Quante volte l'hai riletto il tuo messaggio prima di postarlo?
chè è
Citazione da: "1c0n 0f s1n"chè è
Citazione da: "gabry"Citazione da: "1c0n 0f s1n"chè è
Tu dici: o ci metti l'apostrofo prima di chè, o ci metti perchè. Giusto?
Io invece avevo in mente di creare insieme a voi uno workshop di scrittura qui su TFP, dove scrivere testi a tema, per migliorare lo stile. Non so se la cosa può interessarvi e cmq se si può integrare con la proposta di Icon.
Chiaramente nel caso se ne parla a settembre-ottobre.
Cmq datemi dei pareri. :wink:
@Icon:
In "perchè" hai sbagliato l'accento.
Si scrive così: perché.
Però è una cretinata, spesso e volentieri sbaglio anche io. :)
comunque, io credo di essere bravino a scrivere... diciamo che nei classici temi scolastici vado benissimo fin dalle elementari...
questo perchè mi piace molto scrivere, ma più a livello "giornalistico" che di "libri"...
io mi son sempre trovato bene a scrivere "di getto", per poi ricontrollare... e se una frase "non funziona" la rileggo un casino di volte prima di trovare la "forumula giusta" :lol:
io mi son sempre trovato bene a scrivere "di getto", per poi ricontrollare... e se una frase "non funziona" la rileggo un casino di volte prima di trovare la "forumula giusta" :lol:
...io dico perchè esattamente come caffè...
@Icon:
In "perchè" hai sbagliato l'accento.
Si scrive così: perché.
Citazione da: "The Fool"@Icon:
In "perchè" hai sbagliato l'accento.
Si scrive così: perché.
Queste cose lasciamole ai francesi, dai.
Ah, e poiCitazione da: "gabry"io mi son sempre trovato bene a scrivere "di getto", per poi ricontrollare... e se una frase "non funziona" la rileggo un casino di volte prima di trovare la "forumula giusta" :lol:
questa non l'hai riletta esattamente un casino di volte, vero? :lol:
Non so se l'ho già detto (si ma faccimao finta di no):
si dice e scrive "LA settimana scorsa/prossima".
Si, con l'articolo.
C'è qualcun altro che, come me, è nel tunnel dell'articolo davanti al nome? "La Elena", "Il Mario"... sò che è tremendamente sbagliato, ma lo faccio da 18 anni e non riesco a cambiare!!!
Ok, chi vuole essere così gentile da illustrarmi la differenza tra daccordo e d'accordo. in maniera molto semplice e con esempi esplicativi.
TENK IoU :D
Digita anche tu nel topic dove ogni errore è cazziato. :P
vabbè ma sul forum faccio spessissimo errori
e non bado nemmeno tanto alla forma... mi sembra sinceramente inutile :wink
Si rilasciano detenuti e carte d'identità, non Super Mario.Questo esempio è tuo o di demauroparavia?
Ok, sono fulminato e non capisco, ma dal link non è che ci sono troppe soluzioni.Citazione da: "stone21"Ok, chi vuole essere così gentile da illustrarmi la differenza tra daccordo e d'accordo. in maniera molto semplice e con esempi esplicativi.
TENK IoU :D
Digita anche tu nel topic dove ogni errore è cazziato. :P
Chi, meglio di loro (http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_5/interventi/1440.shtml), può aiutarti? :lol:
Ho memoria di un daccordo quando due persone sono dello stesso parere su qualcosa, mentre il d'accordo è inteso come accordo tra le parti per fini commerciali ad esempio.
Citazione da: "Goffraiden"Ok, sono fulminato e non capisco, ma dal link non è che ci sono troppe soluzioni.Citazione da: "stone21"Ok, chi vuole essere così gentile da illustrarmi la differenza tra daccordo e d'accordo. in maniera molto semplice e con esempi esplicativi.
TENK IoU :D
Digita anche tu nel topic dove ogni errore è cazziato. :P
Chi, meglio di loro (http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_5/interventi/1440.shtml), può aiutarti? :lol:
Ho memoria di un daccordo quando due persone sono dello stesso parere su qualcosa, mentre il d'accordo è inteso come accordo tra le parti per fini commerciali ad esempio.
Qui sono meno daccordo.
Citazione da: "rosario oliveri"Si rilasciano detenuti e carte d'identità, non Super Mario.Questo esempio è tuo o di demauroparavia?
Secondo me non è italiano nemmeno dimetilboprufene, ma nei farmaci si usa e magari è solo l'italianizzazione di DimetilboPruphen.
.
Ok, chi vuole essere così gentile da illustrarmi la differenza tra daccordo e d'accordo. in maniera molto semplice e con esempi esplicativi.
TENK IoU :D
Digita anche tu nel topic dove ogni errore è cazziato. :P
daccordo e' proprio sbagliato, d' accordo (di accordo) sono sempre separati, non esiste nessuna differenza, uno esiste e l' altro no!
(meno male che ho il correttore di firefox... e non rompetemi il cazzo per gli accenti " ' ", ho sempre fatto cosi' e non ho mai usato le lettere accentate, tie')
E direi pure di evitare strafalcioni come "bypassare" :wink:
Usiamo l'italiano. Viva l'italiano :D
Sei sempre il mio tecnico preferito :*
C'è qualcun altro che, come me, è nel tunnel dell'articolo davanti al nome? "La Elena", "Il Mario"... sò che è tremendamente sbagliato, ma lo faccio da 18 anni e non riesco a cambiare!!!
:roll:
In Italiano è giusto lo stesso perchè la grammatica italiana non è logica, rimembranze di liceo durante le traduzioni dal greco e dal latino che invece seguono la logica.
Questa è una questione che mi ha sempre spiazzato:
in inglese è una regola matematica, non si scappa, ma in italiano?
Esempio: Non c'è nessuno.
:?:
Citazione da: "Shape"E direi pure di evitare strafalcioni come "bypassare" :wink:
Usiamo l'italiano. Viva l'italiano :D
Sei sempre il mio tecnico preferito :*
Eh, caro mio: mica puoi cavartela così! Ci devi dire perchè e darci delle alternative. Questa precisazione la fai solo perchè preferisci usare l'italiano o per altro? Per strafalcione si intende un errore, ma il vocabolo esiste.
