Beh immagino che avendone comprati i diritti vogliano continuare a fare film, quello che dice Spielberg e' che chiunque prendera' il posto di Ford non interpretera' Indiana Jones. Ma poi tanto mica e' lui che decide ^_^
(http://static1.squarespace.com/static/51b3dc8ee4b051b96ceb10de/t/53e39ebbe4b02d879be8bd8d/1407426236713/chris-pratt-would-make-an-awesome-indiana-jones)
Salvo la Blanchett perché è sempre bella e quindi lo è anche soviet col caschetto.
Come avevo fatto a dimenticarla?
(http://images.movieplayer.it/images/2008/05/22/cate-blanchett-in-una-foto-promozionale-del-film-indiana-jones-e-il-regno-del-teschio-di-cristallo-61178.jpg)
COME?
Ecco, questa dimenticanza potrei considerarla un malus del film.
. . .
Certo che ne abbiamo da sparlare, da qui al 2019.
È un film senza immaginazione, e il problema non è di Ford, è un film fiacco anche se sono sempre in corsa e sempre a ribadire che la vita signora mia mi ha preso a calci: mi è morto il cane, ho perso la fede, sto in divorzio, mi è morto il figlio, e altro a gradire, che du' maron però.
Oltretutto è veramente da idioti puntare tutto su questo con lo SFRACELLO fatto da Maverick.
Non si è ancora capito che la gente vuole le vecchie storie, non le nuove. Anche perché le nuove sono scritte di merda, detto come va detto. La parte narrativa del film e da faceplam.
Manca tutta la grammatica della saga: le magate, i momenti di distensione super atmosferici, le battute capaci di resistere nel tempo "ne ferisce più la penna che la spada" "lasciate che i pennuti vengano a me" e così via. Mancano anche sequenze con la potenzialità di trasformarsi da immagine in simbolo del film, che piattume.
Lei è la meno peggio del film, anche se è insopportabile, tagliente, fastidiosa, il suo ruolo è quello di far sentire Indy costantemente una cariatide almeno 3 passi indietro, perennemente "out of time" Mangold, che è quello di Logan, cerca di far dialogare con il passato la signorina Helena e farle trovare una specie di nuova dimensione, specialmente a quei modelli che oramai sono anacronistici per Mangold ma per i quali milioni di persone sono andate al cinema a vedere Indiana Jones e non "Helena Shaw e il quadrante del tempo che è passato un po' per tutti come sta suo nonno? Tra i numerosi problemi del film, a tratti sembra di vedere attori vecchi su teli che si rianimano solo con i VFX, altro problema enorme a mio avviso. E cioè il fatto che i vecchi Indiana erano molto materici, c'erano un sacco di stunt, scene mozzafiato, modellini, erano concreti insomma, qua niente. A tratti sembra che Indiana prenda vita e si giochi ad un videogioco.
Mikkelsen dio, al solito.
Tra tutte le problematiche che il film presenta c'è la stessa natura di un personaggio che certamente viene dal passato (Indy era ispirato agli eroi dei film fantastici d'avventura che Lucas e Spilberg amavano da bambini e vedevano sul grande schermo all'età dell'oro del cinema) e che è stanco e non arriva più a nessuno. Vecchie generazioni e nuove, che durante la pausa ho sentito dire "mio padre non capisce un cazzo, prossima volta quello con i TransforBER"
Cinematograficamente e non solo come attore. Siamo sempre dalla parti di Ian Solo insomma, anche Ford si è rotto i coglioni e lo percepisci, ma non del personaggio, del mondo. Non so tra le rughe mi è sembrato di vedere un attore che si sente fuori posto non nel film, ma nel cinema proprio.
