foster, da quel che ho letto altrove.
btw, io l'ho visto ieri sera e non mi ha entusiasmato.
Troppo rivolto allo spettatore USA e poco fruibile per chi non ha lo stesso background culturale, e non parlo delle citazioni e degli omaggi a serie TV, film o altro dell'epoca che si possono anche ignorare senza tanti problemi, quanto per la comprensione della trama vera e propria.
Metto sotto spoiler:
Ero con un'amica che non sapeva assolutamente nulla di Charles Manson, né tantomeno di Sharon Tate, e alla fine del film comprensibilmente mi ha chiesto "ma tutte quelle scene con la bionda cosa c'entrano?"
In effetti come dice anche Nodisco se non si conoscono i fatti storici il personaggio di e le relative scene sono superflui per non dire dannosi perché allungano il brodo. Invece chi conosce anche solo superficialmente quel fatto e non si è spoilerato il finale come me, per tutto il film aspetta di trovarsi alla fine con il vero massacro. Invece Tarantino inverte i ruoli e fa sembrare i veri assassini 3 sfigatelli che vanno incontro a una morte assurdamente violenta.
vabbè ma é voluta la cosa
Secondo me Tarantino non si è nemmeno posto il problema, o forse l'ha ignorato, del dover rendere fruibile il suo film anche al pubblico dei paesi in cui quei fatti di cronaca non fanno parte dell'inconscio collettivo.
Non credo che abbia volutamente deciso di fare un film poco accessibile ai non-americani, non ne vedo il senso.
Oltretutto, andando più nel dettaglio, io conoscevo la storia di Manson ed avevo anche letto diverse cose su quei fatti (dovrei avere ancora "I vostri bambini" delle edizioni da 1000 lire di Stampa Alternativa) ma lì per lì non ho ben capito il senso della sequenza in cui Brad Pitt insiste per andare a trovare il vecchio nella casa della "Family", e la scena in cui una dei quattro hippies trova una scusa e scappa con la macchina per non andare a uccidere DiCaprio e Pitt. Quest'ultima immagino sia stata un escamotage per non far partecipare la Kasabian alla strage, visto che lei nella realtà storica rimase fuori a fare il palo.
Visto.
Grande cinema veicolato però da grandi attori, a mio modo di vedere preponderanti sul resto in un modo più marcato rispetto ai precedenti film di Tarantino.
È una lunghissima carrelata su un mondo "com'era" nelle memoria collettiva.
Non è storia, è un affresco.
Conoscendo i miei polli il finale me lo aspettavo com'è ma devo dire che mi è piaciuto, compresa la messa in scena.
Di Caprio e Pitt reggono il tutto, sono fenomenali entrambi.
La Robbie pare finta tanto è bella.
Non il miglior film di Tarantino ma un gran bel film secondo me.
Splendido tutto "l'ammore" di Tarantino per il nostro cinema di quando Roma era "l'Hollywood sul Tevere".
Ah aggiungo una considerazione sull'apparizione di Bruce Lee nel film:la scena funzione, introduce benissimo personaggio badassico di Pitt del flim (ero di guerra pluridecoratom insomma uno che sa ammazzare) però non rende merito a Lee facendolo apparire quello che non era, cioè uno sbruffone. E' bene ricordare che Taranino si sbaglia di brutto quando dice che "Bruce Lee disse che avrebbe battuto Alì", è una travisazione e di come sia venuta fuori non me lo ricordo ma di questo trattasi. E' invece vero che Lee quando gli chiesero di Alì e di un suo possibile incontro con lui ebbe a dire "ha le mani come la mia testa" o qualcosa del genere facendo capire che insomma sarebbe stato uno scontro non impari, di più. Risultato, Once Upone rischia di non essere distribuito in Cina :D
Visto nel weekend, veramente bellissimo.
Copio e incollo dall'altro topic che ho aperto senza aver visto questo (sorry)
Detto che io sono uno di quelli a cui sono piaciuti da impazzie Bastardi Senza Gloria (ricordo da vedere in lingua originale sempre) e Django Unchained, ho trovato Once Upon a Time veramente stupendo.
Un film che mi ha stupito e che pensavo fosse una cosa invece è un'altra.
Un dipinto fantastico della california anni 60, un amore incondizionato per Sharon Tate e un punto di vista tarantiniano su che fine meritava di fare la Manson Family. Stupendo.
Poi come contorno mi aspettavo più attenzione per certi dettagli...tipo quando Pitt sta guidando,chiaramente trainato in quanto il tachimetro sta a zero o nella strada privata di Dalton dove c'è una E Type parcheggiata....che 6 anni dopo quando torna da Roma è ancora lì nello stesso posto!! ???
Ma come cacchio fate a notare 'ste cose?!?!
(https://cinemio.it/wp-content/upload/rain-man1.jpg)
^___^
E insomma, finalmente l’ho visto anch’io.
Non mi sento in grado di recensirlo, perché cinematograficamente è qualcosa di troppo più grande di me.
Mi limiterò a qualche impressione da spettatore non professionista.
Di base, non mi ha appassionato.
È un film formalmente perfetto, con alcune scene che rimarranno e con delle prove di attore notevoli, ma non so se sentirò mai il bisogno di rivederlo.
Per il resto, credo che su un concetto abbia pienamente ragione @MaxxLegend.
È necessario conoscere la vicenda Tate per comprendere la tensione che attraversa tutto il film, dal principio alla fine.
Ma questo non significa che questa informazione debba essere imposta a qualcuno.
Mio voto: 3 stuntman che lanciano Bruce Lee su 5
Io l'ho visto senza aver visto neppure il trailer.
Sorprendente.
Tarantino dopo
Bastardi senza gloria prosegue con il cinema ucronico. Bene direi.
A me è piaciuto un sacco.
Però è curioso, sto notando che chi ha apprezzato molto Bastardi Senza GLoria e Django apprezza anche tantissimo questo (me per esempio)
Chi invece adora Iene e Pulf Fiction questo non lo trova un granchè
Faccio volentieri un'eccezione: tra i miei preferiti di Quentin ci sono le Iene e i Bastardi e ho adorato questo!
Recuperato tardi(ssimo), film enorme per quanto ama e ti fa amare il cinema, in ogni sua sfaccettatura!
Di Caprio in linea con le sue migliori prestazioni (clamorose le scene con la bambina), anche se un po' devo dare ragione al @Il Gladiatore per come tende a cannibalizzare i personaggi!
Mai mi sarei aspettato un Pitt a questi livelli! :O
Figo e carismatico sì (beh, è Tyler Durden alla fine), ma così bravo non credevo, premi meritati!
Conoscendo già la vicenda sullo sfondo, il climax nelle scene:
di Cliff al ranch (sequenza stupenda) e dell'arrivo della family a casa Dalton
mi ha distrutto! :O
Bello tutto, belli tutti, come sempre, da guardare in lingua originale! :yes:
Una pecca, che proprio non mi è andata giù: Bruce Lee!
Ok far passare da bad ass Cliff, ok che un episodio simile è davvero avvenuto (non ricordo il nome dello stuntman, ma poi lui e Bruce divennero amici), però far passare Bruce per uno sbruffoncello così anche no, dai!