Citazione da: "Classic Amiga Man"Questa è una questione che mi ha sempre spiazzato:
in inglese è una regola matematica, non si scappa, ma in italiano?
Esempio: Non c'è nessuno.
:?:
Se non erro "nessuno" è un pronome, mentre "alcuno" è un aggettivo.
Quindi "alcuno" lo puoi usare soltanto prima del nome, mentre "nessuno" lo puoi usare anche in sostituzione del nome.
Quindi: "Non c'è alcuna persona", oppure "Non c'è nessuno".
Sempre se non erro, eh. :)
Ownato Shape: fuori il primo sapientone :lol: :P .
Apro questo topic dove si potrà discutere e ricevere consigli su come scrivere meglio in italiano.
Per qualsiasi occasione: chè è sempre meglio mandare affanculo le persone con la giusta punteggiatura piuttosto che mandarle affanculo e basta.
Suggerimenti? Idee? Consigli?
Ma "idiota" non e' un aggettivo maschile?
Si puo' dire ad una donna "idiota"?
Perche' dirle idiota quando la si puo' offendere con aggettivi piu' femminili come tr pu str bal e... Ma quanti ce ne sono!? :shock: :lol: :lol:
Citazione da: "gabry"vabbè ma sul forum faccio spessissimo errori
La questione errori l'ho sottolineata giusto per romperti il cazzo, è evidente.
Io accento e apostrofo le parole a caso, metto le virgole con l'i ching e uso i bussolotti per decidere quando mandare a capo, non sono la persona più indicata per dettare norme di bontòn letterarie.
A meno che non veda scritto con certa compiaciuta insistenza robe come
poi siamo andati ha casa
o
se tu saresti al mio posto
si intende.
Questa discussione mi ha fatto tornare in mente un dibattito che si tenne nella mailing di Videogiochi sull'uso della curva di apprendimento nelle recensioni. Solitamente si dice che un gioco molto difficile da padroneggiare ha una curva d'apprendimento molto ripida. In realtà, testo di Psicologia Generale alla mano, si dovrebbe dire l'esatto contrario. La curva di apprendimento ha sull'asse X il tempo e sull'asse Y i progressi. Una curva d'apprendimento ripida significa che si apprende molto in poco tempo, per cui, in campo videoludico, il gioco è immediato. Una curva d'apprendimento blanda è invece tipica di un gioco complesso, dove si fanno pochi progressi alla volta.
La grammatica è un canovaccio.
Questa discussione mi ha fatto tornare in mente un dibattito che si tenne nella mailing di Videogiochi sull'uso della curva di apprendimento nelle recensioni. Solitamente si dice che un gioco molto difficile da padroneggiare ha una curva d'apprendimento molto ripida. In realtà, testo di Psicologia Generale alla mano, si dovrebbe dire l'esatto contrario. La curva di apprendimento ha sull'asse X il tempo e sull'asse Y i progressi. Una curva d'apprendimento ripida significa che si apprende molto in poco tempo, per cui, in campo videoludico, il gioco è immediato. Una curva d'apprendimento blanda è invece tipica di un gioco complesso, dove si fanno pochi progressi alla volta.
"non vedo cosa dovrebbe c'entrare" è ovviamente orrido.
Per me, no.
Vorrebbe dire "richiede che sia di facile apprendimento".
E insisto sul fatto che padroneggiare e apprendere siano due cose ben diverse.
Poi non capisco cosa ci sia di male nel dire chiaramente "è molto difficile da padroneggiare".
Ma ripido da giustamente l'idea di qualcosa di difficile da padroneggiare.
Se non erro sul "dà" verbo si mette l'accento per non confonderlo con il "da" preposizione semplice.
Invece l'Imperativo si scrive con l'apostrofo.
Citazione da: "The Fool"Se non erro sul "dà" verbo si mette l'accento per non confonderlo con il "da" preposizione semplice.
Non è obbligatorio, visto che il contesto permette di capire chiaramente se è verbo o preposizione.Citazione da: "The Fool"Invece l'Imperativo si scrive con l'apostrofo.
Si può usare anche l'accento oppure niente.
Non so se l'ho già detto (si ma facciamo finta di no):
si dice e scrive "LA settimana scorsa/prossima".
Si, con l'articolo.
Citazione da: "dj-jojo"Non so se l'ho già detto (si ma facciamo finta di no):
si dice e scrive "LA settimana scorsa/prossima".
Si, con l'articolo.
Sì con l'accento. ^^
Visto che siamo su un forum di videogiochi...
Xbox Live non vuole l'esclamativo. Niente Xbox Live!, Xbox Live!! o Xbox Live!1!.
Un tempo, per colpa di un'ingannevole brochure, sbagliavo anch'io, poi teomiazia mi ha aperto gli occhi! :)
Citazione da: "atchoo"Citazione da: "The Fool"Se non erro sul "dà" verbo si mette l'accento per non confonderlo con il "da" preposizione semplice.
Non è obbligatorio, visto che il contesto permette di capire chiaramente se è verbo o preposizione.Citazione da: "The Fool"Invece l'Imperativo si scrive con l'apostrofo.
Si può usare anche l'accento oppure niente.
Secondo Manuscritto l'accento va sugli imperativi e basta: dà, fà, và.
Niente apostrofi o altro.
La terza persona singolare del verbo dare all'Indicativo presente si scrive dà, sempre (il mondo non è ancora pronto per accettare la versione della non obbligatorietà sostenuta dal Pupo :D ).
Le terze persone singolari all'Imperativo vogliono invece l'apostrofo, non l'accento, in quanto si tratta di parole che vengono troncate, checché ne dica Manuscritto :P .
Ma anche no. ^^
Citazione da: "rosario oliveri"Si rilasciano detenuti e carte d'identità, non Super Mario.Questo esempio è tuo o di demauroparavia?
Secondo me non è italiano nemmeno dimetilboprufene, ma nei farmaci si usa e magari è solo l'italianizzazione di DimetilboPruphen.