Impossibile recuperare lo spirito dell'epoca, come da copione, e ci mancherebbe ma il problema non è solo questo. Non è mai stato impossibile raccontare nuove storie e nuovi personaggi partendo da una tradizione condivisa e amata, ma invece...inserirsi in un racconto consolidato in cui l’eroe è anche diventato il simbolo stesso del cinema d’avventura non è impresa da poco, e difatti questo film fallisce in maniera spettacolare proprio ad essere Indiana Jones, come film d'avventura è carino, un gradino sotto questo
(https://i.postimg.cc/kgDDhQwq/all-inseguimento.jpg) (https://postimg.cc/SnFynzwv)
Insomma un'ultima corsa a cui avrei fatto volentieri a meno.
Peggio del 4?
eh non lo so.
Tutti sappiamo qui quale era la strada.
(https://i.postimg.cc/dtxxGFxn/plt-dtlr1-uhd-r709f-stills-221123087762-mkzj-1920.webp) (https://postimg.cc/JGjxWfmB)
budget di 340 MILIONI, de-aging e Fate of Atlantis
Qualcuno ha evocato in me un paragone molto efficace; avete presente quando Indy scambia l'idolo d'oro con il sacchetto? Ecco, sto film è il sacchetto.
Bene, visto. Sono tutto sommato soddisfatto però è un gradimento che ammette numerosi gradi di riflessione e anche un po’ di autocritica.
"Indiana Jones è il Quadrante del Destino" parla dell’incapacità di una certa generazione (quella, diciamo, che vai dai 35 anni fino ai 50 suonati) di lasciar andare il passato e consegnare i nostri miti al passato, come luogo della venerazione e della memoria. Quei cinquantenni che, attenzione, in certi casi sono diventati anche registi e che si cimentano, tra istanze commerciali e affettive, a far rivivere emozioni indelebili nella loro mente. E quindi c’è questa corsa a riattualizzare modelli lontani del tempo provando a coinvolgere quel pubblico nostalgico e malinconico.
il problema è…la consunzione. Hanno atteso 19 anni per “Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo” e, da questo, ne sono passati altri 15 per “Il Quadrante del Destino”, decenni e decenni di memoria e ricordi sedimentati per una figura fatalmente legata al suo tempo. Il tanto vituperato “Teschio” aveva già affrontato la questione e secondo me lo stesso Spielberg era caduto nell’errore di non armonizzare figure a schermo e azioni, proponendo un film troppo vecchio per le nuove generazioni ma troppo simbolico per essere riconosciuto da chi Indy lo attendeva da tempo nelle modalità risapute. Mi ricordo uno splendido post di @Xibal in cui spiegava la sapiente costruzione allegorica dietro al film, il passaggio tra l’epoca dei misteri e dell’esperienza a quello della finzione sintetica e della tecnica, in cui la partenza (letteralmente) dell’ultimo dei misteri avrebbe portato via la meraviglia e il misticismo di un mondo che ormai entrava in un’era di arido razionalismo e modernità. La fine dell’innocenza, dei sogni e dell’avventura, così come avrebbe potuto esserlo per gli adolescenti e i giovani cresciuti con la prima trilogia di Indy. Un finale perfetto e un triste commiato.
Eppure no, non è finita, non può essere finita, anzi non deve finire ed ecco che un ottantenne tirato a forza in un film muscolare in cui temi possa morire da un momento all’altro, pur meraviglioso per la sua età, dotato di fascino e carisma ma drammaticamente strumentalizzato da un pubblico che non sa e non può dire “basta…” Non solo, nella ricerca insensata di vecchie emozioni l’incipit del si preoccupa di ignorare il trascorrere del tempo e riportare Harrison Ford a quella giovinezza e a quel vigore che è inganno nell’inganno, tutto così posticcio, tutto così forzato come se il sentimento fosse il risultato di un’alchimia di elementi messi insieme perché sì. Oltre a questo viene compiuto lo stesso errore fatto con Ep. VII di Star Wars, errore determinato dal ritardo di un nuovo capitolo rispetto all’anagrafe dei suoi attori. Non puoi pensare di emozionarmi con gli eventi off screen di Leia e Ben, eventi fondamentali e fondanti della psicologia del personaggio, così come qui
m’informi della morte di Mutt alla base del deterioramento del rapporto con Marion
con la sbrigatività di quello che succede al termine del film. Non va bene, non funziona.