VOglio dire che in un settore è normale che ci siano termini tecnici. Che nella lingua italiana poi sfigurino è un altro discorso.
L'importante è non andare al bar e farsi rilasciare un cappuccino e cornetto.
Citazione da: "dj-jojo"Ma anche no. ^^
Nò?
Citazione da: "stone21"Citazione da: "rosario oliveri"Si rilasciano detenuti e carte d'identità, non Super Mario.Questo esempio è tuo o di demauroparavia?
Secondo me non è italiano nemmeno dimetilboprufene, ma nei farmaci si usa e magari è solo l'italianizzazione di DimetilboPruphen.
VOglio dire che in un settore è normale che ci siano termini tecnici. Che nella lingua italiana poi sfigurino è un altro discorso.
L'importante è non andare al bar e farsi rilasciare un cappuccino e cornetto.
Sui termini tecnici posso essere d'accordo, ma nel caso di "rilasciare" c'è lo stravolgimento di una parola italiana esistente per pigrizia mentale, perché è molto più comodo tradurre per assonanza anziché perdere qualche minuto a cercare un termine adeguato. Sarò rigido, ma per me "data di rilascio" grida vendetta.
Citazione da: "rosario oliveri"Citazione da: "stone21"Citazione da: "rosario oliveri"Si rilasciano detenuti e carte d'identità, non Super Mario.Questo esempio è tuo o di demauroparavia?
Secondo me non è italiano nemmeno dimetilboprufene, ma nei farmaci si usa e magari è solo l'italianizzazione di DimetilboPruphen.
VOglio dire che in un settore è normale che ci siano termini tecnici. Che nella lingua italiana poi sfigurino è un altro discorso.
L'importante è non andare al bar e farsi rilasciare un cappuccino e cornetto.
Sui termini tecnici posso essere d'accordo, ma nel caso di "rilasciare" c'è lo stravolgimento di una parola italiana esistente per pigrizia mentale, perché è molto più comodo tradurre per assonanza anziché perdere qualche minuto a cercare un termine adeguato. Sarò rigido, ma per me "data di rilascio" grida vendetta.
Quoto.
Una cosa sono i termini tecnici (derivati o meno dall'inglese - e nel caso dell'esempio di Shape è tutto da vedere se è nato prima il termine inglese della versione italiana... ), un'altra è usare i termini o i verbi in modo sbagliato.
Altrimenti anche "metareferenziale" dovremmo considerarlo giusto (invece NON ESISTE in italiano - anche se usarlo fa tanto figo...).
Credo che sia più corretto dire "Super Mario verrà/è stato distribuito", "fatto uscire" va usato per gli animali.Volevo essere ironico.
Citazione da: "alpha83it"Credo che sia più corretto dire "Super Mario verrà/è stato distribuito", "fatto uscire" va usato per gli animali.Volevo essere ironico.
Citazione da: "MrSpritz"
La grammatica è un canovaccio.
Se ti sentisse la Binda...! :lol:
anche "metareferenziale" dovremmo considerarlo giusto (invece NON ESISTE in italiano - anche se usarlo fa tanto figo...).
Dite la verità: sono l'unico che mette "ed" quando la parola seguente comincia con una vocale?
Non riesco a non metterle: "e ancora" mi suona troppo male...
Io lo uso solo quando le due vocali sono uguali, come in "ed ecco", ma sulla correttezza non saprei.
Citazione da: "1c0n 0f s1n"Dite la verità: sono l'unico che mette "ed" quando la parola seguente comincia con una vocale?
Non riesco a non metterle: "e ancora" mi suona troppo male...
Io lo uso solo quando le due vocali sono uguali, come in "ed ecco", ma sulla correttezza non saprei.
Dite la verità: sono l'unico che mette "ed" quando la parola seguente comincia con una vocale?
La "d" tra le due vocali, a meno che non sia necessaria, la uso con parsimonia, perché interrompe lo scorrere delle parole. "Ed adesso scopiamo" non si può sentire, sembra Berlusconi (anch se lui direbbe "ed adesso facciuamo il giuoco dell'amore").
Citazione da: "gabry"C'è qualcun altro che, come me, è nel tunnel dell'articolo davanti al nome? "La Elena", "Il Mario"... sò che è tremendamente sbagliato, ma lo faccio da 18 anni e non riesco a cambiare!!!
:roll:
Nel parlato di tutti i giorni magari non me ne accorgo nemmeno, ma sulle riviste... Classico esempio: la Sony, la Playstation 3, la XBox...
Che nervi.
Citazione da: "Luv3Kar"La "d" tra le due vocali, a meno che non sia necessaria, la uso con parsimonia, perché interrompe lo scorrere delle parole. "Ed adesso scopiamo" non si può sentire, sembra Berlusconi (anch se lui direbbe "ed adesso facciuamo il giuoco dell'amore").
Guarda che alla fine comunque, grande puffo direbbe un bel "Cribbio!" :D
Comunque, quella che citi è chiaramente un'eccezione che suona veramente malissimo: io direi "Ed ora scopiamo" che già è un'altra cosa.
Saliamo un po' più in alto: copio un brano del pezzo di Matteo Bittanti sul numero di questo mese (agosto) di GMC e riguardante un nuovo episodio di SimCity:
"L'annuncio, di per sè, non è particolarmente scioccante. La prima rivelazione che un "nuovo" SimCity era in produzione risale addirittura al genaio 2005"
Mi riferisco ovviamente al verbo essere coniugato come indicativo imperfetto (era) anzichè congiuntivo (che fosse).
Errore o uso comune? Opinioni please.
Citazione da: "Luv3Kar"La "d" tra le due vocali, a meno che non sia necessaria, la uso con parsimonia, perché interrompe lo scorrere delle parole. "Ed adesso scopiamo" non si può sentire, sembra Berlusconi (anch se lui direbbe "ed adesso facciuamo il giuoco dell'amore").
Guarda che alla fine comunque, grande puffo direbbe un bel "Cribbio!" :D
Comunque, quella che citi è chiaramente un'eccezione che suona veramente malissimo: io direi "Ed ora scopiamo" che già è un'altra cosa.