Questo film ci consegna e c’impartisce una lezione severa ma autentica. Il mito, per rimanere tale, deve essere cristallizzato nel tempo e risiedere nei luoghi della memoria, di cui ogni generazione può disporre e che non può subire la caducità di noi mortali che, come fonte di eterna giovinezza, di esso ci facciamo schermo contro le afflizioni della vita e del tempo.
Il professor Jones, ’archeologo di ogni popolo ed evo dell’antichità (magnifica semplificazione anni ’80) è quella figura dalla doppia vita che prima spiega in un’aula universitaria che la “X” non è mai il punto in cui scavare e un attimo dopo indossa cappello e giacca di cuoio alla ricerca di un manufatto, negando quanto detto prima in chiave squisitamente teorica. Per cui la fredda storia e le nozioni algide e precise di un contesto archeologico diventano materia vivente di avventure incredibili di passione materica, fatta di rovine, deserti, sotterranei, grotte, santuari, culti, società segrete e luoghi immaginifici in cui Jones viene a contatto con tutto quello che la scienza non può spiegare.
Ecco perché il mito deve rimanere immutabile, sospeso nel tempo e nello spazio di un’idea di cinema che ci solleva dall’orrore quotidiano di negoziare con i nostri problemi e far quadrare le cose. Non si possono tormentare figure mitologiche con lo scorrere implacabile del tempo, non si possono sfregiare e deturpare le grandi narrazioni con bassezze e ricorrenze triviali. Ma perché devo vedere Han Solo e Luke Skywalker ridotti ad anziani distrutti dalla vita e ridicolizzati negare la loro epica del passato in virtù di un’evoluzione che tale non è? Perché devo vedere Deckard, incastrato nella farraginosa trama del sequel. che non vuole abbandonarsi e compiacersi all’inquietudine del futuro allontanandosi sull’auto con Rachael e continua ad aggiungere penosi brani di vicenda? Perché manca sempre questo contegno e non si vuole consegnare alla storia e all’immaginazione collettiva certe icone? Egli esempi potrebbero continuare, anche cambiando contesto? A cosa mi serve la costruzione di Lara Croft nel reboot del 2013, il cui personaggio spregiudicato e cinico dei vecchi giochi, che depreda per soddisfare il proprio ego, è inquadrato in una dimensione incoerentemente empatica e positiva? Ma a che serve? A chi serve?
“Icona”, che non è sinonimo di stereotipo. Icona che è la convergenza in un prodotto artistico (e non) di determinate qualità, consegnate all’immutabilità del tempo e dell’idea, intesa come anelito dell’uomo finito all’infinito. Un modello non lo sprechi, non lo svuoti di senso non lo uccidi, è proprio distante da noi per non essere corrotto. Se prendi una figura iconica come Indy e la riempi di ferite, problemi, di questioni legate all’età e alla dissoluzione abbassi la sua dimensione eroica e leggendaria allo stesso piano di me, spettatore, che invece invecchio, ho patemi e preoccupazioni e cerco in due ore al cinema il romanzo di dèi ed eroi che alleggeriscano il mio essere dalla condanna a cui la materia è soggetta. Noi mortali possiamo invecchiare, lui no, l’umanizzazione del Dio porta necessariamente alla sua crocifissione perché se l’uomo si riconosce nella sua idea di Dio (e viceversa) allora lo stesso viene avviluppato nel disfacimento e dalla decostruzione dell’ideale.
Purtroppo, relativamente al cinema di intrattenimento e mettendoci anche il mondo dei videogiochi, stiamo vivendo questo eterno ritorno di un passato che non può essere più attualizzato (3-4 rivoluzione informatiche hanno cambiato il mondo) e un futuro che teme di partire e osare a causa di dettami economici contraddistinguono l’industria del divertimento difficilmente eludibili. L’effetto nostalgia è una trappola, una ragnatela dove rimaniamo avviluppati, il passato è un tesoro prezioso da custodire nelle sale della commozione ma non può essere così oltraggiato, sfruttato, manipolato e frainteso. Le nuove generazioni sono andate avanti con nuovi fenomeni di costume e saghe a cui affezionarsi, penso a Harry Potter, Il Signore degli Anelli e molte altre, oppure, come nel caso di 007, si è preso il personaggio ma si è ricompilato alla luce di una diversa sensibilità. Possiamo farlo anche noi.