Mi riferisco ovviamente al verbo essere coniugato come indicativo imperfetto (era) anzichè congiuntivo (che fosse).
Errore o uso comune? Opinioni please.
In questi casi penso si usi il congiuntivo per esprimere il dubbio e l'indicativo per la certezza. Per cui se la rivelazione è certa, l'indicativo non è del tutto errato, anche se personalmente avrei messo il congiuntivo.
Citazione da: "gabry"C'è qualcun altro che, come me, è nel tunnel dell'articolo davanti al nome? "La Elena", "Il Mario"... sò che è tremendamente sbagliato, ma lo faccio da 18 anni e non riesco a cambiare!!!
:roll:
Nel parlato di tutti i giorni magari non me ne accorgo nemmeno, ma sulle riviste... Classico esempio: la Sony, la Playstation 3, la XBox...
Che nervi.
Citazione da: "Andrew B. Spencer"La terza persona singolare del verbo dare all'Indicativo presente si scrive dà, sempre (il mondo non è ancora pronto per accettare la versione della non obbligatorietà sostenuta dal Pupo :D ).
Le terze persone singolari all'Imperativo vogliono invece l'apostrofo, non l'accento, in quanto si tratta di parole che vengono troncate, checché ne dica Manuscritto :P .
I testi di grammatica dicono da, dà per la prima e da, dà, da' per la seconda (però parliamo della seconda persona singolare: la terza è dia).
Essendo il contesto decisivo e comunque sempre chiaro, non mi sembra che il mondo debba faticare molto ad accettarla. Del resto ad accettare io credo che è ci ha messo un nanosecondo. :)
E, a differenza di quella che cito io, non è una regola che trovi nei testi di grammatica. In più è orripilante a sentirsi.
Lo storico della lingua Bruno Migliorini ha proposto una semplificazione della regola generale che prevede la presenza della d eufonica soltanto quando la preposizione "a" o le congiunzioni "e" e "o" si trovino davanti a parole inizianti con la stessa vocale. Tale norma è stata suggerita dall'Accademia della Crusca come raccomandazione, con la postilla che "od" è ormai caduto in disuso e il suo uso non è consigliato.
Citazione da: "Luv3Kar"In questi casi penso si usi il congiuntivo per esprimere il dubbio e l'indicativo per la certezza. Per cui se la rivelazione è certa, l'indicativo non è del tutto errato, anche se personalmente avrei messo il congiuntivo.
Non si può sentire, dai.
Se vuoi esprimere certezza, scrivi La prima rivelazione di un "nuovo" SimCity in produzione risale addirittura al gennaio 2005, no?
Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente non tollero questa nouvelle vague giornalistica in cui sono stati aboliti gli articoli.
Titoli del tipo:
"Auto travolge passante a genova"
"Giocano a pusher, avevano hashish"
"Donna uccisa: fermato marito"
ma dai
cosa sono, telegrammi?
Non so cosa ne pensiate voi, ma personalmente non tollero questa nouvelle vague giornalistica in cui sono stati aboliti gli articoli.
Titoli del tipo:
"Auto travolge passante a genova"
"Giocano a pusher, avevano hashish"
"Donna uccisa: fermato marito"
ma dai
cosa sono, telegrammi?
Quali sarebbero queste grammatiche che accettano "da" terza persona singolare Indicativo presente del verbo dare? :)
A mio avviso è improponibile... occhio a quello che si scrive in questo topic perché poi magari qualcuno lo prende per buono :D (scusa ma questa non potevo fartela passare).
ventitré, viceré, lassù rossoblù, autogrù, lungopò
Consigli?
dà (verbo)
Tra un po' ritiro su il topic che devo chiedere un po' di cose.
Intanto: sto leggendo su Repubblica un articolo di Scalfari.
È giusta secondo voi la frase:
"Lascio ai lettori di valutare le risposte a queste due domande"
Non dovrebbe essere: "Lascio ai lettori la valutazione etc."?
Domanda a bruciapelo. Dopo l'apostrofo va messo lo spazio oppure no?
Quale delle seguenti forme è corretta, "disponibile a ... e a ..." oppure "disponibile a ... ed a ..."? Di solito uso la seconda, in fondo sono due vocali, però voglio essere sicuro.Boh, di solito la d eufonica è meglio usarla meno possibile, quindi solo quando la parola successiva comincia per "e".
C'ha ragione Naked ;-).
Forse non si capisce dal mio post, ma ti davo ragione ;-).No che non si capisce. Avresti dovuto mettere una virgola: "C'ha ragione, Naked ;-)" o "Naked, c'ha ragione ;-)". :-*
"Naked" è vocativo :-D, il soggetto sottinteso del "C'ha ragione" è JoJo.
"da asporto" / "d'asporto" / entrambi?Io dico che "da asporto" è meglio. Non so se apostrofare "da" è grammaticalmente sbagliato, ma di certo è poco usato e poco chiaro.
Questa discussione mi ha fatto tornare in mente un dibattito che si tenne nella mailing di Videogiochi sull'uso della curva di apprendimento nelle recensioni. Solitamente si dice che un gioco molto difficile da padroneggiare ha una curva d'apprendimento molto ripida. In realtà, testo di Psicologia Generale alla mano, si dovrebbe dire l'esatto contrario. La curva di apprendimento ha sull'asse X il tempo e sull'asse Y i progressi. Una curva d'apprendimento ripida significa che si apprende molto in poco tempo, per cui, in campo videoludico, il gioco è immediato. Una curva d'apprendimento blanda è invece tipica di un gioco complesso, dove si fanno pochi progressi alla volta.Secondo me invece potrebbe non essere sbagliato dire che è ripida se sugli assi si indicano "tempo" (x) e "difficoltà di apprendimento" (y) (o, meglio, "quantità di dati da apprendere").
Così però non avrebbe molto senso una curva "ripida". Più passa il tempo e più hai quantità di nozioni da apprendere, o risulta più difficile apprenderle? Non funziona.Come no?
Non necessariamente. La difficoltà è diversa a seconda di chi affronta il gioco.
Più che "apprendimento", però, sulla Y così facendo ci metti la "difficoltà" a tutti gli effetti.
http://www.everyeye.it/ps3/killzone-2_recensione_8901?pagina=3&no_interstitial=1
Il picco stilistico e visivo raggiunto dal team Guerrilla setta, al di fuori d'ogni ragionevole perplessità, i nuovi standard dell'industria videoludica.
Leggo che settare e i suoi derivati, come settaggio, si stanno sempre più diffondendo.
Sono termini orribili (e assenti su diversi dizionari*). :(
* su nessuno di quelli che ho potuto consultare: ho messo "diversi" per beneficio del dubbio.
EDIT: sul Wikizionario ci sono... :(
Mi sembra opportuno considerarli termini italiani a tutti gli effetti. Certo non spetta a noi deciderlo, ovviamente.
Una parola diventa accettabile quando diventa... appunto, accettabile dalla maggioranza dei parlanti.
A me "settare", "settaggi" e simili fanno orrore. Forse mi è capitato di usare queste parole. Ma di solito ci tengo a non cadere in questi abissi.
Che ci sia nel vocabolario non sta certo a significare che sia eufonicoL'eufonia non è un'opinione, e "settare" non è di certo cacofonico.
o elegante da usare.Mah...
Hai letto il significato di "settare", The Fool?Sì. Non è il "settare" di cui state parlando? Quanti "settare" esistono?
Perché sul De Mauro trovi anche "circuìto", ma questo non vuol dire che le Ferrari ci corrano...Ma che c'entra? Se digiti "circuito" ti dà sia il percorso automobilistico che il participio passato del verbo "circuìre".
Sì. Non è il "settare" di cui state parlando?Ma se non hai seguito la discussione perché intervieni? (cit. melaQuit)
Ma che c'entra? Se digiti "circuito" ti dà sia il percorso automobilistico che il participio passato del verbo "circuìre".Come che c'entra? Se digiti "circuito" ti dà "circùito" e "circuìto". Se Cesare Fiorio parla del secondo intendendo il primo usa una parola presente sul vocabolario in maniera impropria. Quindi il fatto che "settare" sia presente sul De Mauro, come hai fatto tu, *non* significa che sia stato usato correttamente nel caso che ho riportato io e che tu *non* hai letto.
Vai indietro di una pagina e leggi.A' Pupo ho letto. :lol:
Se digiti "circuito" ti dà "circùito" e "circuìto". Se Cesare Fiorio parla del secondo intendendo il primo usa una parola presente sul vocabolario in maniera impropria.Sì ma non esiste un secondo "settare".
Quindi il fatto che "settare" sia presente sul De Mauro, come hai fatto tu, *non* significa che sia stato usato correttamente nel caso che ho riportato io...... e che io ho letto. ;D
Poi "settare" significa anche "specificare i canoni o stabilire i valori"."da assegnare alle variabili che regolano il funzionamento di un programma o di un componente hardware". :-*
Te lo consento. :yes:
E comunque Fossetti parla e scrive un eccellente italiano, quella recensione non gli rende giustizia.
CLICCARE deriva da TO CLICK che deriva da CLICK. Che e' una onomatopea.
Dato che anche in Italia i mouse fanno clic, cliccare risulta efficace e corretto.
Ma ragazzi, alcuni di questi sono dei pipponi mastodontici.
Vabbè, se proprio vogliamo dirla tutta si scrive "va beh".Ma veramente no :) Quel "be'" è abbreviazione di "bene", quindi richiede l'apostrofo. Lasciamo le h agli americani che le usano per evidenziare una vocale che, poveretta, va pronunciata come si scrive e non secondo l'arbitrio dello yankee di turno :)
"apparte".U maronn', è vero :scared:
Quel dizionario può menarsela finché vuole: se avessi scritto "vabbè" nei miei anni di scuola, che non erano molto tempo fa, avrei preso contemporaneamente un errore blu, un 4 sul registro e un'urlata che ricorderei per tutta la vita. Negli ultimi anni i dizionari si stanno arrendendo all'analfabetismo imperante e ammettono lemmi inesistenti per non deludere nessuno e per pararsi il culo: metti mai che il figliolo prende 4 perché ha scritto "eppoi", la mamma guarda sul dizionario, non trova "eppoi" e fa una causa milionaria alla Treccani che è già con l'acqua alla gola di suo? :whistle:
mai visto dal vivo. Compiangete in anticipo l'eventuale pischello che oserà scriverlo sotto i miei occhi :evil:
Quel dizionario può menarsela finché vuole: se avessi scritto "vabbè" nei miei anni di scuola, che non erano molto tempo fa, avrei preso contemporaneamente un errore blu, un 4 sul registro e un'urlata che ricorderei per tutta la vita. Negli ultimi anni i dizionari si stanno arrendendo all'analfabetismo imperante e ammettono lemmi inesistenti per non deludere nessuno e per pararsi il culo: metti mai che il figliolo prende 4 perché ha scritto "eppoi", la mamma guarda sul dizionario, non trova "eppoi" e fa una causa milionaria alla Treccani che è già con l'acqua alla gola di suo? :whistle:
Vabbè, se proprio vogliamo dirla tutta si scrive "va beh". Anzi, rettifico. Credevo che la versione con la "h" fosse l'unica corretta, ma in realtà non è così.Ci va l'apostrofo perché cade "ne", ma tipo qui dentro l'abbiamo capito solo io e Luv3Kar. :lol:
Si sta semplicemente imponendo, finalmente, la lezione della linguistica moderna anche nell'ottocentesco sistema educativo italiano. Era la tua prof che avrebbe dovuto studiare.Mah, non riesci a convincermi, Giuseppe. Credo che secondo questo ragionamento, qualsiasi storpiatura che entri nell'uso comune dovrebbe essere degna del titolo di lemma ufficiale ed entrare nel vocabolario. Quindi se "vabbè" è una parola riconosciuta, allora dovrebbe anche esserlo "xò", visto che è usatissimo nella scrittura attuale. Ma rimane il fatto che si tratta di storpiature delle forme corrette.