Altrimenti queste operazioni sono destinate a fallire, forse con la sola eccezione di Mission Impossible il cui protagonista, Tom Cruise, è per ora refrattario al passare del tempo. Oppure l’eccellente Top Gun Maverick, tutto riproposto come all’epoca proprio a causa dell’indistruttibilità di questo attore.
Poi nel caso specifico il film alterna cose buone ad altre discutibili, provo a riassumere per punti in modo da agevolare la discussione.
Indy e i nazisti…Andiamo avanti no? Qui c’è proprio il desiderio di restituire al pubblico la medesima minestra e come sappiamo Indy la odia certa gente per cui si vince facile e si empatizza con scioltezza. Il film si prende i suoi tempi per sviluppare coerentemente la ricerca archeologica e ci s’infila pericolosamente nella cultura classica e nel greco antico, materia spinosa e da padroneggiare con cura. Il film presenta snodi abbastanza risibili, qualche errore e semplificazioni (tutti questi oggetti perduti che, niente, basta solo andare lì dove sono stati appoggiati, nei musei, in fondo al mare ecc.) che, attenzione, ci sono però sempre state nella saga. Senza citare gli elementi fantastici che fanno parte della narrazione e dell’immaginario in passato ci siamo beccati i gommoni volanti, gli inseguimenti improbabili, scene grottesche e roba abbastanza discutibile ma non c’erano Internet e un esercito di nerd cinquantenni a commentare e criticare oltre ai meccanismi psicologici sopra esposti. Diciamo che, in questo caso, il film è piuttosto schizofrenico nel presentare momenti didascalici e illustrativi a cui seguono traslazioni ed esplorazioni un po’ troppo disinvolte. A volte ci crede fortissimo e nelle sequenze finali bisogna capire da che parte stare, perché quello a cui si assiste è forte. Anche troppo forte rispetto a quello a cui la saga ci ha abituati.
Il mistero archeologico del caso mi ha soddisfatto per alcune ragioni. La prima è il coinvolgimento, finalmente, dell’area archeologica mediterranea greco-romana che in effetti mancava alla serie. Forse, rispetto a leggende risapute come l’Arca dell’Alleanza, Il Santo Graal ed El Dorado la figura di Archimede e l'assedio di Siracusa non è che siano proprio tra le cose archeologicamente più note però questo ha permesso di sviluppare l’idea centrale del film in modo…verosimile. Nel senso per quanto riguarda lo svolgimento sembra proprio che si tratti di una macchina del tempo e invece il tutto viene ridotto (si fa per dire) a una sorta di bussola che identifica i varchi temporali che però conducono al medesimo tempo e luogo. Sembra un particolare da poco e invece è molto coerente con la dimensione scientifica dell’osservazione e della previsione che non inventa nulla, semplicemente registra il mondo dei fenomeni e ne mappa funzionamenti e anomalie. Per i più curiosi comunque la macchina di Anticitera esiste sul serio ed è stata rinvenuta a largo di Creta, a inizio XX secolo. Era una macchina per il calcolo approssimativo del moto apparente di sole, luna e le 5 stelle erranti (pianeti del sistema solare), Vado a memoria, credo che il reperto si trovi al Museo Nazionale di Atene.
Immagino che la classica Atlantide sarebbe risultata più accattivante e digeribile però l’ho trovata una scelta di una certa classe.
Le ambientazioni del film mi sono piaciute più o meno tutte ma ovviamente da siciliano non posso che manifestare una certa irritazione per un particolare che comunque non è nuovo alla serie. Come nel caso di Petra de “l’Ultima Crociata” usata per il sito del Santo Graal qui abbiamo un patchwork tra Segesta (il tempio esastilo periptero in stile dorico che si vede), il parco archeologico di Neapolis di Siracusa e Orecchio di Dioniso e tante piccole istantanee di Cefalù, Scopello ecc. frullate insieme e restituite come se fosse un’unica ambientazione. Ma dico io, sono luoghi noti no? E’ come se ambientassi un film archeologico a Roma e il sito finale nascosto e segreto fosse il riconoscibilissimo Colosseo senza chiamarlo Colosseo. Immagino siano concessioni per il pubblico non italiano (o non consapevole, in assoluto) però l’effetto è troppo bizzarro.
Il cast è alquanto brillante con qualche caduta di stile. Su Harrison Ford abbiamo già detto e fa il suo, la sorpresa è data dal personaggio di Helena Shaw interpretato da Phoebe Waller-Bridge, attrice che non conosco ma che ho apprezzato sin da subito per la verve teatrale e il ruolo di alterità rispetto al matusa Indy. Intelligente, intuitiva, preparata, ambigua quanto basta e perfetta per incarnare l’approccio pratico all’archeologia e incarnare i tempi moderni. Mads Mikkelsen credo sia uno degli attori di nuova generazione che gradisca di più, puro carisma fisico supportato da talento e mestiere. Il suo personaggio, Voller, non è che mi abbia fatto impazzire più che altro per la sua (per carità legittima) bidimensionalità e un piano che definire “ipotetico” è poco. In ogni caso illumina la scena con teutonico e glaciale cinismo. La nota stonata è Antonio Banderas, attore che ultimamente vedo relegato a ruoli di 30 minuti in pellicole commerciali e che trova maggior soddisfazione in pellicole più autoriali. Qui m’è sembrato proprio sprecato, anche per una dimensione più da caratterista.
Nel finale è mancato il coraggio. Dopo tutta la costruzione basata sull’incompatibilità di Indy con i tempi moderni si poteva azzardare quello che lui stesso chiede nel passato, ossia essere consegnato alla storia, letteralmente. Sarebbe stato un finale eroico, tragico e romantico.
Invece viene tutto dissipato e alla fine a mancare è un’emozione ulteriore.
Mediamente la gente dice che faccia schifo, che sia scritto male, che sia ridicolo ma credo che all’occhio clinico e desolante del giudizio ai tempi di internet e social ogni capitolo della serie possa essere criticabile e sì, il pur bravo Mangold non è Spielberg. Il problema è semplice, ormai è troppo tardi. Per lui, per noi e per il resto. Personalmente mi sono goduto quest’ultima avventura con la doverosa sospensione dell’incredulità e prendendo quanto di buono potesse darmi.
Anche io per un momento pensavo osassero con quel finale, ma poi hanno fatto una scelta più romantica in senso letterale. Come dici tu, sarebbe stato epico e in senso lato ancora più romantico, se Indy si fosse consegnato alla storia
A me è piaciuto tutto, ha un buon ritmo nonostante non sia un film corto. Mi sono piaciuti più qui gli inseguimenti rispetto all'ultimo fast n furious (noiosissimo quello ambientato a Roma). Unica critica: gli avrei fatto usare di più la frusta! :)
Visto anch'io. Mi ritrovo in alcune cose dette da Gladia e Pickman, ma l'ho comunque trovato molto più innocuo rispetto al quarto. "Innocuo" proprio nel senso di quanto danno poteva potenzialmente arrecare all'icona, al mito immutabile e fuori dal tempo di cui appunto parlava Gladia.
Anch'io ho storto il naso all'ennesimo tentativo di utilizzare in chiave narrativa l'età anagrafica dell'attore. È un'operazione che, a memoria, ho visto riuscire solo a Stallone con quel filmone che è Rocky Balboa. Era stato già fatto nel quarto, secondo me in maniera dissacrante, e vederlo riproporre qui in chiave più drammatica non lo ha di certo reso migliore; e tuttavia mi è sembrato che si sia calcata meno la mano di quanto le premesse lasciassero pensare.