EGO, hai idea di quante parole oggi riconsciute come corrette siano nate seguendo processi di "fusione" come quelli che stai criticando? La tua professoressa d'italiano ti avrebbe mai corretto parole come "eppure", "nemmeno", "laggiù", etc.?Ma allora, onestamente, a che minchia serve parlare ancora di correttezza grammaticale? Se ognuno scrive errori e sono giusti perché non sono errori ma "evoluzione" della lingua, allora non c'è neppure più bisogno di insegnare la grammatica. Scriviamo pure "un'amico", tanto lo fanno tutti. Usiamo pure "apposto" per dire "a posto", tanto lo fanno tutti. Scriviamo e diciamo cose inesatte, l'importante è capire che cosa vogliano dire. Peccato che molte persone non capiscono nemmeno quando dici le cose giuste, figuriamoci se ne dici una per un'altra.
Si tratta di espressioni composte che hanno una giustificazione nella fonetica articolatoria. La loro fusione è un processo naturale e, alla lunga, inevitabile.
Rassegnati :D
Ma allora, onestamente, a che minchia serve parlare ancora di correttezza grammaticale? Se ognuno scrive errori e sono giusti perché non sono errori ma "evoluzione" della lingua, allora non c'è neppure più bisogno di insegnare la grammatica.Mi sembra un discorso un po' estremo. Non tutti gli errori sono giustificabili come evoluzione della lingua. Alcune trasformazioni, come quelle che ho citato, sono immanenti alla lingua stessa; sono delle variazioni che la lingua italiana ha storicamente accettato perché già predisposta a questo tipo di composti.
Dubito tuttavia che gli scritti di Bittanti, Cangialosi e Fulco sarebbero tanto apprezzati se contenessero espressioni come quelle che a me danno tanto fastidio* :whistle:Già fatto, l'ultimo articolo su come trasformare un Ipad in un versatile computer portatile contiene il simpatico "tappare", probabilmente mutuato dall'inglese "to tap" per indicare il tocco del touch screen.
*mo' Ivan mi frega facendo tutto un articolo così :D
Concretamente, questo si traducendo in un movimento teso a vedere il sapere non più come un 'bene' da trasmettere sic et simpliciter all'allievo (modello top-down, dal docente al discente), ma in un dialogo critico aperto in cui devono modificarsi tanto il mindset dello studente, quanto del docente.
Concretamente, questo si traducendo in un movimento teso a vedere il sapere non più come un 'bene' da trasmettere sic et simpliciter all'allievo (modello top-down, dal docente al discente), ma in un dialogo critico aperto in cui devono modificarsi tanto il mindset dello studente, quanto del docente.
L'idea di correttezza grammaticale ha senso nella misura in cui delle norme regolano l'uso della facoltà di linguaggio.
A me personalmente suggerisce, rispetto alle alternative da te proposte, una certa elasticità di movimento entro le norme prescritte(la misura indica un range se vogliamo), che tra l'altro sarebbe anche coerente con il senso del discorso di giuseppedr.
Ecco. Io sono d'accordo. Solo che, perdonami, ma picchierei chi usa "nella misura in cui". Perché non usare "solo se", "se", "contestualmente a", "se si limita a" o "quando"? Perché questo orrore di "nella misura in cui"? Perché?
Il problema è che letteralmente non significa nulla. Si tratta, a mio parere, di una pessima scorciatoia linguistica/logica che è troppo vaga per essere utile. Forse è l'espressione che odio di più in assoluto.anche più di "piuttosto che" usato al posto di "o"?
anche più di "piuttosto che" usato al posto di "o"?
L'idea di correttezza grammaticale ha senso nella misura in cui delle norme regolano l'uso della facoltà di linguaggio.
Ecco. Io sono d'accordo. Solo che, perdonami, ma picchierei chi usa "nella misura in cui". Perché non usare "solo se", "se", "contestualmente a", "se si limita a" o "quando"? Perché questo orrore di "nella misura in cui"? Perché?
Comunque: che piaccia o no la lingua cambia. Dubito che "xò" si formalizzarà mai perché è detestato da gran parte della popolazione. Ma, in senso ampio, la lingua è di chi parla e di chi scrive, non di chi compila manuali di grammatica. Possiamo pure lamentarci che "ovvero" viene usato nel senso di "cioé" invece che di "oppure", ma resta il fatto che se tutti chiamano la mela apupu, il nuovo nome della mela è apupu.
Questo può andare bene con studenti di semantica o se il docente ha uno o due allievi.
Quando hai una classe di 25-30 individui ti voglio vedere a "modificare il mindset"... Tra l'altro se insegni l'italiano ai giovanissimi non puoi permetterti di fare concessioni o distinguo, altrimenti tutti cominciano a scrivere il verbo avere senza h o mostruosità del tipo "allavoro". Il dialogo critico aperto è una bellissima cosa, ma il rapporto numerico docente/studenti lo rende spesso poco praticabile (soprattutto se gli studenti sono un branco di capre).
E bada bene che non è un discorso estremo, l'ho provato sulla mia pelle (oltre che su quella di vari colleghi).
Significa fornire consapevolezza, fornire quegli strumenti *minimi* per una maggiore elasticità mentale e capacità critica.Eh ma per arrivare a questo livello bisogna averne mangiato di pane e studio e pane e memorizzazione, non possiamo pretendere o aspettarci di insegnare direttamente ad essere ciò a cui si possa solo arrivare, spesso come percorso individuale la cui esigenza nasca proprio dalla consapevolezza degli schemi interpretativi classici.
E poi, scusami, che vuoi dire con "letteralmente non significa nulla"? E' un'espressione metaforica, è chiaro che non va presa alla lettera! Anche essere fatto "su misura" non dovrebbe significare nulla letteralmente ^_^
Eh ma per arrivare a questo livello bisogna averne mangiato di pane e studio e pane e memorizzazione, non possiamo pretendere o aspettarci di insegnare direttamente ad essere ciò a cui si possa solo arrivare, spesso come percorso individuale la cui esigenza nasca proprio dalla consapevolezza degli schemi interpretativi classici.