Discorso simile con le scene d'azione e l'uso della CGI. Vero, le scene del tuktuk non sono granché, ma a confronto con l'inseguimento nella giungla del quarto rimangono tutto sommato con i piedi per terra. Di nuovo: "innocua" (se proprio, ho trovato molto più inutile e finta quella della fuga a cavallo alla parata, per dire).
Per tornare al discorso del mito che deve rimanere cristallizzato ed essere consegnato alla storia, se proprio non c'è scampo dalle logiche commerciali di cui parlava EGO, allora io dico: meglio una fan-fiction come questa, che in quanto scritta/diretta da un fan ha forse maggior possibilità di rispettare l'icona che non l'ego di chi quell'icona l'ha creata e resa tale, con il rischio che, nel sentirla di propria proprietà, la rivolti e pieghi alle sue mutate fantasie ed eccentricità.
"Innocuo", dicevo. Ma anche per questo tendenzialmente mediocre. È lo scotto da pagare se si vuole restare sui binari senza avere la genialità di quegli anni. Il canovaccio è quello classico, ma manca quasi del tutto di potenza evocativa e immaginifica. "Folgori, fuoco, la potenza di Dio", "Una radio per poter parlare con Dio", "La ricerca del divino", "La vita eterna". Gli artefatti al centro delle vicende di Indy venivano presentati con una forza tale che se ne percepiva l'importanza in ogni singolo minuto dei film. Del meccanismo di Antikythera se ne capisce davvero la potenza solo nell'ultima parte del film, rendendo tutta la ricerca precedente poco accattivante.
I personaggi stessi mancano di caratterizzazione, secondo me. E non per demerito degli attori, che sono bravi, ma proprio per scrittura e messa in scena. Villains come Belloq, Schneider, Donovan, Toht, avevano tridimensionalità o carisma, o entrambe le cose. Qui né l'una, né l'altra. E il ruolo di coprotagonista non riesce a distanziarsi poi troppo dalla donna indipendente già vista in Marion, e certamente non è nemmeno paragonabile al personaggio di Jones Senior. Il resto sono solo cameo. Troppo poco. E anche questo contribuisce a una parte centrale di film scialba.
L'ultimo terzo del film però funziona, con un climax secondo me ben riuscito che un po' il magone me l'ha fatto venire...
...salvo poi negare il finale che tutti ci aspettavamo. Per quanto, forse, una conclusione così seria e drammatica si sarebbe sposata poco con lo spirito della saga, perciò non me la sentirei di criticarlo.
Il prologo è fan-fiction purissima, quindi - per il discorso che facevo prima - ho apprezzato.
Insomma, ci si prospettava qualcosa di peggio, anche di molto peggio, per quanto mi riguarda. E forse ci si deve accontentare di questo :)
Visto, meglio del quattro peggio degli altri, ambientazione "storica" carina e abbastanza "nuova" visto che di solito si finisce o in Sudamerica o in Egitto, Ford ancora si sbatte e visto che lui ormai è veramente sfavato ogni inquadratura che gli fanno a fare il vecchio sfavato fa benissimo, ancora si mantiene nonostante gli oltre ottanta anni che tiene.
La trama quasi non esiste e quello a cui si assiste è praticamente un "inseguimento" che dura due ore e mezzo (prologo compreso), ora va bene tutto ma qui si esagera, idee poche poche eh.
La tipa nuova funzionale ma non è che mi abbia fatto impazzire.
Sul finale "osare" non potevano perchè ci sono tutte le storie canon su Indy quasi centenario a spasso per NY viste nelle "Avventure del giovane Indiana Jones" sicchè co Archimede non ci poteva stare poi almeno Karen Allen ha preso il gettone di presenza :).
Ah la parte della morte del figlio liquidata in quattro e quattr'otto veramente da censura.
Sarà la fine della saga? Magari mi vien da dire.