Il problema non credo sia il sovraffollamento delle classi, ma il fatto che il sistema top-down, che è la base di partenza su cui costruire la riflessione dialogica, sia progressivamente crollato su se stesso facendo venir meno la base fondamentale su cui si fondasse la maturazione di una consapevolezza di rottura: la presenza di qualcosa da rompere.
Io tornerei alle bastonate, d'altronde non possiamo aspettarci di forgiare un Gandhi critico e consapevole se prima non gli facciamo imparare quanto ingiusta sia la violenza... ;D
Tecnicamente "nella misura in cui" non ha nessun significato. Prendiamo un esempio fuori di metafora: "questo tavolo lo mettiamo nel bagagliaio, nella misura in cui ci entra". C'è una ripetizione, e non ha molto senso (oltre ad avere pochissima eleganza linguistica). Come dire "ho gli occhi marroni, nel colore che hanno".
No, aspè, pensaci. Tecnicamente "nella misura in cui" non ha nessun significato. Prendiamo un esempio fuori di metafora: "questo tavolo lo mettiamo nel bagagliaio, nella misura in cui ci entra". C'è una ripetizione, e non ha molto senso (oltre ad avere pochissima eleganza linguistica). Come dire "ho gli occhi marroni, nel colore che hanno".
No, guarda, tu l'hai usata in maniera appropriata. E' che proprio mi sembra senza senso "nella misura in cui", preso a sé. E' come prendere due concetti che capisco singolarmente ("nella misura" e "in cui") ma che non capisco quando sono assieme. Ogni volta che trovo questa espressione devo "tradurre" mentalmente il concetto, perché se non sai cosa vuol dire è difficile ricavarne un senso.
Poi non saprei spiegare perché, ma c'è qualcosa di ridondante in questa espressione, ma non saprei articolare bene. Comunque naturalmente la mia obiezione è di natura estetica. Mi sembra un modo di dire orribile e mi ricorda altre orrende mode linguistiche (l'intercalare "cioé" degli anni ottanta, l'"attimino" di qualche anno fa etc.). Anche "essenzialmente/fondamentalmente" sembrano essere espressioni abusate, comunque.
E visto che ci siamo: chi cazzo è che dice "a ufficio"?
Ci va l'apostrofo perché cade "ne", ma tipo qui dentro l'abbiamo capito solo io e Luv3Kar. :lol:Essendo un'apocope la forma con l'apostrofo può essere considerata corretta, ma essendo anche un'interiezione primaria è appropriato che abbia la lettera "h" finale, che si occupa tanto di rendere l'esclamazione quanto il troncamento.
Interiorizzare l'arbitrarietà del linguaggio non deve portare al messaggio "scriviamo come ***** ci pare". Significa condurre a una diversa consapevolezza, fornire quegli strumenti *minimi* per una maggiore elasticità mentale e capacità critica.
Fra le molte innovazioni linguistiche perplimere attecchì più facilmente nella lingua comune a causa della sua perfetta adeguatezza morfologica, che tra l’altro colma anche una lacuna lessicale della nostra lingua: il verbo è infatti spontaneamente riconducibile dai parlanti italiani al participio passato perplesso (sulla base di verbi come comprimere / compresso; sopprimere / soppresso, ecc.); e del resto manca in italiano un verbo che renda in modo sintetico l’azione dell’essere o del rendere perplessi, per cui il neologismo si incunea perfettamente nel nostro sistema linguistico.
Immagino si sottintenda "andare a".
"Rotta per" si dice.
Una mia amica ha detto: "parto PER Milano". E' corretto usare PER per indicare un luogo di arrivo?Sì.
Generalmente non lo uso nei post, ma talvolta mi capita di usarlo in altri contesti.
Potrei sbagliarmi, ma da quel che so è proprio una via di mezzo tra il punto e la virgola; mi spiego meglio:
-La virgola è una pausa breve che non interrompe il discorso:
"La Terra era lì, immersa in un mare di stelle".
-Il punto interrompe totalmente il discorso e ne ricomincia un altro:
"La Terra era lì. Gigino l'astronauta controllò la strumentazione e si cagò direttamente nella tuta pressurizzata"
-Il punto e virgola interrompe frase e concetto ma riprende con una frase direttamente correlata, senza quindi cambiare discorso:
"La Terra era lì, che ruotava paciosamente come nulla fosse successo; Gigino aveva lo sguardo perso nell'infinito dello spazio, mentre la merda cominciava a fluttuare dentro la sua tuta."
Potrei sbagliarmi eh, ma mi pare sia così.
Molti spesso fanno l'errore di utilizzare impropriamente il punto e virgola al posto dei due punti.Bravo, io pure. Ne ho dato un ampio saggio nella pagina precedente^
E questo è ciò che sapevo sul punto e virgola :P
Per il resto, tendenzialmente è come dice Maxx, ma non è sempre così facile riconoscere questa cosiddetta "situazione intermedia".
E' esattamente come dice Maxx. Credo che chi li usa (me compreso) li usi principalmente per far vedere che ne conosce l'esistenza (e quindi darsi un tono). ^__^
il moto a luogo di solito non funziona con la preposizione "per".:educated:
In cui tra l'altro il -ci ha una lieve sfumatura di significato, ovvero che io e mia madre ci possiamo ritagliare finalmente un momento in compagnia, facendo compere.Sì è una forma del parlato che ha un po' questa sfumatura: "Coi ragazzi finalmente ci beviamo una birra" e non sarei così nazi da considerarla un errore da penna rossa, ormai. Però se stai scrivendo qualcosa di formale, non un post su un forum, faresti meglio ad evitarla. :)
Pila nell'esempio che fai è giusto usare il -ci. Perché NOI andiamo a prenderci una birra. Quindi la forma riflessiva è giusta.Mmmh... forse i miei ricordi della scuola sono sbiaditi. Nel dubbio ti segnalo ai moderatori. :D
Fermo restando che anche nel caso fosse corretto è totalmente inelegante, ma a voi non suona giusto in un dialogo del genere:In realtà il -ci in quella frase ha più il senso di un complemento di determinazione, perchè starebbe a significare, grammaticalmente parlando, "andiamo a comprare un cappello a noi stessi", per cui più che altro stonerebbe col fatto che poi il cappello sia per Agnese
"Che fate oggi pomeriggio?"
"Io vado con Elena al mare"
"Invece, io e mia madre andiamo a comprarci un cappello per Agnese"
In cui tra l'altro il -ci ha una lieve sfumatura di significato, ovvero che io e mia madre ci possiamo ritagliare finalmente un momento in compagnia, facendo compere.
Non capisco il senso, comunque okFacevo lo scemo prendendo in giro noi stessi e la deriva grammar nazi del forum, decisamente non ti ho segnalato ai moderatori davvero. Non te la prendere, era una battuta riuscita male. :)
Bah
la deriva grammar nazi del forum
Chuck Norris ha sempre ragione, semmai è la realtà a essere errata.
Poi si tende a considerare i gruppi al plurale, anche quando il nome in inglese è al singolare (i Clash, per fare un esempio di un gruppo che ha pure il The nel nome).Non c'avevo mai pensato, è un po' strano in effetti!
Credo che in quel caso sia corretto "il disco de Le Luci ecc....".
Riteniamo pertanto di consigliare la soluzione grafica che riproduce più fedelmente la pronuncia e che è più facile ad essere applicata da tutti.[/i]
Il capoccia ti sta dando ragione sulla storia dei Beatles. ;)
Per fortuna, i miei annnnnnni trascorsi nel basket, hanno servito a qualcosa,
RESPECT
Corretto. Ma "i miei anni mi hanno servito l'esperienza"? Perché gli anni no, e i camerieri sì? Uhm.E' un po' barocco, ma non credo sia sbagliato. Mi hanno servito? Sì. :)
RESPECT
I miei anni - sono serviti
RESPECT
Servire qualcosa [a qualcuno] -> avere
Servire a qualcosa -> essere
Quindi, cos'ha fatto il cameriere? Ha servito, o s'è fatto licenziare?"Il cameriere ha servito ai clienti." Finita così è sbagliata, manca cosa ha servito ai clienti, se il significato di servire è inteso come portare.
:mboh:
[Edit] Così ci capiamo meglio: "il cameriere ha servito ai clienti" o "il cameriere ha portato ai clienti"?
RESPECT
[Edit]Sostanzialmente, dalla frase che ha scatenato il dibattito, andrebbe tolta la "a". Crisshhtodellamadonna! :D:no:
RESPECT
[]A Fla', non solo ti tolgo il posto in macchina, ma ti brucio pure quella piadineria!
In generale quel significato di servire è usato così, poi può anche essere corretto quello che dici, ma è quantomeno poco usato.
[]
Orrore "al giorno d'oggi"? È italiano.
Mi fa accapponare la pelle, come iniziare una frase con "oggi come oggi", che cazz vuol dire :)
TFP Link :: https://www.vice.com/it/article/7kpknd/asterisco-di-genere-uso
Io sono fortemente #team "Trovatemi un'altra soluzione perché l'asterisco fa schifo"Secondo l’articolo, se non proponi tu una soluzione sei sessista.
Sono consapevole, come ho già segnalato sopra, dei profondi limiti di questa soluzione e penso che coloro che la attaccano dovrebbero proporre soluzioni alternative che vadano nella stessa direzione egualitaria.
Se non offrono altre opzioni e si limitano a riproporre l’obsoleto ‘maschile neutro’, retaggio dell’atavica subordinazione delle donne rispetto agli uomini, devo dedurre che dietro alle pur legittime obiezioni estetiche si nasconda un atteggiamento ostile alla parità tra i generi e più in generale all’evoluzione della società in senso paritario e antidiscriminatorio.
Secondo l’articolo, se non proponi tu una soluzione sei sessista.
Vediamo cosa dice l'intervistato nell'articolo:Paragone improponibile, per un discorso di logica stringente.CitazioneSono consapevole, come ho già segnalato sopra, dei profondi limiti di questa soluzione e penso che coloro che la attaccano dovrebbero proporre soluzioni alternative che vadano nella stessa direzione egualitaria.
Se non offrono altre opzioni e si limitano a riproporre l’obsoleto ‘maschile neutro’, retaggio dell’atavica subordinazione delle donne rispetto agli uomini, devo dedurre che dietro alle pur legittime obiezioni estetiche si nasconda un atteggiamento ostile alla parità tra i generi e più in generale all’evoluzione della società in senso paritario e antidiscriminatorio.
Dunque non dice che se non usi l'asterisco sei sessista, ma che forse sotto sotto lo sei se continui imperterrito a usare il maschile neutro nel rivolgerti a un pubblico anche femminile, senza cercare un'alternativa che più ti aggrada. E nell'articolo ne propone un'altra* già in uso (il raddoppio).
È piuttosto diverso :)
Esempio, il solito:
Se non ti piace nero puoi usare di colore. Oppure afroqualcosa, o quello che ti pare.
Se invece continui a usare negro perché "nero è un colore, suona male, si fa confusione, whatever", il dubbio che dietro l'obbiezione estetica si nascondano del razzismo o dell'ipocrisia, più o meno consapevoli, è logica stringente.
Soluzione accettabile poiché non danneggia la costruzione della frase come il raddoppio o la pronuncia come l'asterisco.Secondo l’articolo, se non proponi tu una soluzione sei sessista.
La mia soluzione è questa: quando parlo, declino in base alla persona interessata o in base alla maggioranza delle persone a cui mi rivolgo; quando scrivo, uso il maschile neutro quando non ho informazioni di genere o il femminile se so che la o le persone a cui mi riferisco sono di genere femminile, oppure presumo siano la maggioranza.
Io * lo voglio come cognome.Io quando occasionalmente facevo il DJ in discoteca avevo scelto come nome d'arte "ntch" che si legge con quel suono fatto schioccando leggermente la lingua per dire "no", in genere nei film lo si sente in bocca ai personaggi macchiettistici siciliani.
("come hai detto che ti chiami??" - "Il mio nome è *,Diego *")